Liste d'attesa infinite, la Uil attacca: "29 milioni all'anno ai privati, è il favore di Provincia e Azienda Sanitaria"
I segretari sindacali Alotti e Varagone smontano le dichiarazioni di Ferro e Tonina: «L’unica spiegazione è che si stia lentamente smantellando il Servizio Pubblico del Trentino»
APPELLO I medici di medicina: “Vanno ridotte al più presto le liste d'attesa”
TRENTO. Liste d’attesa e finanziamento alla sanità privata, la Uil e il sindacato di categoria Uil Sanità attaccano: «Tonina e Azienda sanitaria non colpevolizzino i cittadini per la richiesta di prestazioni e facciano rispettare i tempi dei RAO, visto il fiume di risorse (29 milioni) che affluisce al sistema sanitario privato trentino, anche per recuperare visite specialistiche e tempi d’attesa».
I segretari sindacali commentano: «La situazione delle liste d’attesa della Sanità pubblica trentina sarà anche in parte migliorata, a dire del Direttore Ferro e dell’Assessore Tonina, ma per esperienza di tanti cittadini e cittadine trentine queste affermazioni di ritorno progressivo alla normalità non corrispondono alla realtà di tutti i giorni. Soprattutto stridono con i dati che arrivano direttamente dall’APSS relativi al finanziamento privato aggiuntivo alla Sanità privata trentina accreditata, chiamata a supplire all’aumento della domanda di prestazioni specialistiche e diagnostiche della cittadinanza.
È vero che c’è un problema di carenza di organici e poco incentivati, a differenza della nostra vicina Provincia Autonoma di Bolzano, ma rimane fortemente penalizzante la differenza di tempi di attesa per le prestazioni del servizio pubblico - priorità RAO comprese - con quelle private. Quindi l’APSS, che questa integrazione la paga fior di quattrini - 23 più 6 mln di euro nel 2023 - dovrebbe assolutamente garantire ai cittadini almeno i tempi per le prestazioni RAO, facendole effettuare in convenzione con pagamento del ticket nelle strutture accreditate private.
Un esempio di disfunzione del sistema realmente accaduto: viene richiesto un appuntamento per una visita urologica con Rao C. Il CUP non ha disponibilità immediata nel tempo previsto – 30 giorni - e l’utente viene informato che verrà richiamato da un addetto dell’APSS per trovare soluzione. Dopo qualche giorno viene ricontattato dall’ Unità Operativa specifica che dà disponibilità per la visita ben 75 giorni dopo la richiesta. Risultato: l’interessato si rivolge a struttura privata accreditata trentina (con scelta anche del professionista) ed ottiene a pieno pagamento privato appuntamento, da lì a una settimana.
Il cittadino benestante, preoccupato del proprio stato di salute, con conferma dal medico curante della necessità di qualche accertamento più urgente ed approfondito, può permettersi di rivolgersi alle strutture private anche se anch’egli contribuisce con le proprie imposte al Servizio Sanitario pubblico. Ma la persona debole economicamente e socialmente, dall’anziano con pensione sociale alla giovane precaria, cosa fa? Aspetta ansiosamente l’appuntamento fuori tempo, rinuncia alla visita o si reca al Pronto Soccorso ingolfando così il servizio d’emergenza e l’efficienza e l’efficacia di quell’importante Unità Operativa?».
Per la Uil «È certamente una situazione complessa e di difficile soluzione, ma la politica deve assumersi delle responsabilità avendo al centro il bene della comunità, evitando di essere o apparire in qualche modo collusa con poteri ed interessi privati sempre più forti anche nel nostro territorio».
Concludono Alotti e Varagone che la scelta della Provincia Autonoma di Trento di finanziare con fior di quattrini le strutture sanitarie private trentine per erogare alcune prestazioni, fra l’altro in concorrenza, non è certo una strategia vincente a lungo termine, anzi si rischia di smantellare lentamente il Servizio Pubblico Trentino.