Sanità trentina, un pozzo di soldi per mantenere i Punti Nascita di Cavalese e Cles, e il bilancio si gonfia
La Sezione di Controllo della Corte dei Conti fa le pulci al bilancio dell’Azienda Sanitaria: dalla spesa per i «gettonisti» al crescente ricorso alla sanità privata
UIL “Aumenta la spesa e diminuiscono i servizi, Provincia fa qualcosa”
TRENTO. Pesano sui conti della sanità trentina i due punti nascita di Cles e Cavalese. Ad aumentare sono anche i costi delle prestazioni erogate da privati. Il bilancio 2022 dell'Azienda sanitaria provinciale si è chiuso con un flebile segno positivo - l'utile è di 35mila euro, quindi un sostanziale pareggio - tuttavia ci sono criticità legate alle spese: è quanto evidenzia la Sezione di controllo della Corte dei conti, che ha approvato la relazione sul rendiconto dell'Apss per il 2022. Anno che ha risentito, in termini di risorse e organizzazione, della "coda" della pandemia.
Le spese per la salute dei cittadini.
Per l'esercizio finanziario 2022 il conto economico evidenzia 209 milioni di euro per l'acquisto di beni (di cui 203 milioni per i beni sanitari) e 544,9 milioni per l'acquisto di servizi sanitari (+4,69% rispetto al 2021). Questi ultimi comprendono, fra le voci in forte crescita, i costi per le prestazioni ospedaliere erogate da privati pari a 101,6 milioni di euro (+4% rispetto a 97 milioni nel 2021), per le prestazioni specialistiche sempre erogate da privati pari a 38,1 milioni (+5% rispetto all'anno precedente).
Cresce del 21% la spesa per prestazioni per il trasporto sanitario, attestandosi a 13 milioni. Per quanto riguarda i beni sanitari, l'aumento è del 6,5%, con la sola spesa farmaceutica che è passata da 160,8 milioni nel 2021 a 173 milioni nel 2022.
Per gli acquisti di servizi non sanitari si sono spesi 119,8 milioni; per le manutenzioni e le riparazioni per 20,1 milioni. «Gli appalti di servizi e forniture - spiega la Corte dei conti - rappresentano indici di problematicità correlati alla prassi di procedere a proroghe e/o rinnovi di contratti scaduti anziché a nuove gare d'appalto, finalizzate ad ottenere più aggiornate ed economicamente vantaggiose prestazioni dai privati contraenti».
Cresce il costo del personale dipendente: da 466,7 milioni del 2021 a 494,5 milioni (+27,8 milioni).
Ticket meno ricchi dell'intramoenia.
Non sono certo i ticket pagati dai cittadini a rimpolpare il bilancio dell'Azienda sanitaria provinciale: l'incremento relativo alle prestazioni in assistenza è di soli 365mila euro (+1,91% per un totale di 19,4 milioni). Decisa crescita invece dei ricavi derivanti dall'attività libero-professionale intramoenia dei medici, cifra che passa da 11,9 milioni a 13,3 milioni (+1,4 milioni). Per quanto riguarda le entrate sono in significativo aumento i contributi da amministrazioni pubbliche e, in particolare, i fondi trasferiti dalla Provincia, per un maggior valore rispetto all'esercizio precedente di 67,4 milioni di euro.
Un significativo incremento si rileva alla voce "Concorsi, recuperi e rimborsi" che passa da 21,9 milioni del 2021 a 77,9 milioni del 2022 (+56 milioni), grazie anche al pay back dei dispositivi medici 2015-2018.
Liste e attività libero professionale.
Per una visita si aspetta per tanto, a volte troppo tempo. La Sezione di controllo della Corte dei conti sollecita dunque l'Apss «ad attivare idonee iniziative a superamento delle criticità rilevate, sia sul piano della gestione delle prestazioni specialistico-ambulatoriali, sia sul fronte dell'attività libero-professionale intramuraria, al fine di migliorare lo stato attuale dei tempi di attesa».
Viene innanzitutto precisato che il problema dei tempi d'attesa, accentuato con il Covid, riguarda tutte le regioni e non solo il Trentino: il ritardo non è ancora stato recuperato anche in conseguenza della mancanza di professionisti e dell'aumento della domanda di prestazioni. Alla soluzione del problema potrebbe contribuire - come suggerisce la Corte dei conti - «il 5% di ritenuta sui compensi per l'intramoenia, come previsto dalla normativa nazionale e provinciale ma non applicato».
Parti costosi: serve riorganizzare.
Tema complesso dal punto di vista sanitario, ma anche politico e sotto l'aspetto dei costi: i punti nascita degli ospedali periferici registrano un'attività che non raggiunge neppure la metà del parametro minimo fissato dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, ossia 500 parti annui. Nel 2022 a Cavalese sono nati 132 bimbi, per un costo a parto stimato in 20mila euro, mentre all'ospedale di Cles, con 242 parti, la spesa per ogni lieto evento è di circa 17.600 euro, contro i 5.200 euro di Trento ed i 4.823 di Rovereto. La differenza è notevole, al punto che la Sezione di controllo della Corte dei conti avanza una proposta: «Alla luce dei suddetti dati una riorganizzazione del settore comporterebbe anche una più equa distribuzione delle risorse fra le diverse strutture, poiché l'evidente sottoutilizzo del personale locale potrebbe essere convertito a sostegno di reparti con elevate scoperture».
Servizi extra e mobilità sanitaria.
Il sistema sanitario provinciale eroga prestazioni extra Lea, ossia ulteriori rispetto a quelle garantite dal sistema sanitario nazionale: si tratta ad esempio di cure ortodontiche agli under 18 e di trasporto dei pazienti, che nel rendiconto 2022 vengono quantificate in 19,7 milioni di euro. Per quanto riguarda il tema della mobilità sanitaria, nell'anno 2022, il saldo di competenza offre un dato positivo per 2 milioni di euro, pari al differenziale tra mobilità attiva (pazienti extra regione che ricevono in Trentino le cure) e quella passiva. Oltre il 70% del fatturato di mobilità attiva è riconducibile a ricoveri ospedalieri, facendo ricorso alle strutture private convenzionate per il 61%. Dato quest'ultimo che è in progressivo aumento: nel 2020 l'incidenza dei privati è stata pari al 52%.