Salute / Il tema

Punti nascita nelle valli, la difesa dei sindaci: «I costi non siano la bussola»

Appello da val di Fiemme e val di Non, mentre dal report della Corte dei conti emerge però che nel 2022 il 43% delle future mamme residenti in Fiemme e Fassa ha scelto il Santa Chiara di Trento, per quelle di Non e Sole si sale al 46%. Gianmoena: «Dati indicativi, il tema va affrontato, ma la politica non sia guidata solo dagli aspetti economici. Il vero problema è la denatalità»

di Matteo Lunelli

TRENTO. Le oltre trecento pagine di report e analisi della Corte dei Conti sull'attività 2022 dell'Azienda sanitaria hanno portato in dote diversi spunti utili al dibattito per migliorare la sanità trentina. Lo studio parla della questione finanziaria - ovvero le spese e i risultati ai quali portano queste spese - ma nel farlo emergono tutti i grandi temi di dibattito politico degli ultimi anni, tra i quali le liste d'attesa, "equilibrio" tra pubblico e privato e punti nascita periferici.

Sulle prime la Corte mette nero su bianco che il problema riguarda tutte le regioni d'Italia e si è accentuato dopo la pandemia, ma che «le iniziative attivate, anche a livello locale, non hanno ancora consentito di recuperare il ritardo, anzi la criticità non sembra trovare soluzione».

Sulla seconda questione si legge, tra l'altro, che «pare evidente che, nel periodo considerato, l'attrattività del sistema sanitario provinciale pubblico abbia perso competitività rispetto a quello delle case di cura private, non solo con riferimento all'attività di riabilitazione, storicamente presente nelle cliniche dell'Alto Garda, ma anche con riguardo all'attività per acuti».Infine i punti nascita periferici.

Che i parti a Cavalese e Cles fossero pochi, che il personale sia introvabile e che i costi siano più che tripli rispetto a Trento, lo si sapeva. Ma il dato emerso nero su bianco è che il 43% delle donne residenti in val di Fiemme e in val di Fassa e il 46% di quelle residenti in val di Non e val di Sole ha scelto per partorire il S.Chiara di Trento (o comunque un altro ospedale, ma non quello del proprio territorio). Esu questo aspetto, chi meglio dei sindaci del territorio per interpretare queste scelte?

Paride Gianmoena, presidente del Consiglio delle autonomie locali ma anche primo cittadino a Ville di Fiemme, analizza: «Se i fruitori di un determinato servizio fanno scelte differenti, questo va tenuto in considerazione. Però, in generale, ritengo che in politica non possono essere i costi l'unica "stella polare" da seguire. Qualche anno fa ci fu una battaglia politica da parte dei territori di Fiemme, Fassa e Cembra sul punto nascita di Cavalese, anche perché intorno a quel reparto girano tante professionalità utili per l'intera struttura».

A Ville di Fiemme nel 2022 hanno partorito 16 donne: 10 hanno scelto Trento (63%) e solo 6 Cavalese.

«Personalmente prima di sapere dove hanno partorito, mi salta all'occhio che ci siano state solo 16 nascite in un paese di 2.700 abitanti. Forse è quello il vero tema. Ma ribadisco: i dati sono indicativi e vanno affrontati. Lo faremo in conferenza dei sindaci e insieme all'assessore Tonina, ribadendo che il criterio dei costi non deve essere la linea guida. Anche perché ritengo che la sanità sia in cima, davanti alla scuola, nella scala dei "valori" e dei servizi che devono funzionare meglio per i cittadini. Infine, in generale, dico che il sistema di ospedali di rete è la strada giusta e va difeso». Nel 2022 nel comune di Cavalese sono arrivati 31 bambini: 18 sono nati nell'ospedale della valle e 13 a Trento (42%). «Io ho sempre sostenuto che la parola più importante è quella della scienza.

Ovvero, in questo caso, dei medici e del personale sanitario», analizza il sindaco Sergio Finato.

«Garantire la sicurezza delle madri, dei neonati e degli operatori deve essere la priorità. Fermo restando che i feedback che arrivano da chi sceglie di partorire a Cavalese sono molto buoni, parlano di un ambiente sereno, accogliente e bello. Cosa spinge a scegliere Trento? Credo motivi medico sanitari, ovvero parti a rischio, ma anche l'aspetto psicologico di chi cerca una maggiore sicurezza. In ogni caso in un futuro credo non molto lontano ci sarà una riflessione con i territori, l'assessore Tonina e appunto i tecnici della sanità. E lì ribadirò che non i freddi numeri e non i costi, che pure sono elementi del ragionamento, ma la sicurezza delle persone deve avere la parola fondamentale».

Infine in val di Non, la sindaca di Predaia Giuliana Cova, sottolinea che l'aspetto economico non deve essere la priorità: «È un servizio troppo importante per il territorio e non va quindi valutato solo dall'aspetto economico».

A Predaia nel 2022 ci sono stati 54 parti (il "record" nelle valli del Noce, con Cles al secondo posto con 47 e Novella al terzo con 31): di questi però solo 22 sono avvenuti nell'ospedale di riferimento di Cles, mentre 32 (il 60%) sono avvenuti al Santa Chiara o in altri punti nascita della provincia.

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