Pancreas artificiale per 40 giovani pazienti: il nuovo studio che parte da Trento
Si vogliono capire le aspettative delle famiglie su questo strumento, valutare se queste sono realistiche e se dunque il pancreas artificiale sia la giusta soluzione per la gestione personalizzata del diabete di tipo 1, malattia per la quale presso gli ambulatori pediatrici del S. Chiara sono in cura ben 285 bambini
TRENTO. Sono quaranta, in Trentino, i bambini, alcuni anche piccolissimi, che già utilizzano il cosiddetto pancreas artificiale, un dispositivo per la gestione del diabete e la somministrazione dell'insulina grazie ad un sensore che monitora in maniera costante il glucosio, collegato ad una pompa ad insulina indossabile che eroga l'ormone.
Nei giorni scorsi il comitato Etico della Provincia per le sperimentazioni cliniche ha dato l'ok allo studio "CE AP acceptance" con capofila l'Unità operativa di Pediatria dell'Ospedale di Trento, che coinvolgerà anche altri Centri pediatrici italiani.
Lo studio, che sarà eseguito presso lo stesso reparto sotto la responsabilità del dottor Roberto Franceschi, mira a validare un questionario che è stato sviluppato in questi mesi in collaborazione con i Centri di diabetologia pediatrica di Chieti, Verona e Napoli Università Federico II, per capire le aspettative delle famiglie su questo strumento, valutare se queste sono realistiche e se dunque il pancreas artificiale sia la giusta soluzione per la gestione personalizzata del diabete di tipo 1, malattia per la quale presso gli ambulatori pediatrici del S. Chiara sono in cura ben 285 bambini. Riuscire a "profilare" il paziente e prescrivere la giusta tecnologia al giusto paziente è la vera sfida della diabetologia moderna.
Un migliore controllo dei livelli glicemici - è noto - ha ottimi effetti anche sulla qualità di vita del paziente, oltre a prevenire le possibili complicanze a lungo termine. Il cosiddetto pancreas artificiale è un dispositivo che usa un algoritmo per determinare la quantità di insulina che deve essere somministrata in maniera automatica al fine di garantire un livello stabile di glucosio e nel caso dei modelli utilizzati in Trentino, il paziente o i suoi familiari devono intervenire solo nel momento del pasto.
Il pancreas artificiale comporta però di dover avere addosso sempre un macchinario che per quanto piccolo è comunque visibile e comunque ha bisogno anche di una costante "manutenzione".
Lo strumento è infatti composto da tre parti: un sensore che legge i livelli di zucchero nel liquido tra le cellule, applicato su addome o braccio o gluteo, della durata di 7-14 giorni; una pompa di insulina (microinfusore), collegata al corpo con una cannula sottocute, per la somministrazione di insulina con cambio del cerotto ogni 3 giorni, e dell'algoritmo contenuta nel microinfusore o in un'App sul telefono. Era la fine del 2018 quando il Centro di diabetologia pediatrica di Trento applicò il primo un pancreas artificiale su una giovane paziente con diabete. Da allora il numero è aumentato in maniera costante visti i risultati ottenuti.
In Trentino sono invece circa 1.400 i pazienti affetti da diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile o insulino-dipendente, il 5% della popolazione diabetica.