Epidemia di scabbia in carcere, dopo Bolzano anche a Trento? La denuncia del sindacato Sappe che chiede conferme
Le condizioni di sovraffollamento cronico e la carenza di personale fanno salire il livello di attenzione: anche gli addetti sono esposti al possibile contagio
IL PRECEDENTE Nel 2015 tanti casi in Alto Garda
IL FATTO Rivolta in una sezione del carcere di Trento
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TRENTO. C’è preoccupazione tra il personale di Polizia Penitenziaria in servizio nella Casa circondariale di Trento per la possibile presenza di detenuti affetti da scabbia. Raccoglie gli allarmi il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. «Sarebbero stati riscontrati dei casi di scabbia e una infestazione di parassiti in una sezione detentiva», denunciano David Stenghel e Massimiliano Rosa, rispettivamente vice segretario regionale e segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. E sarebbe un secondo allarme, dopo quello del carcere di Bolzano tre giorni fa.
Il sindacato Sappe lo denuncia, ma non ha le prove: «Al momento – proseguono – non abbiamo riscontri oggettivi, ma se il tutto corrispondesse al vero, chiede si d'ora all'amministrazione penitenziaria e alle istituzioni che siano attivate tutte le procedure sanitarie previste a tutela dei lavoratori e delle persone private della libertà personale affinché si limiti l'eventuale contagio. Purtroppo, l'entità numerica dei detenuti presenti presso la casa circondariale di Trento che ha superato le 380 persone è diventata una situazione insostenibile ed è inevitabile che si corra il rischio di avere casi come quelli sopra descritti».
«Se poi si aggiunge la grave carenza organica che affligge l'istituto di Trento che ammonta a circa 50 unità di Polizia Penitenziaria il personale è allo stremo delle forze», concludono i due sindacalisti.
Sul rischio di contagi da scabbia Donato Capece, segretario generale del Sappe, denuncia: «A Trento, come in tutte le carceri italiane, la Polizia Penitenziaria è l'unica rappresentante dello Stato che sta fronteggiando l'emergenza sovraffollamento: oltre al danno c’è però la beffa di essere gli unici esposti a malattie come l'HIV, la tubercolosi, la meningite, la scabbia e altre malattie che si ritenevano debellate in Italia».
Per questo invita con urgenza i vertici nazionali, regionali e locali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria «a disporre con urgenza ogni accertamento e, se del caso, avviare tutte le procedure per la profilassi al personale di Polizia Penitenziaria ed anche agli altri detenuti. Quella sanitaria – conclude – è una situazione assai problematica per le carceri, per minori e adulti, che espone il personale di Polizia Penitenziaria a rischi costanti e continui per la propria incolumità e sicurezza».
A Bolzano pochi giorni fa analogo allarme. Casi di scabbia in carcere, operatori lasciati soli. È la denuncia di Fortunato Angotti, segretario provinciale del Coordinamento nazionale polizia penitenziaria, che si rivolge con una nota alla stampa nella speranza di riuscire a richiamare l’attenzione delle autorità. «Vogliamo sollevare il problema riguardante la gestione sanitaria in relazione ai casi di scabbia all’interno della casa circondariale di Bolzano. A partire già dai mesi di ottobre e novembre dello scorso anno, si è verificata una diffusione allarmante di questa malattia nella struttura di via Dante, ma la risposta delle autorità sanitarie locali, tenuto conto dell’evolversi dell’epidemia, è stata del tutto inadeguata. La scabbia, una malattia della pelle altamente contagiosa causata da acari parassiti, può portare a gravi disagi fisici e psicologici se non trattata tempestivamente ed in modo efficace».
Il sindacato della polizia penitenziaria parla di «fallimento sistematico nel fornire le risorse e le misure necessarie per contenere e gestire questa epidemia che, ovviamente, non coinvolge solo la popolazione detenuta che ne è affetta, ma tutti coloro che gravitano attorno al carcere».
I più esposti al contagio sono la polizia penitenziaria e gli operatori che per lavoro devono frequentare gli ambienti e gli stessi detenuti. «Ad aggravare ancora di più la situazione vi è che, ad oggi, a nulla sono valse le ripetute richieste inviate dalla direzione del penitenziario alla sanità locale e regionale, per poter intervenire con i previsti protocolli di bonifica, seppur tutte le autorità siano a conoscenza della situazione della struttura di via Dante».
La casa circondariale - vecchia e con spazi inadeguati tanto che da decenni si parla della necessità di fare un nuovo carcere - non dispone di locali dove poter effettuare gli isolamenti delle persone affette da scabbia. Angotti conclude la nota con un appello: «Chiediamo con forza un intervento massiccio per cercare di evitare un ulteriore diffondersi dell’epidemia».
La scabbia è una infezione della pelle, provocata da un particolare acaro (Sarcoptes Scabiei) che scava dei cunicoli sotto la cute per nidificare, provocando un intenso prurito, aggravato durante le ore notturne. Il contagio fra persone avviene dal contatto, quindi principalmente da strette di mano o rapporti sessuali. La profilassi è un potente farmaco per via orale, ma la profilassi va accompagnata da una bonifica totale degli ambienti, dei materassi e delle lenzuola, nonché dei vestiti indossati.