Non autosufficienza, l’assessore Mario Tonina: «Rafforzare il sistema assistenziale è una priorità»
I dubbi sulla “tassa di scopo” per garantire una copertura universale: «Serve pianificare per 20-30 anni, potenziando strumenti e percorsi come Spazio Argento e l’assistenza territoriale». Lo studio di Pensplan per un “Fondo Ltc”? «È la strada da percorrere, ne parleremo con la giunta provinciale»
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TRENTO. Lo sa, Mario Tonina, che quella che si profila all'orizzonte è una “bomba sociale”. Sa che da subito vanno messe in campo azioni e sinergie con il privato (cooperazione in primo luogo) per affrontare la questione non autosufficienza di cui si è occupato l'Adige negli ultimi giorni.
«Ne abbiamo parlato negli incontri appena conclusi con la consulta per la salute, la consulta per le politiche sociali e il comitato per la programmazione sociale» dice l'assessore alla salute, alle politiche sociali e alla cooperazione «denatalità e invecchiamento, e quindi non autosufficienza, sono le priorità. Su questo c'è condivisione, e ho trovato grande disponibilità e contributi preziosi. Sono organismi che vanno ascoltati di più, da loro mi aspetto un contributo prezioso».
Assessore Tonina, su come “aggredire” il tema non autosufficienza c'è lo studio di Pensplan Centrum spa del 2020, predisposto per la Regione. Peccato sia stato tenuto in un cassetto per quattro anni…
«È così, condivido. Ma ricordo che è la Regione ad avere competenza in materia. Mi sento di dire che sarà preso in esame con l'insediamento della nuova giunta regionale. Ma va anche detto che un tema di questa portata non può essere risolto solo dal pubblico. Vanno potenziati strumenti e percorsi, come lo Spazio Argento attivato in via sperimentale in alcune comunità di valle. Bisogna ritardare il più possibile la non autosufficienza attraverso interventi capillari sul territorio. Voglio lavorare per una pianificazione che guardi ai prossimi 20-30 anni. Ad esempio, l'ha riconosciuto anche Dori al consiglio della salute: bisogna andare oltre il modello casa di riposo».
Lo studio di fattibilità della Regione suggerisce la costituzione di un "Fondo Ltc", cioè per la non autosufficienza, sulla stregua di quanto fatto con Pensplan per la previdenza complementare. Condivide?
«Sì, è la strada da percorrere. È il tema della mutualità su cui è aperto il confronto con i vertici della Cooperazione, che può avere un ruolo ancora più forte per rafforzare il welfare a favore dei soci, come già si fa con Itas Mutua, con Cooperazione Salute...».
Si tratta di mutualizzare il rischio per reggere l'impatto, crescente, della non autosufficienza?
«Esatto. In realtà, nella scorsa legislatura, fu fatta un'ipotesi dal presidente Fugatti e dal direttore generale Nicoletti: si trattava di mettere delle risorse pubbliche, al fine di garantire un servizio per la non autosufficienza e un sostegno economico. Il pubblico avrebbe coperto il 50%, il resto (250 euro a testa) sarebbe stato in capo ai singoli beneficiari, a partire dai 40 anni almeno, per accumulare somme sufficienti. Ma non se n'è fatto nulla, anche a causa del Covid».
Il bacino regionale, con oltre un milione di abitanti, renderebbe più sostenibile la creazione di un Fondo per la non autosufficienza, non crede?
«Concordo: più massa critica c'è, meglio è. Ma c'è un però: non sempre è facile dialogare con gli altoatesini. Se riuscissimo a trovare condivisione, sarei il primo a essere favorevole. Ho chiesto al collega Messner (assessore alla salute della Provincia di Bolzano, ndr) di incontrarci per capire come lavorare assieme, ad esempio su cardiologia e facoltà di medicina».
In Trentino c'è Sanifonds che, con 80 mila iscritti, garantisce un rimborso di 12 mila euro l'anno in caso di non autosufficienza. Ed il progetto è di estendere la copertura fino a 75 anni, a fronte di un versamento volontario. Ma dopo i 75 anni il problema è ancora più pressante…
«Ho in agenda un incontro con il direttore di Sanifonds. È un tema enorme, perché l'invecchiamento è un dato oggettivo. C'è un tema di risorse, da un lato, e, dall'altro, di come invecchiare in salute, sapendo che non ci sono più le famiglie in grado di assistere gli anziani come un tempo. Qui entra in ballo la mutualità, la cooperazione».
Perché non introdurre una "tassa di scopo", che l'assessore al welfare del Comune di Trento chiama "premio di scopo", intendendolo come un investimento sul futuro, per garantire una risposta universale per la non autosufficienza?
«Non dico né sì, né no. L'articolo 75 dello Statuto di autonomia la prevede. La proposta va sicuramente approfondita. Ma non è, ora, la priorità. Intanto, dico, lavoriamo su Spazio Argento e i servizi domiciliari da potenziare. E guardiamoci attorno. Upipa, in aprile, sarà in Danimarca per studiare quel modello di welfare: ci sarà anche la Provincia. Io sono convinto che sia un dovere sostenere gli anziani, che sono usciti dalla guerra e hanno contribuito allo sviluppo del Trentino. È una questione di dignità restituire loro qualcosa. Con la Federazione della cooperazione sarà aggiornato dalla Provincia l'accordo istituzionale, con un'attenzione in particolare al welfare. Mentre, tra gli obiettivi strategici del programma di attività dell'Azienda sanitaria, ci sono lo sviluppo delle reti di prossimità, attraverso le case e gli ospedali di comunità, e l'introduzione dell'infermiere di famiglia per rafforzare il sistema assistenziale sul territorio».