Minori stranieri: trasferiti nei container a Trento, dopo le proteste dei residenti a Pergine
A San Vito troppi problemi, 12 ragazzi non accompagnati riportati indietro. Stupore e critiche da parte del Comune capoluogo, mentre la Provincia parla di progetto d’accoglienza
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TRENTO. La Valsugana ha chiesto una soluzione in fretta, visti i problemi di ordine pubblico lamentati per via della comunità di minori non accompagnati di San Vito di Pergine. La Provincia che davanti alle ansie dei valsuganotti aveva promesso una soluzione, l'ha trovata a tempo di record: tutti a Trento. Di nuovo.
I ragazzi tornano nel capoluogo ospitati nei container dell'emergenza freddo. Tornano (nella foto l'arrivo, ieri pomeriggio) ma non è chiaro se con un progetto diverso da quello che evidentemente non ha funzionato a Pergine, se garantendo più servizi, se assicurando sorveglianza da parte delle forze dell'ordine.
Non lo sa nemmeno palazzo Thun, che ieri non ha avuto grandi comunicazioni. E che chiarisce: «Se vengono semplicemente spostati è ovvio che si ripeteranno i problemi. Ma sia chiara la filiera di responsabilità» tuonava ieri il sindaco Franco Ianeselli.
Il pulmino è arrivato e si è fermato all'altezza dell'opera Bonomelli verso le 16. I ragazzi sono scesi e, a piedi, da soli, senza controllo da parte delle forze dell'ordine, sono andati fino alla destinazione finale: i container che già hanno ospitato i senzatetto per l'emergenza freddo. La Provincia fa sapere in una nota che per loro «è previsto uno specifico piano di accoglienza» ma non è chiaro quale. L'impressione francamente è che non ci sia.
In tutto sono 12. A Pergine pare abbiano esasperato gli animi: «Si era creata una situazione difficile tra alcuni ragazzi, fondamentalmente due che però aizzavano anche gli altri e la comunità. Quindi dopo una serie di incontri con questore e commissario del Governo, si è trovata questa soluzione» spiega il sindaco di Pergine Roberto Oss Emer, che non vuole passare come quello che sbologna i problemi ad altri, ma fa notare che un po' di equilibrio deve esserci: «Ci sono in tutto 80 minori non accompagnati in Trentino, e 30 li avevamo noi. Mi sembra un po' troppo».
Quasi tutti gli altri sono a Trento. Da ieri, 12 in più.
Per il capoluogo, una sorpresa. Dal punto di vista sociale e dell'ordine pubblico Trento non si è ancora bene ripresa dai disordini del 29 dicembre, quando era scoppiata la violenza, con una rissa tra ospiti della residenza Fersina, coinvolgendo anche alcuni minori non accompagnati che stavano provvisoriamente alla Fersina, o meglio, in un container nei pressi.In città a fare i conti con i nuovi arrivati sarà tra gli altri l'assessore alle Politiche sociali Alberto Pedrotti, che è stato ieri avvisato dal suo sindaco ma non ha avuto alcun cenno dalla Provincia. Né lui, né la struttura amministrativa.
«Abbiamo saputo che sarebbero arrivati, abbiamo anche aspettato di avere dei dettagli, ma non abbiamo più sentito nessuno. Ora abbiamo mandato un collaboratore del servizio per vedere se sono davvero arrivati e qual è la situazione. Nessuna comunicazione ufficiale, è un'operazione che la Provincia ha fatto in assoluta autonomia, senza concordare nulla con noi».
I minori sono nei container, non esattamente un bel biglietto da visita: «Io mi auguro che sia una sistemazione provvisoria, mentre si cerca qualcosa di definitivo, sono i container di Casa san Giovanni, già usati per l'emergenza freddo. Certo questi minori erano già sulla città di Trento ed erano stati spostati a Pergine. Un motivo c'era. Non capisco».
Cosa faranno i ragazzi tutto il giorno, perché i due più difficili non sono stati divisi dal resto del gruppo, che servizi d'integrazione vengono messi in campo, che progetto sociale c'è per evitare ulteriori problemi di ordine pubblico, sono domande ad oggi senza risposta. A meno che non si ritenga una risposta l'arrivo, in serata, di una macchina della polizia e una dei carabinieri, fuori dal cancello.