Case di riposo, mancano 1400 posti, soprattutto in Val d’Adige e Val di Non: Upipa invita a rivedere le autorizzazioni
Il numero dei letti è parametrato al numero di anziani del 2008, ma nel frattempo la popolazione trentina è invecchiata e le esigenze sono ben diverse
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TRENTO. La pressione sulle case di riposo è sempre più alta. Sono centinaia le famiglie in attesa di un posto letto per anziani non autosufficienti e anche i posti a pagamento, a 4 mila euro al mese, sono tutti esauriti. Secondo le stime di Upipa, in considerazione del parametro del 10% dei posti letto sulla popolazione over 75 residente utilizzato dalla Provincia in una delibera del 2009, all’appello - alla luce dell’invecchiamento della popolazione registrato negli ultimi 15 anni - ne mancherebbero 1.400, di cui 1287 nelle Aziende di servizi alla persona e poco più di cento nelle altre strutture abilitate.
Non tutte le zone del Trentino soffrono della carenza nella stessa maniera. Vi sono comunità, come la Valle dell’Adige e la valle di Non, dove i bisogni sono elevatissimi. Altre zone, come il Primiero, dove invece i posti soddisfano il parametro.
Per far fronte a quella che è certamente un’emergenza, l’Upipa propone un aumento dei posti autorizzati, tenendo conto che - sulla base di un monitoraggio effettuato - ve ne sarebbero almeno 200 già disponibili negli edifici utilizzati con pochi o nessun lavoro di adattamento.
I dati sono stati elaborati da Upipa e presentati ieri dalla presidente Michela Chiogna e dal direttore Massimo Giordani. «Siamo convinti che le Rsa non debbano essere l’unica risposta, però ci sono posti letto non utilizzati che potrebbero soddisfare almeno parte dei bisogni. Ci sono l’equivalente di 3 Rsa nascoste tra i corridoi delle strutture già esistenti - ha spiegato Michela Chiogna - che hanno bisogno di minimi interventi di ristrutturazione. Si tratta di posti letto che potrebbero essere autorizzati come posti convenzionati dalla Provincia oppure, almeno, come privati».
Nel dettaglio, ci sono 73 posti che non sono stati ancora autorizzati; altri 73 che potrebbero essere ricavati facendo diventare doppie altrettante stanze singole di ampia metratura; 63 sono classificati come Casa di soggiorno e destinati ad autosufficienti. «Spesso questi ultimi sono liberi e in una situazione di elevato bisogno di posti letto per non autosufficienti riteniamo importante una variazione di destinazione», ha spiegato Giordani.
Nelle Apsp di Upipa i posti attualmente autorizzati sono 4.618 posti, di cui 4.030 convenzionati e 588 privati (a pagamento). «Il massimo numero di posti letto autorizzabili in Trentino è definito da una delibera della Giunta Provinciale del 2009 - ha spiegato in conferenza stampa la presidente - Questa stabilisce che per le Rsa il numero di posti letto autorizzabili corrisponde al 10% della popolazione over 75 del 31 dicembre 2008. Contando Apsp, Spes e privati si arrivava dunque alla stima di 4.966 posti».
Sulla base dell’ultimo dato Istat – applicando il parametro del 10%, - Upipa ha calcolato che oggi i posti autorizzati dovrebbero essere 6.416. «Supponendo che le Apsp debbano ancora gestirne l’84,8%, esse dovrebbero avere 5.440 posti letto autorizzati: il 29,2% in più rispetto a ora», ha concluso Chiogna. Dai numeri, hanno sottolineato presidente e direttore, si evince che il bisogno sul territorio è cresciuto più della risposta della Provincia e che occorre prendere atto dei bisogni.
Altro tema trattato è stato quello della distribuzione dei posti letto nelle Rsa: ci sono comunità di valle dove si supera il 10% e altre dove non si arriva al 5% così come varia molto anche la percentuale dei posti a pagamento attualmente tutti occupati. Solitamente si nota che laddove il numero di posti è basso, è elevata anche la percentuale di quelli a pagamento. In fortissima sofferenza, ad esempio, risulta la Valle di Non dove i posti a disposizione sono 219, ma in base alla popolazione anziana ne servirebbero 411.
A questo si aggiunge che dei posti a disposizione 1 su 5 è a pagamento. La più alta percentuale di posti a pagamento ce l’hanno le Giudicarie con il 23% dei posti letto privati mentre la Valle dell’Adige, dove all’appello mancherebbero ben 530 posti letto, quelli a pagamento sono il 5%.
Quanto alle richieste del personale, evidenziate in questi giorni da diverse sigle sindacali, la presidente di Upipa Michela Chiogna ha sottolineato che la necessità di introdurre e finanziare il parametro mobile (ovvero poter aumentare la presenza di infermieri e oss rispetto al numero di posti letto) soprattutto per venire incontro a chi supporta condizioni di lavoro – connesse alla gravità del quadro sanitario degli utenti – più gravose. «Sempre rispetto al personale è chiaro che bisogna intervenire con decisione anche sulla valorizzazione professionale, che passa necessariamente dalle progressioni di carriera e dal riconoscimento contrattuale».
Una presa di posizione sul tema della terza età e non autosufficienza arriva anche dalla Commissione Saalute del PD trentino. «La sanità è messa male e le persone sempre più costrette a dover pagare per potersi curare, ma l’Assessore provinciale e la giunta dicono che va tutto bene; nel suo tour in tutti gli ospedali della provincia Tonina ha ascoltato, fatto annunci, preso impegni, ma non ha dato alcuna risposta ai bisogni che gli sono stati chiaramente presentati.
Ora fa la stessa cosa con le RSA: nel suo giro presso le strutture ascolta, prende nota, ma non offre alcun riscontro alle esigenze che il mondo delle case di riposo evidenza da tempo. Da anni il sistema delle RSA è in grave crisi, come dimostrano chiaramente ricerche e studi, ma l’Assessore continua a non fare i conti con la realtà e dice di aver bisogno di capire prima di prendere decisioni e che si confronterà con i tecnici prima di convocare un tavolo a giugno.
Da mesi ormai, tutti i soggetti che si occupano di terza età e non autosufficienza - gli ordini professionali, i sindacati, l’UPIPA, le associazioni dei famigliari, la Consulta della salute - hanno lanciato il loro grido d’allarme, affermando che la situazione è ormai insostenibile e che, così come è adesso, il sistema delle RSA non regge più, ma finora l’unica risposta dell’Assessore è stata che bisogna investire sulla prevenzione e sulla domiciliarità. Ovviamente siamo tutti d’accordo, ma occorrono proposte e investimenti ora e non in un futuro lontano.