Infanzia / Il tema

Tagesmutter, appello alla Provincia: ci dia un segnale di attenzione

Il punto sugli asili familiari in Trentino all'assemblea della cooperativa sociale Il Sorriso (oltre cento aderenti), che gestisce 62 realtà in tutto il territorio: nelle case arrivano gruppi di bambini (massimo cinque), fra i tre mesi e i 13 anni

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di Fabio Peterlongo

TRENTO. Tagesmutter (o "nidi familiari"): un servizio prezioso per i genitori, ma sottovalutato dall'amministrazione provinciale. È quanto emerso dall'assemblea della cooperativa sociale «Tagesmutter del Trentino - Il Sorriso», che ha festeggiato i 25 anni di attività.

La cooperativa gestisce 62 nidi familiari in cui operano 78 tagesmutter che mensilmente accolgono 425 famiglie, in 145 municipi o comunità di valle. Nelle loro case arrivano gruppi di bambini (fino a un massimo di cinque), d'età compresa tra tre mesi e tredici anni.

All'assemblea di domenica hanno partecipato ottanta professioniste su un totale di 101 socie. Non risultavano presenti in sala esponenti dell'amministrazione provinciale, nonostante gli inviti, e nemmeno dei comuni e delle comunità di valle, con cui sono in corso convenzioni importanti.

«Nei confronti della Provincia rischiamo di non essere visibili - ha detto la vicepresidente della cooperativa Franca Desilvestro - Rappresentiamo un servizio a favore della genitorialità praticamente a costo zero. E viviamo dentro le comunità, facendo vivere i piccoli paesi».

Il 2023 ha visto un bilancio economico importante: il valore dei servizi è stato di 3,38 milioni di euro, +16,4% rispetto all'anno precedente; si è tornati ai livelli pre pandemia, persino superandoli. Per quanto riguarda il sostegno con denaro pubblico, la maggior parte dei ricavi arrivano dai comuni: 1,7 milioni da convenzioni con gli enti pubblici (53% dei ricavi), mentre il 47% deriva dalla vendita diretta delle prestazioni ai cittadini.

Delle 135 lavoratrici, la netta maggioranza (103 persone) lavora con contratti a co.co.co; queste percepiscono una retribuzione lorda media di 1810 euro al mese. «Teniamo sempre alta l'attenzione verso la congruità dei compensi delle tagesmutter», ha sottolineato Desilvestro.

Venendo al lavoro concreto delle tagesmutter, allestiscono all'interno delle loro case spazi accoglienti per i bambini, arricchendoli in maniera libera per valorizzare l'aspetto educativo dell'ambiente, ma tenendo sempre presente che sono anche le loro abitazioni personali.

«La cooperativa affronta le spese per il materiale pedagogico indispensabile, ma è la singola tagesmutter che poi paga da sé le spese per rendere l'ambiente unico e speciale, cercando un equilibrio anche con il fatto che lì ci vive, magari insieme al partner e ai suoi bambini. Questo è un aspetto su cui l'amministrazione pubblica potrebbe intervenire: se la Provincia mettesse a disposizione dei fondi per questi acquisti sarebbe un grande segnale di attenzione», ha aggiunto Desilvestro.

L'età media delle tagesmutter non è particolarmente giovane: il 40% ha tra i cinquanta e i sessant'anni, il 14% ha tra i quaranta e i cinquant'anni, il 4% ne ha più di sessanta. Sotto i quarant'anni, il 42% delle educatrici, di cui il 15% sotto i trent'anni. Il 53% ha per titolo di studio il diploma, il 27% la laurea e il 20% un titolo di studio professionale.

«Per diventare tagesmutter, occorre avere il diploma a cui segue poi un percorso professionalizzante di 500 ore ogni due anni. Investiamo molto sulla formazione delle nostre tagesmutter a cui offriamo frequenti corsi di aggiornamento».

A bilancio sono indicate 2.092 ore di formazione per 24mila euro. Centrale è anche il benessere psicologico delle operatrici, dato che far convivere vita privata e lavoro non è banale né scontato: «Ogni nido familiare fa riferimento ad una coordinatrice pedagogica che monitora il benessere di tutti».

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