Salute / Il nodo

Sistema sanitario: a rischio le prestazioni del privato accreditato

Chiesta la sospensione del nuovo tariffario nazionale che dovrebbe entrare in vigore il primo aprile: secondo le strutture, alcune tariffe non sarebbero sostenibili o non abbastanza convenienti. Da qui la richiesta alla Provincia di correre ai ripari

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Il nuovo tariffario nazionale della specialistica ambulatoriale che entrerà in vigore l’1 aprile rischia di modificare gli equilibri tra sanità pubblica e sanità privata convenzionata.

E questo perché - a dire dei rappresentanti delle strutture - alcune tariffe non sarebbero sostenibili e il rischio è che erogare certe prestazioni possa non risultare più particolarmente conveniente, anzi in alcuni casi addirittura antieconomico.

Qualche esempio? I rimborsi per le cataratte scendono da mille a circa 800 euro, per le tac e risonanze magnetiche le tariffe sono ridotte anche del 30% e così altre prestazioni. Le diverse realtà, sia le strutture che effettuando anche attività di ricovero come Villa Bianca o Solatrix, ma anche i centri diagnostici e i laboratori di analisi, si sono riuniti sotto la sezione Sanità e Cura della persona di Confindustria e guidati dal presidente, dottor Giovanni Baiardo, stanno cercando di fare fronte comune affinché la Provincia «escluda l’applicazione del nuovo nomenclatore tariffario destinando specifiche risorse per la remunerazione delle prestazioni, individuando da subito quelle che rischiano di non venire più erogate per la loro antieconomicità».

A inizio febbraio i rappresentanti hanno avuto un incontro anche con l’assessore Mario Tonina al quale hanno esposto tutte le loro preoccupazioni. «Noi non possiamo bloccare l’applicazione del nuovo nomenclatore - spiega l’assessore - ma per mitigare l’effetto sulle strutture abbiamo eliminato quegli sconti che venivano applicati alle strutture stesse. Inoltre abbiamo garantito che monitoreremo nei prossimi mesi la situazione e nel caso interverremo laddove necessario». Proprio ieri, intanto, è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni il provvedimento che definisce una fase di transizione in vista dell’entrata in vigore a partire dal 1° aprile dei nuovi nomenclatori tariffari. Per le prescrizioni emesse entro il 31 marzo varranno le vecchie tariffe per tutto il 2024.

Questo aumento tariffario, va detto, non inciderà se non in maniera minima sui cittadini. Per il paziente la compartecipazione alla spesa, ossia il ticket, continuerà ad avere una soglia massima di 36,15 euro anche per le prestazioni più costose. Eventualmente qualche ritocco potrebbe esserci per gli accertamenti sotto quella soglia che sono totalmente a carico dei pazienti.

Nel complesso, vista la sforbiciata alle tariffe, il nuovo nomenclatore porterebbe, secondo le prime stime effettuate dagli uffici dell’assessorato, ad un risparmio per le tasche pubbliche di una cifra che oscilla tra il milione e il milione e mezzo di euro. A causa di alcuni ribassi, però, come si diceva, il rischio è che il privato convenzionato valuti di non riuscire a coprire i costi del personale e soprattutto quelli dei macchinari che vanno continuamente rinnovati e i cui costi sono particolarmente elevati.

La cosa che sconcerta di più i rappresentanti del privato accreditato è che i tagli maggiori delle tariffe riguarda soprattutto quelle prestazioni per le quali è stato chiesto aiuto per abbassare le liste d’attesa. Secondo i dati forniti da Confesercenti, ad esempio, una Risonanza magnetica addome superiore viene rimborsata oggi con 346 euro in Veneto, 261,6 in Trentino e in base al nuovo tariffario con 187,1euro. Stesso discorso per la tac addome superiore rimborsata con 223 euro in Veneto, 177,45 a Trento e 126,9 con il nuovo tariffario. Ma non è solo il nuovo nomenclatore a preoccupare il privato accreditato. «Confindustria Trento ha inserito il ruolo del privato accreditato nel sistema sanitario tra le priorità strategiche per il Trentino, indicando l’urgenza di migliorare la sinergia nell'erogazione delle prestazioni tra sanità pubblica e accreditata, anche attraverso una corretta e aggiornata determinazione delle tariffe per la remunerazione delle diverse prestazioni», spiega il dottor Baiardo che chiede alla Provincia anche di riconsiderare i tetti di spesa e prevedere un aumento dei livelli tariffari della degenza, riguardante i settori riabilitazione, lungodegenza ed acuti, concludendo nel primo trimestre 2024 il confronto avviato negli specifici gruppi di lavoro istituiti dalla Provincia.

Tra le richieste avanzate anche quella di avere un confronto specifico anche nell’ambito della chirurgia; rimuovere i tetti di spesa per le prestazioni di mobilità attiva; prevedere, attraverso l’adeguamento tariffario, una forma di allineamento delle condizioni economiche del personale sanitario tra le strutture pubbliche provinciali e quelle accreditate; inserire le strutture accreditate nell’elenco dei beneficiari per la fornitura dell’energia a tariffa agevolata come già accade per le Rsa pubbliche e private.

«Questi passi sono imprescindibili per migliorare la sinergia nell'erogazione delle prestazioni della sanità pubblica, per continuare a garantire l’accesso e la qualità dei servizi e per consentire investimenti in innovazione e tecnologia che ricadono sulla qualità della vita dei cittadini». conclude Baiardo sottolineando la difficoltà di una adeguata programmazione economico-finanziaria e di investimento in assenza di condizioni certe e su base pluriennale.

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