Rifiuti: si va avanti senza decidere, ed i costi di smaltimento diventano esorbitanti, ora un gruppo di lavoro
Discariche esaurite, esportiamo a caro prezzo il residuo: ci costa 250 euro a tonnellata, in Alto Adige invece 81 euro, e alla fine pagano i contribuenti. Betta: «Servono coraggio e lungimiranza»
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TRENTO. Un gruppo tecnico per fare una proposta sull'impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti e sull'ente gestore della raccolta. Un gruppo voluto da Provincia, Consiglio delle Autonomie e Comunità di Valle, che si insedierà giovedì prossimo e sarà coordinato dal sindaco di Arco Alessandro Betta, che segue il tema rifiuti in giunta del Cal. Con lui al tavolo, oltre ai tecnici della Provincia, anche i rappresentanti degli enti gestori della raccolta in Trentino.
Se sia un modo per prendere tempo - da mesi non c'è una parola chiara sul futuro della gestione dei rifiuti in Trentino - o se sia davvero il primo passo operativo per mettere mano al problema, è presto per dirlo. Sicuri sono solo i presupposti - «per noi è fondamentale la chiusura del ciclo dei rifiuti, attraverso una scelta di sistema, che non divida valli e città» spiega il presidente del Cal Paride Gianmoena - e l'approccio del neo coordinatore del gruppo Betta: «Sulla gestione dei rifiuti paghiamo le non scelte del passato a caro prezzo. Adesso bisogna decidere».
Insomma, il gruppo tecnico è chiamato a chiudere la partita rifiuti prima che scoppi in mano a tutti. Perché la situazione è delicata e non da oggi, ma oggi rischia di deflagrare in termini di costi ma anche in termini ambientali.
Brevissimo riassunto: le discariche trentine sono in esaurimento. Non si può più portare lì rifiuto residuo, che in provincia si produce in una quantità di circa 70mila tonnellate l'anno. Quindi il residuo (e gli ingombranti che vanno a smaltimento) vengono gestiti inviandoli ad impianti fuori provincia, sulla base di appalti che gratis non sono: ci costa 116 euro a tonnellata conferire all'impianto di Bolzano, 225 euro all'estero.
Il risultato per i gestori è una tariffa lievitata a 250 euro a tonnellata nel 2024, che si è trasferita nell'aumento delle tariffe. Nel frattempo, tra una settimana si rischia di tornare a stoccare rifiuti a Ischia Podetti, perché non si sa ancora come sono andate le 4 gare da 16mila tonnellate in tutto dell'appalto in scadenza.
Questo stato dell'arte avrebbe bisogno di scelte strategiche. Bene lo sa il presidente Gianmoena: «Il tema per noi è molto caro, come sistema dei Comuni, perché tocca la questione delle tariffe, ma anche quella ambientale. Ci stiamo muovendo, con l'assessora Giulia Zanotelli abbiamo fatto passi avanti - assicura - La settimana prossima inizierà a lavorare il gruppo di lavoro che ha il compito di presentare una proposta di convenzione».
Due i nodi da sciogliere, la governance dell'ente gestore e la scelta sull'impianto. «Sull'ente gestore per noi era importante che venisse riconosciuta la possibilità, dentro all'Ambito territoriale ottimale, di sub ambiti - spiega ancora Gianmoena - certo il problema va affrontato come sistema, altrimenti costi ed efficienza scappano, e in prospettiva sarà sempre peggio. Credo che la regia debba restare pubblica». La norma dell'agosto scorso prevede una scelta entro agosto prossimo. «L'obiettivo è quello, vedremo».
Di sicuro sembra motivato il sindaco Betta, che sbotta: «Le scelte non fatte nel corso degli anni si stanno ripercuotendo sul sistema in modo impattante. Si doveva decidere ieri, non adesso, siamo già in ritardo. Per certe scelte serve capacità di analisi e coraggio. Ma pensare che le cose si risolvano demandando ad altri, ci ha portato alla situazione odierna. E già ora stiamo pagando un dazio altissimo in termini di investimenti che non possiamo fare in altri settori».
Fa i conti, il sindaco di Arco, guardando anche in casa altrui: «Al di là del fatto che non è etico, non chiudere il ciclo dei rifiuti sul proprio territorio, basta fare un paragone con l'Alto Adige per capire che differenza c'è. Da loro smaltire il residuo costa 81 euro a tonnellata, da noi 240 euro, il triplo. La raccolta differenziata cresce, ma non potrà mai essere il 100% del rifiuto prodotto».
E ancora: «Che poi quando si parla di costi, non c'è davvero la percezione, perché ci sono costi che non appaiono. Prendiamo un territorio che conosco, la discarica della Maza e la relativa bonifica: sarebbe dovuta costare 22 milioni , saranno 30. Intanto la gestione costa tra i 500 e i 700 euro a camion di percolato, con 6-7 camion al giorno, immaginiamo cosa produce in termini di costi».
