Il consulente: "In Italia Chico Forti potrebbe chiedere e ottenere la libertà vigilata"
Parla l'avvocato Alexandro Tirelli, già consulente dello zio del trentino condannato negli Usa: "Dopo 26 anni dall'applicazione dell'ergastolo (ormai ne ha scontati 24) potrebbe uscire dal carcere e cominciare il periodo di cinque anni al termine del quale, se non avrà commesso ulteriori reati, avere il fine pena"
ITER Chico Forti sarà essere trasferito a Verona lunedì 20 maggio
MELONI La premier incontra Chico Forti appena atterrato a Roma
LO ZIO Gianni Forti: "Gioia per noi, grazie all'intervento del governo"
SCHEDA Dieci cose da sapere della vicenda di Chico Forti
SVOLTA Forti è atterrato in Italia, sconterà qui la pena per omicidio
TRIESTE. In Italia Chico Forti potrebbe ottenere la libertà condizionale. Lo conferma l'avvocato Alexandro Tirelli, già consulente dello zio di Forti e presidente delle Camere penali internazionali. Un beneficio che si può concedere "dopo 26 anni dall'applicazione dell'ergastolo e se il condannato resipiscente ha dimostrato condotta irreprensibile".
L'ordinamento italiano, spiega Tirelli, "non prevede il 'fine pena mai' per un omicidio volontario, ovvero l'ergastolo ostativo e Forti negli Stati Uniti è stato condannato al 'lifetime without parole', corrispondente appunto al fine pena mai.
Lì ha già scontato tra i 24 e i 25 anni di detenzione, quindi allo scadere del 26° anno di prigionia (ergastolo nominale, ndr) potrebbe chiedere di essere liberato e ottenere la libertà vigilata".
Dunque, "potrebbe uscire dal carcere e cominciare il periodo di cinque anni di libertà vigilata al termine del quale, se non avrà commesso ulteriori reati, potrà ottenere la piena libertà, cioè il fine pena".
Il surfista e produttore televisivo trentino, fu condannato nel 2000 all'ergastolo "lifetime without parole" da un tribunale della Florida per l'omicidio premeditato di un imprenditore australiano, quindi, "avendo già scontato ormai 24 anni, ritengo che il Tribunale di sorveglianza debba riconoscergli i benefici di legge: uno sconto di pena di tre mesi per ogni anno di pena sofferta in prigione", spiega il legale.
E ricorda che "se l'amministrazione Trump, come quella di Biden, sono sempre state favorevoli, per quanto riguarda il caso Forti, all'applicazione del trattato tra i due Paesi in base al quale una persona condannata in Italia o negli Stati Uniti può scontare una parte residuale della pena in patria, Ron DeSantis, governatore della Florida, è sempre stato contrario".
In punta di dottrina, Forti non è stato estradato, gli è soltanto stato concesso di venire in Italia per scontare il residuo della pena.
"Gli americani quando decisero di consegnarlo all'Italia - spiega Tirelli - imposero la condizione che venisse rispettata la sentenza americana. Condizione, come dicevo, dal mio punto di vista irrealizzabile: non si può irrogare una pena non prevista dal codice. In Italia l'ergastolo ostativo è inflitto solo per omicidi di mafia o fatti internazionali".
C'è un'altra eventualità: in caso di "problemi di salute potrebbe anche arrivare un provvedimento clemenziale".
Il legale è convinto che uno degli ostacoli superati nelle trattative per il rilascio, sia stato che Forti accettasse il verdetto della giustizia americana e "non diffamasse il sistema di giustizia americano".
Condizione quest'ultima da rispettare anche una volta giunto in Italia.
"Credo questa sia stata la chiave di volta ed infatti Forti, che fino a dicembre si dichiarava innocente, ha poi accettato il verdetto della giustizia americana. Oggi è finalmente in Italia", conclude il legale.