Produttività trentina ferma al 2000, l'allarme dei sindacati sul rapporto Ocse: occorre innovare e investire
Lo studio, illustrato ai delegati sindacali, si intitola «Rimettere in careggiata la crescita della produttività del Trentino» e traccia un quadro in cui il divario con le altre regioni italiane è del 20%
TRENTO. Negli ultimi due decenni la crescita della produttività del Trentino è stata stagnante. Di conseguenza il divario di produttività della provincia è aumentato di oltre il 20% rispetto a regioni con lo stesso livello di produttività nel 2000. A dirlo è il rapporto Oecd "Rimettere in careggiata la crescita della produttività del Trentino", presentato questa mattina dalla responsabile del Centro di sviluppo locale Ocse Trento Alessandra Proto e dal ricercatore Carlo Menon nel corso delle assemblee unitarie di Cgil Cisl e Uil.
"Fino ad oggi - sottolineano Cgil Cisl Uil in una nota - il Trentino ha scelto una via bassa puntando sul contenimento dei costi per favorire la crescita. Una scelta che non ha pagato in termini di produttività rimasta sostanzialmente ferma dal 2000. Serve al contrario puntare su una via alta, spingendo sugli investimenti delle imprese e aumentando i salari".
Secondo i sindacati, che hanno assicurato all'assessore Spinelli, presente in sala, di essere pronti a fare la propria parte, pubblico e privato devono continuare a investire in innovazione. "È tempo - affermano - anche che le politiche pubbliche di sostegno agli investimenti siano selettive. Dobbiamo analizzare le ricadute delle misure pubbliche di sostegno. Siamo consapevoli che far crescere la produttività in un sistema come quello trentino non è semplice, ma chiediamo coerenza nelle politiche, valutazione degli impatti degli investimenti pubblici sull'intero sistema e selettività".
In apertura di confronto la professoressa Chiara Tomasi dell’Università di Trento ha tracciato un’analisi dell’andamento della produttività in Italia, proponendo un confronto a livello europeo e internazionale. Non molto confortante il quadro emerso visto che l’Europa è negli ultimi anni fanalino di coda della crescita internazionale e l’Italia, a confronto dei Paesi Ue si colloca a sua volta agli ultimi posti.
Tra le cause della limitata crescita italiana il nanismo delle imprese, ridotti investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche la ridotta efficienza del sistema istruzione e di quello giudiziario, le difficoltà di accesso al credito.
Sulle dinamiche della produttività in Trentino si è soffermato invece l’Ocse, con Alessandra Proto responsabile del Centro di sviluppo locale OCSE Trento e Carlo Menon, ricercatore presso il Centro di sviluppo locale OCSE Trento. E’ stato illustrato il rapporto sulle dinamiche della produttività in Trentino. Che nella sintesi iniziale recita: «La Provincia Autonoma di Trento (Trentino) è tra le regioni più produttive d'Europa, ma negli ultimi due decenni la crescita della sua produttività è stata stagnante. Di conseguenza, il divario di produttività del Trentino è aumentato di oltre il 20% rispetto a regioni con lo stesso livello di produttività nel 2000. L'analisi comparativa dei fattori di produttività del Trentino con quelli delle regioni "pari" evidenzia diverse priorità di politica economica. Queste includono: rilanciare la produttività nei settori commerciabili, anche attraverso una maggiore internazionalizzazione; aumentare la quota di forza lavoro con un'istruzione terziaria; e ottenere di più dalla R&S pubblica, incentivando al contempo la R&S del settore privato».