1200 viti tagliate al presidente del Consorzio di Bonifica, e il "sistema" che non va: la lettera
Roncola selvaggia ha colpito il presidente Stefani. Ma venti operatori escono allo scoperto e attaccano la Provincia, che «silenzia» il dissenso e non tollera il pensiero libero
ROTALIANA. La scorsa settimana la notizia: oltre 1200 viti tagliate al presidente del Consorzio di Bonifica, Luigi Stefani, a Mezzocorona. Una vera intimidazione mafiosa, che ha provocato reazioni e polemiche nel mondo agricolo, ma finora di fronte a un atto così grave non si è levata la voce di nessun politico, di solito pronto a scendere nei campi, commentare e farsi fotografare.
I “crescenti interessi” sulla gestione idrica.
«Il grave atto vandalico, di cui è stato oggetto l’attività agricola di Luigi Stefani, presumibilmente per l’attività svolta in qualità di presidente del Consorzio trentino di bonifica, è un segnale dei crescenti interessi, che si muovono attorno alla gestione idrica» ha affermato Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del Territorio e delle acque irrigue (Anbi), di cui Stefani è componente del Consiglio. «Esprimendo solidarietà alla famiglia Stefani, invitiamo non solo le autorità competenti a vigilare, ma le comunità del territorio a stringersi attorno agli enti consortili, impegnati a tutelare, nel rispetto delle normative di legge, una risorsa comune come l’acqua. Il taglio doloso di 1255 viti non solo è un danno economico ed ambientale, ma è tanto più odioso, perché perpetrato ai danni di chi, come un amministratore di Consorzio di bonifica, è impegnato, con spirito prioritariamente volontaristico, nella tutela di un interesse collettivo, quale la tutela del territorio», conclude.
La lettera all’Adige
Ieri, all’Adige, è arrivata la lettera firmata da venti persone, tutti operatori del comparto agricolo. Che allarga la prospettiva e introduce un tema delicato e che si potrebbe applicare non solo al comparto agricolo.
Solidarietà a Stefani, ma il sistema va cambiato. Gentile direttore, desideriamo innanzitutto esprimere la nostra più sincera solidarietà al nostro collega viticoltore Luigi Stefani, che nei giorni scorsi ha subito un grave danneggiamento. Un gesto vile e riprovevole, inqualificabile. In nessuna maniera giustificabile, dal quale prendiamo le distanze, sperando che il responsabile sia assicurato alla giustizia al più presto.
È veramente desolante leggere notizie del genere, fa ripiombare il Trentino indietro di anni, ai tempi in cui simili eventi accadevano a causa dell'ignoranza e dell'invidia che prendevano il sopravvento.
Purtroppo però questo episodio ci ha dato spunto per fare alcune riflessioni sul nostro comparto agricolo provinciale e sui problemi che sta attraversando. Alcuni sostengono, a torto o a ragione, che la colpa possa ricadere anche sul sistema di governance trentino, un sistema poco incline all'ascolto e alle critiche e alla cooperazione con noi operatori del settore. Questo porta a decisioni prese anche a maggioranza, ma senza aver coinvolto tutti coloro che potrebbero avere qualcosa da suggerire. Il mancato coinvolgimento può rendere alcune persone restie a parlare nel tempo, rassegnate al fatto che nulla possa cambiare.
Le «attenzioni» non richieste che il sistema trentino riserva alle voci fuori dal coro spingono ulteriormente le persone a tacere anziché esprimersi. Quando una persona si sente coinvolta nei progetti, vede il mondo a colori e attiva le sue energie intellettuali migliori. Ma quando si vede messo da parte, si scompensa si intristisce, generando in sé un senso di frustrazione e vittimismo.
Un esempio di questo mancato coinvolgimento è stato evidente al recente convegno sulla zootecnia tenutosi questa settimana a San Michele all'Adige. Gli allevatori presenti in sala che volevano esprimere il loro parere alla fine del convegno sono stati invitati a desistere o a comunicare il loro pensiero in privato.Questo modo di agire è deleterio, e porta alla frustrazione delle persone coinvolte.
Altro esempio che evidenzia la necessità di un cambiamento è rappresentato dalle notizie che giungono dalla fiera di Düsseldorf, dove si conferma un basso appeal dei vini trentini. Questa situazione è estremamente preoccupante, poiché i nostri margini di guadagno hanno raggiunto il limite della sostenibilità. Le conferme provengono dalla Rete d'Informazione Contabile Agricola (RICA) del CREA, la quale segnala un netto gap delle rese a ettaro dei nostri vigneti rispetto a quelli dell'Alto Adige, con cui invece dovremmo essere paragonabili. Per non parlare della situazione mele lungo l'asta dell'Adige dove con la "SFT" si può ben dire che siamo alla frutta.
È urgente, pertanto, intervenire e avviare una seria riflessione coinvolgendo gli agricoltori stessi. Senza un'azione seria e tempestiva, è a rischio la sopravvivenza delle stesse aziende agricole e delle rispettive famiglie. In un'epoca in cui tutti cercano di ridurre la propria impronta di carbonio, non dovremmo dimenticare che la prima forma di protezione dell'ambiente è la ricerca della felicità umana. Facciamo appello quindi affinché si ripristini il dialogo, si provi a fare sistema, si ascoltino le voci degli operatori del settore, si valorizzino e si riponga fiducia in essi. Esempi virtuosi a cui fare riferimento per ripartire non ce ne mancano.
Firmato: Lucio Caldera, Giuliano Preghenella, Veronica Giovannini, Matteo Fiorini, Enrico Dalpiaz, Fabrizio Andreolli, Alessandro Enderle, Marco Cappelletti, Sergio Baroni, Paolo Raffaelli, Bruno Dalpiaz, Roberto Delaiti, Luigi Raffaelli, Dario Giuliani, Simone Frisinghelli, Paolo Largher, Raffaele Rossi, Giovanni Rensi, Marco Miori, Luca Vicentini.