Il trentino Fausto e il suo amico Iaio uccisi a Milano nel 1978: il pm apre un nuovo fascicolo sul delitto impunito
Inchiesta conoscitiva dopo la lettera inviata alla procura dal sindaco Sala sull'assassinio dei due giovani militanti di sinistra uccisi mentre indagavano sugli intrecci fra organizzazioni neofasciste e malavita della droga ma anche sul terrrorismo
IL DELITTO L'omicidio di Fausto e Iaio Molti misteri 38 anni dopo
IL LIBRO "La speranza muore a diciotto anni" di Daniele Biacchessi
TEATRO Viva l'Italia. Le morti di Fausto e Iaio
MILANO. La Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza ipotesi di reato né indagati, sull'omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, conosciuti come Fausto e Iaio, i due giovani uccisi il 18 marzo del 1978 nei pressi del centro sociale Leoncavallo.
Fascicolo aperto dopo la lettera inviata nei mesi scorsi dal sindaco Giuseppe Sala al procuratore, nella quale ha presentato una richiesta formale perché vengano riaperte le indagini. Gli accertamenti sono stati affidati da Viola ai pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti, del dipartimento antiterrorismo. Per riaprire le indagini, archiviate negli anni scorsi senza che siano stati individuati i responsabili dell'omicidio, ci vorranno, però, nuovi elementi che portino ad una richiesta di riapertura delle indagini da parte dei pm da inoltrare all'ufficio gip.
La tomba di Fausto Tinelli è al cimitero di Trento, dove lui nacque 65 anni fa. Ma 65 anni lui non li ha vissuti. È stato ucciso a 18 anni, a Milano, insieme al suo grande amico Lorenzo Iannucci, detto Iaio. Una storia che i trentini poco conoscono.
Il 18 marzo 1978, due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, vennero uccisi lui e Iaio a Milano, in via Mancinelli, da otto colpi di pistola sparati da un commando di tre killer professionisti, rimasti finora ignoti. Una storia intricata, da cui emergono - ed è incredibile per due ragazzi di 18 anni - ombre e verità scomode, che vedono implicati malavita, neofascisti, servizi segreti e forse anche le Brigate rosse.
I due giovani attivisti di sinistra, frequentatori del centro sociale Leoncavallo, furono uccisi perché stavano conducendo indagini sullo spaccio di eroina nel loro quartiere e sugli intrecci fra organizzazioni neofasciste e la malavita della droga. Ma si ipotizza anche che stessero raccogliendo prove sulla presenza di un covo delle Brigate rosse in via Montenevoso, dove Fausto abitava.
L'ipotesi è dunque che il duplice omicidio sia legato a questa scomoda inchiesta e che abbia una precisa matrice politica di estrema destra.
Cinque giorni fa, sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha presentato una richiesta formale alla Procura perché vengano riaperte le indagini sull'omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci.
La richiesta del sindaco Sala arriva dopo che l'aula ha votato il 29 maggio scorso una mozione presentata dal consigliere Rosario Pantaleo che chiedeva proprio all'amministrazione di "operare nei confronti della Procura della Repubblica di Milano, in segno di urgenza di giustizia, seppure a tanti anni dagli eventi, affinché si proceda alla riapertura delle indagini sulla morte di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci per dare loro, ai loro cari e alla città tutta quella giustizia e pace indispensabili per una vera memoria condivisa".
Secondo il consigliere comunale, la vicenda risulta ancora oscura, "a distanza di oltre venti anni dalla chiusura giudiziaria del caso e a quarantacinque anni dagli eventi resta l'amarezza che, a tutt'oggi, non vi siano colpevoli - come aveva sottolineato nella mozione -, per un evento delittuoso rimasto nella memoria dei milanesi che, ancora e comunque ogni vicissitudine, attendono giustizia".