In Trentino ci sono oltre 200 hotel abbandonati: il progetto per alloggi per lavoratori
La giunta, con l’assessore Gottardi, prova a far approvare una norma per la riconversione. Ma il primo testo è stato respinto dai sindaci e dalle minoranze: ci si riprova il 9 aprile
IL PUNTO In Trentino ci sono 143 alberghi abbandonati da più di 10 anni
TRENTO. Martedì 7 marzo gli assessori provinciali Mattia Gottardi, Achille Spinelli e Mario Tonina avevano accettato la proposta della minoranza per un ritiro dell'articolo 12, riguardante l'utilizzo residenziale degli alberghi dismessi in Trentino. La giunta Fugatti vorrebbe infatti ampliare l'utilizzo degli hotel per dare ospitalità a lavoratori di ogni tipo, e non solo a quelli del turismo come già previsto. Ma se ne riparlerà il 9 aprile, per un disegno di legge dall’iter tormentato.
Il tema - si legge in una nota del Consiglio provinciale - sarà affrontato con un percorso dedicato: in Giunta ci sarà la preadozione di un disegno di legge "ad hoc", che verrà sottoposto al parere del Consiglio delle autonomie locali (Cal), discusso, votato in Commissione legislativa e portato in Consiglio con autonoma convocazione d'urgenza il 9 aprile.
Una vittoria, quindi, delle minoranze, che negli ultimi giorni avevano alzato un muro proprio sull’articolo 12 e in particolare sul controverso utilizzo residenziale degli alberghi dismessi in Trentino.
La notizia dello stralcio della norma è arrivata dopo incontri e mediazioni, con il coinvolgimento di maggioranza e minoranza, ma con un ruolo anche da parte del Consiglio delle Autonomie locali. Il Cal aveva dato parere negativo a una prima versione dell’emendamento presentato dall’assessore Mattia Gottardi.
Poi, mercoledì sera, una nuova proposta della giunta ha tranquillizzato i sindaci ma non la minoranza. Ancora, il Cal ha inviato una lettera alla giunta, mettendo nero su bianco la propria posizione a fronte delle modifiche presentate dall’assessore. «La proposta riformulata risponde alle osservazioni che abbiamo formulato. Abbiamo accelerato i lavori per dare una risposta immediata e c’è una convergenza da parte degli Enti locali nel merito dell’ultima proposta formulata». Ultima proposta che cancellava la dicitura “alberghi dismessi” sostituendola con “strutture alberghiere” e che indicava “una durata dell’utilizzo temporaneo comunque non superiore a cinque anni”.
Ancora il Cal: «La considerazione che temi così delicati debbano pro futuro trovare una sede più adatta per essere approfonditi e discussi che non un emendamento proposto dentro a un disegno di legge sulla variazione di bilancio ha avuto ampia condivisione. Quindi il Cal fa un accorato appello per trovare modi più idonei per il confronto con la Provincia».
Un passaggio, quest’ultimo, che le minoranze hanno letto a loro favore, e quindi a favore della possibilità di prendersi un po’ più di tempo per discutere la questione. «Le parole del Cal sono un capolavoro di equilibrismo», ha commentato Francesco Valduga in aula. «Noi le leggiamo come un “ni” alla norma».
«Temi così delicati e importanti - ha aggiunto Alessio Manica, protagonista delle trattative con la maggioranza - non possono essere ridotti a un emendamento sulla variazione di bilancio. È un tema di urbanistica, ci vogliono tempi e modi seri per affrontarlo. Sappiamo benissimo che la questione è delicata e urgente, infatti siamo a disposizione per partire subito con l’iter per un Ddl ad hoc».
Ma di cosa parliamo? Tutto ruota sulla definizione di «albergo dismesso». Da quando si può considerare dismesso per utilizzarlo come foresteria? Basta un anno di attività andata male? La norma non indica tempi e l’emendamento a firma Fugatti che era stato depositato l’altro ieri, con la previsione di un minimo di 5 anni di chiusura per considerare l’hotel dismesso, sarebbe stato successivamente ritirato. Quindi tra i sindaci c’è ancora preoccupazione su questo, ritenendo che la norma dovrebbe richiedere che «albergo dismesso» sia considerato quello chiuso se non da cinque anni, almeno da due, non certo meno.