Ecco perché anche Betta esorta a scegliere. Con un ammonimento: «La gestione a mio parere deve restare pubblica, non si può fare business su questi temi e se si fa deve andare a vantaggio della collettività».
Ma quanto ricicliamo e quanto produciamo?
In una Provincia virtuosa, Trento città si distingue per performance sulla raccolta differenziata. Il che è una buona notizia, posti i costi di smaltimento del residuo, che per gli operatori (e quindi per i cittadini) è salita a 250 euro a tonnellata per il 2024. Raccolta differenziata. Su alcune cose il Trentino oggettivamente ha lavorato bene e in tempi non sospetti: da 10 anni la raccolta differenziata supera il 70%, ora (dati Ispra 2022) siamo a quota 80,52%.
Nel territorio non tutti sono uguali: il Comune di Trento, città complicata per definizione - oltre i 100 mila abitanti è più complicato che in un borgo da duemila - è a quota 82,41%, Terre d'Adige dove opera la società Asia, per dire, tocca vette del 91,36%, Panchià 86,40%, Mezzocorona 87,65%, Giovo 89,28%, Fai della Paganella 92,04%, Cavedago 91,49%, Cimone 90,77%, Aldeno 89,42%.
Negli ultimi anni si è anche riusciti a ridurre in senso assoluto i rifiuti, che dopo il 2015 erano cresciuti costantemente, senza soluzione di continuità: nel 2022 si è arrivati a 266.579 tonnellate, di fatto la quantità di rifiuti prodotta nell'anno pandemico, con l'economia di fatto bloccata dal lockdown.
Per quel che riguarda Trento città, questo significa una produzione totale di 52.332 tonnellate di rifiuti, di cui 43.126 vengono differenziati. Ma cosa si differenzia a Trento? Soprattutto Umido (16.898 tonnellate), e poi carta e cartone (8.446 tonnellate), vetro (5.080 tonnellate), legno (2.329 tonnellate), plastica (3.053 tonnellate), infine metallo (902 tonnellate) e tessili (476 tonnellate).
Una curiosità: dalla pulizia strade arrivano 994 tonnellate. Infine, il rifiuto residuo: 8.540 tonnellate.
Rifiuti: risorsa o costo. Quanto costa smaltire i rifiuti e quanto si guadagna dal loro recupero? La risposta è dipende. Dando un'occhiata al piano economico e finanziario di Dolomiti Ambiente per il Comune di Trento, il trend vede un generale calo dei costi complessivi. Un calo dovuto in alcuni casi ad un taglio dei costi della raccolta - va capito se perché il servizio è stato ridotto o è stato tagliato il costo del lavoro - in altri all'aumento dei guadagni. Perché un rifiuto può diventare anche risorsa.
Per esempio la raccolta della carta negli anni è diventata molto più efficiente: per dare un'idea, nel 2017 il costo complessivo era di 804.070 euro (di cui 1.169.851 euro di costo di raccolta e 498.522 di recupero per cessione materiale). Nel 2022 il costo complessivo è crollato a 557.620 euro, di cui 981.597 euro di costo del servizio e 561.926 di recupero materiale. La carta si vende bene, evidentemente, e ne beneficia il sistema. Meno bene va con gli imballaggi leggeri, perché nel tempo il recupero di cessione materiali non è cresciuto granché: si è passati da 846.274 euro del 2017 ai 901.546 del 2022, di fatto siamo fermi.
Sono aumentati, al contrario, i costi per il trattamento (da 536.838 euro a 722.425 euro), che poi significa che paghiamo di più la fase in cui si fa la cernita degli imballaggi che buttiamo, per dividere ciò che davvero poteva andare nei sacchettoni azzurri, da quel che proprio non ci doveva finire, ma noi ci buttiamo dentro comunque, per pigrizia o per mala comprensione delle regole della differenziata.
A tenere calmierato il costo finale, quindi è stata la riduzione del costo della raccolta vera e propria, passata da 1.539.263 euro a 1.025.029 euro. Ma è evidente che va migliorata la qualità della raccolta di imballaggi leggeri. Quanto alle altre frazioni della raccolta differenziata, è calato, nel tempo, il costo di smaltimento dell'organico (da 3.449.992 euro a 2.661.404 euro), del vetro (da 482.644 euro a 294.995 euro) e anche del cartone (passato da 180.091 euro a 44.285 euro, soprattutto perché si è tagliato il costo del servizio raccolta di oltre il 22% (nel 2017 era 442.286 nel 2022 è sceso a 342.066 euro). Residuo e ingombranti.
Dopo anni in cui si era riusciti ad abbassare il costo della gestione del residuo, nel 2022 è tornato ad esplodere: dai complessivi 2.272.619 euro del 2020 ai 2.798.871 euro del 2022, perché ad esplodere sono stati i costi di trattamento e smaltimento, passati da 1.262.827 a 1.878.630. Un conto che è solo destinato a crescere: la tariffa nel 2023 è lievitata a 250 euro a tonnellata, per il 2024. Un aumento che non può che riflettersi sulle tariffe degli utenti.