Trentingrana Concast: produzione calata dell'11% ma il bilancio tiene (grazie al Pnrr e ai prezzi aumentati)
In attesa dell’assemblea, il punto sul fatturato: grazie al nuovo impianto i conti tornano, buoni risultati dalla sperimentazione di stagionatura nelle celle delle miniere della Val di Non
TRENTO. Calo della produzione attorno all'11 per cento, ma un fatturato che dovrebbe "tenere meglio" grazie all'aumento del prezzo medio di vendita, ma soprattutto un 2024 che, con la "messa a terra" di 17,5 milioni di euro di investimenti, dovrebbe vedere aumentare la redditività del Consorzio.
In attesa dei dati di bilancio che verranno ufficializzati nell'assemblea della prossima primavera, Trentingrana Concast, il Consorzio di 17 caseifici trentini, apre il nuovo anno all'insegna di tante novità.
Gli investimenti. Dall'inizio di gennaio è attivo nella sede di via Bregenz a Spini di Gardolo il nuovo centro unico di confezionamento del Trentingrana, trasferito da Segno (che rimane come magazzino di stagionatura), con riposizionamento della linea degli altri formaggi in un altro capannone, ristrutturato e riammodernato. Inoltre è stata implementata la linea unica per la produzione e il confezionamento del Trentigrana grattugiato, lavorazione che prima doveva essere esternalizzata, e che ora permetterà di valorizzare al meglio (in termini economici) gli sfridi di produzione che in precedenza erano venduti a metà prezzo.
Si tratta di un progetto da 8 milioni di euro all'interno dell'investimento di 17,5 milioni di euro che in Concast hanno potuto permettersi grazie all'ottavo posto (su 39 qualificati) nel bando 5 del Pnrr nazionale, conquistato dalla filiera capeggiata proprio dal Consorzio in cui erano presenti anche i caseifici di Primiero, Romeno, Predazzo e Solat (Bs) e 18 aziende agricole (valore totale 43 milioni di euro).
«Un progetto - spiega il direttore Marco Ramelli, in carica da un anno e mezzo - che per noi segna l'inizio di un nuovo ciclo e che un po' alla volta ci permetterà di valorizzare al meglio tutta la nostra produzione». Dentro il centro unico di confezionamento verranno anche attivati i nuovi macchinari per il taglio e il confezionamento degli altri formaggi prodotti dal Consorzio. Si tratta di impianti "intelligenti" che riescono a porzionare le forme in maniera ottimale, in modo da minimizzare gli sfridi.
«Investimenti che, siamo sicuri, nel giro di qualche tempo ci daranno soddisfazioni» assicura il presidente del Consorzio Stefano Albasini. Che, però, nell'ambito delle proteste europee degli agricoltori lancia un appello accorato al sostegno delle produzioni locali: «L'allevamento di montagna deve essere sostenuto, perché è anche cura del territorio, valorizzazione della montagna e dei prodotti tipici. Lo dico alla politica, ma anche ai consumatori trentini affinché abbiano un occhio di riguardo nel consumare i prodotti locali, di cui noi garantiamo qualità e salubrità».
Altri 9,5 milioni sono stati investiti nell'ammodernamento del depuratore con annesso cogeneratore per la produzione di gas e recupero di calore e nell'impianto fotovoltaico. «Investimenti - spiega Ramelli - che ci garantiranno maggiore autonomia energetica, in un momento in cui l'energia è uno dei fattori di costo che incide di più».
La produzione. Il picco è stato toccato nel 2021, all'uscita dal Covid, con 103mila forme di Trentigrana consegnate al Consorzio ad un prezzo medio di 9,98 euro al chilogrammo. Nel 2022 la produzione è stata di 95.861 forme con un prezzo medio di 10,56 euro. Lo scorso anno le forme di Trentingrana sono scese a circa 85mila. «Il calo dell'11 per cento - spiega Ramelli - era atteso perché nel 2022, a causa della crisi energetica, avevano chiuso due delle "nostre" stalle, con un conseguente calo dei capi allevati e la riduzione del bestiame destinato a rimonta». Il valore è comunque in risalita e quindi ci si attende una discreta remunerazione.In grotta.
Nel frattempo, dopo la vendita al Gruppo Poli delle prime 300 forme di Trentingrana stagionate nelle celle ipogee di Melinda, il Consorzio continua deciso nel progetto con altre 1.200 forme messe in grotta ed è partito con due nuove sperimentazioni assieme all'Università di Padova. La prima è per la valutazione del calo-peso e delle qualità organolettiche della stagionatura nelle celle a temperatura costante di 12 gradi del Trentingrana dai 10 mesi alla vendita.
«Ci aspettiamo minori riduzioni di peso nell'ordine dei 300 grammi per forma» spiega Ramelli. «Per noi sarebbe un grande risultato. Di sicuro la stagionatura nelle celle ipogee potrebbe diventare un valore aggiunto anche per i risparmi di costi, ma soprattutto dal punto di vista del marketing».
Una seconda sperimentazione è volta a capire le qualità del Trentingrana messo a stagionare nelle celle ipogee fin dalla sua produzione (il cosiddetto "fresco sale").