Addio Cassa rurale, comincia l'era della Banca per il Trentino-Alto Adige
Il direttore Delmonte: «Cambia nome, ma siamo gli stessi. Dobbiamo competere con le banche nazionali e con quelle online, ci siamo attrezzati. Siamo la stessa banca di credito cooperativo, con i consueti valori di inclusione»
ECONOMIA Nasce la “Banca per il Trentino Alto Adige"
IL FUTURO Credito cooperativo, Cassa Rusale addio
NOVELLA Il via libera alla fusione preludio dell'operazione
CREDITO Antonio Bortolotti è il nuovo direttore di Cooperfidi
TRENTO. Se le insegne esterne ancora per qualche tempo rimarranno quelle della vecchia Cassa di Trento e in alta valle di Non della Novella, dalle 08.00 di ieri, 2 gennaio, ora di apertura al pubblico, le stampanti delle 47 filiali hanno iniziato a lanciare contabili e ricevute intestate con il nuovo logo della "Banca per il Trentino-Alto Adige, Bank für Trentino-Südtirol, Credito Cooperativo Italiano".
Dopo un lungo weekend coinciso con il cambio dell'anno, da oggi è dunque operativa la nuova banca regionale. «Quel "per" noi lo intendiamo come mettersi al servizio del territorio», spiega il direttore Gabriele Delmonte, arrivato in via Belenzani l'estate scorsa ed ora pronto a guidare un istituto con quasi 400 dipendenti e 32mila soci.
«Per me si tratta di una sfida molto sentita» racconta Delmonte, 62 anni, originario di Parma e una carriera costruita a Genova in Carige. «Avrei anche potuto scegliere la pensione, ma quando mi hanno proposto questo progetto ho subito accettato perché la banca del territorio è un concetto in cui personalmente credo tantissimo: il cliente vuole un rapporto diretto, stretto, con il suo istituto, ma vuole anche competenze, professionalità e interlocutori capaci di seguirlo bene dal punto di vista della consulenza. E per fare questo serve una massa critica importante: ecco spiegato il senso delle fusioni. E questo ci permette di sostenere meglio tutto il territorio, dai privati alle imprese al sociale».
Da oggi si troverà a guidare il secondo istituto per dimensioni dentro il gruppo Cassa Centrale, con una denominazione nuova che ha perso il riferimento alle casse rurali. Cosa cambierà?
«La prima sfida sarà proprio far capire alla gente che siamo la stessa banca di credito cooperativo, con i consueti valori di inclusione ed attenzione alla persona e di sensibilità alle esigenze di miglioramento morale, culturale ed economico della comunità locale. Solo più grande e più performante».
Dal punto di vista organizzativo cosa cambierà?
«Abbiamo creato quattro aree territoriali, ognuna delle quali sarà riferimento per 10-12 filiali con un responsabile a diretto riporto del direttore generale: Federico Pellegrini per il Trentino meridionale, Cinzia Anesi per la zona di Trento e Michele Salzano per la Rotaliana e Cembra. Per la quarta area territoriale, quella dell'Alta Val di Non e l'Alto Adige, si procederà alla nomina formale nelle prossime settimane, nel corso del mese di gennaio».
Si prevedono razionalizzazioni degli sportelli?
«Quelle della Novella e Alta Anaunia resteranno quelli attuali, quelle della Cassa di Trento seguiranno quanto già deliberato nel piano sportelli della primavera 2023. Le filiali hanno ora volumi assolutamente sostenibili e riescono a dare servizi puntuali e professionali».
Grazie alla fusione con Novella, la più grande banca del credito cooperativo sbarca in Alto Adige con gli sportelli di Lana e Merano. Come l'hanno presa a Bolzano?
«Bene, crediamo. Del resto Novella era in Alto Adige già da oltre 10 anni e il territorio fin da subito aveva risposto bene al progetto industriale. Ora potremo offrire tutti i servizi della nuova banca e credo che avremo belle soddisfazioni».
Dopo quella con Novella ci sono all'orizzonte altre fusioni?
«Ormai la banca ha dimensioni decisamente interessanti. Il nostro modello mira a dare risposte importanti ai singoli territori: ora anche in valle di Non siamo in grado di offrire servizi di un certo livello, pur lasciando piena autonomia. Non c'è nulla di pianificato ma il modello è pronto ad aprirsi a chiunque farà valutazioni di questo tipo».
Dal punto di vista operativo che anno sarà il 2024?
«Grazie alla fusione avremo una banca più forte e robusta, quindi ce lo aspettiamo in crescita. Noi, come ho già avuto modo di dire a novembre nel corso dell'assemblea che ha deliberato la fusione, dobbiamo competere con le grandi banche nazionali e le banche on-line, ma abbiamo gli strumenti per farlo: spalle abbastanza larghe e giusta vicinanza al territorio e alle imprese per dare risposte ai clienti privati e anche alle aziende. Come detto, io credo molto a questo modo di fare banca».
A proposito di investimenti, la nuova banca parteciperà ai grandi progetti di cui si parla per la città, a partire per esempio dal grande impianto per il Bondone?
«In pool con la capogruppo abbiamo già investimenti sugli impianti di risalita. Se partirà questo progetto non vedo perché non dovremmo valutare anche la nostra partecipazione. In generale noi saremo sempre presenti nella quotidianità della vita delle imprese trentine».
Allargando l'orizzonte, come si aspetta questo 2024?
«Scontiamo una situazione internazionale difficile e una Germania in difficoltà, ma se si concretizzerà il calo dei tassi di interesse credo che potremo vedere un'economia in buona ripresa»
I tassi scenderanno?
«Ci si aspetta questo. Anzi, le indicazioni danno un Irs (indice che rappresenta il costo a cui gli istituti bancari europei si scambiano denaro, ndr) già in calo. Questo dovrebbe aiutare sia le famiglie che le imprese, che in effetti in quest'ultimo periodo hanno rallentato gli investimenti».