Ecco le prossime tappe per Chico Forti, ora in carcere a Verona
Il 65enne trentino, dopo 24 anni di detenzione negli Usa per omicidio, sconterà il resto della pena in Italia, oggi pomeriggio l'arrivo in Veneto. Fra un paio d'anni la possibilità di chiedere la libertà vigilata. Ieri al Tg1 ha ribadito la propria innocenza: "Ho accettato di dirmi colpevole solo per l'estradizione". Soddisfazione trasversale della politica, ma l'opposizione critica Meloni per averlo accolto personalmente in aeroporto: "Un'esagerazione"
LE PAROLE Forti: "Da oggi per me cambia tutto, devo ringraziare molti"
LA PENA Il consulente: "Potrebbe ottenere la libertà vigilata"
LO ZIO Gianni Forti: "Gioia per noi, grazie al governo"
SCHEDA Dieci cose da sapere della vicenda di Chico Forti
TRENTO. Quali saranno le prossime tappe del'liter penale italiano per Chico Forti? Ci sono alcuni passaggi certi e altri possibili o probabili nel futuro del 65enne trentino, rientrato ieri dopo 24 anni di carcere negli Usa per una condanna all'ergastolo per omicidio in Florida, e ora destinato a scontare la pena in Italia.
L'intesa fra autorità Usa e italiane, dopo un iter avviato cinque anni fa, prevede che una volta rientrato nel proprio Paese, Forti sconti la pena secondo la giurisdizione italiana. Ciò include la possibilità, fra l'altro, che dopo 26 anni di detenzione, cioè fra due anni circa, possa chiedere l'accesso ai benefici di legge, in particolare all'istituto della libertà vigilata, che potrà essere concesso anche in virtù della buona condotta del carcerato.
Nel frattempo, Forti oggi è stato trasferito in un carcere vicino a casa, quello di Verona: è arrivato nel primo pomeriggio nel carcere di Verona dopo avere passato la notte a Rebibbia Nuovo Complesso. Ha viaggiato a bordo di un mezzo della penitenziaria. Poco prima delle 16 l'arrivo a Verona.
Da qui potrà innanzitutto chiedere il permesso di essere accompagnato a Trento a far visita all'anziana madre, la signora Maria, 96 anni, impossibilitata a spostarsi autonomamente, secondo quanto riferito ieri dai media.
Chico Forti è arrivato ieri in Italia, accolto all'aeroporto anche dalla premier Giorgia Meloni, poi è stato portato al carcere di Rebibbia, dove ha potuto rilasciare un'intervista al Tg1 (foto) nella quale ha espresso tutta la sua gioia, ha ribadito l'innocenza e ha ringraziato chi si è adoperato per anni a favore della sua causa.
Al di là della vicenda in sé e della soddisfazione trasversale per la mitigazione delle condizioni carcerarie e delle prospettive di pena per Chico Forti, ieri non sono mancate critiche alla scelta della premier Meloni di accogliere personalmente Forti all'aeroporto. Diversi esponenti dell'opposizione parlamentare hanno ritenuto questo comportamento istituzionale una esagerazione.
"Davvero non comprendo questo tripudio di Governo su Chico Forti. Va bene la soddisfazione per l’azione diplomatica andata a buon fine, ma la presidente del Consiglio che lo va ad accogliere all’aeroporto non ha nessun senso", ha scritto per esempio su X Enrico Costa, deputato di Azione.
C'è anche chi ha fatto notare che nelle stesse ore, malgrado i reiterati inviti, nessun membro del governo italiano ha avuto il "tempo" di incontrare i delegati in missione a Roma per il Consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, arrivato per verificare una serie episodi di allerta segnalati dalla Mappa sulla libertà di stampa dell’European centre for Press and Media (fra i casi in cima alla lista la situazione dell'informazione Rai sempre più filo-governativa e le voci di cessione dell'agenzia di stampa Agi dal controllo statale tramite Eni al deputato leghista Antonio Angelucci, imprenditore nella sanità ed editore di Il Tempo, Libero e Il Giornale).
Per tornare alla vicenda penale, secondo l'avvocato Alexandro Tirelli, già consulente dello zio di Forti e presidente delle Camere penali internazionali, fra un paio d'anni Forti potrebbe accedere alla libertà vigilata, un beneficio che si può concedere "dopo 26 anni dall'applicazione dell'ergastolo e se il condannato resipiscente ha dimostrato condotta irreprensibile".
Chic Forti, peraltro, ha ribadito al Tg1 di aver accettato la dichiarazione di colpevolezza solo perché necessaria ai fini delle pratiche di estradizione, ma ha insistito sulla propria innocenza ed estraneità al delitto del 1998 per il quale fu condannato negli Usa.
L'ordinamento italiano, spiega Tirelli, "non prevede il 'fine pena mai' per un omicidio volontario, ovvero l'ergastolo ostativo e Forti negli Stati Uniti è stato condannato al 'lifetime without parole', corrispondente appunto al fine pena mai.
Lì ha già scontato tra i 24 e i 25 anni di detenzione, quindi allo scadere del 26° anno di prigionia (ergastolo nominale, ndr) potrebbe chiedere di essere liberato e ottenere la libertà vigilata".
Dunque, "potrebbe uscire dal carcere e cominciare il periodo di cinque anni di libertà vigilata al termine del quale, se non avrà commesso ulteriori reati, potrà ottenere la piena libertà, cioè il fine pena".
Il surfista e produttore televisivo trentino, fu condannato nel 2000 all'ergastolo "lifetime without parole" da un tribunale della Florida per l'omicidio premeditato di un imprenditore australiano, quindi, "avendo già scontato ormai 24 anni, ritengo che il Tribunale di sorveglianza debba riconoscergli i benefici di legge: uno sconto di pena di tre mesi per ogni anno di pena sofferta in prigione", spiega il legale.
LA VICENDA
Enrico 'Chico' Forti è stato condannato negli Usa all'ergastolo, senza condizionale, da una giuria popolare con sentenza definitiva del giugno del 2000, per l'omicidio di Dale Pike, imprenditore australiano, ucciso con un colpo d'arma da fuoco alla testa nel 1998 a Miami.
Il corpo della vittima venne ritrovato su una spiaggia.
Forti - rientrato in Italia dopo una lunga trafila giudiziaria e diplomatica - si è sempre detto innocente.
Dal 7 luglio del 2000 inizia la detenzione negli Usa.
Il 65enne nato a Trento nel 1959 aveva partecipato, nel 1990, al quiz televisivo Telemike e, presentandosi sulla storia del windsurf, sua passione, aveva vinto una grossa somma di denaro con cui si era trasferito negli Usa. Negli Usa inizia una carriera sportiva nel windsurf e poi, dopo un incidente automobilistico, diventa produttore di filmati di sport estremi, organizzatore di eventi e uomo d'affari nel settore immobiliare.
Entrato in contatto con Anthony Pike - il padre di Dale -, Forti era in trattativa per comperare da lui il 'Pikes Hotel' di Ibiza, un resort diventato famoso negli anni Ottanta per aver ospitato il 41esimo compleanno di Freddie Mercury, il cantante dei Queen.
Dall'Australia, Dale Pike era volato a Miami per discutere la proposta di accordo tra suo padre e Forti. Secondo l'accusa, Anthony Pike soffriva di demenza e Forti avrebbe tentato di raggirarlo.
Forti ammise di aver prelevato Dale Pike all'aeroporto ma ha negato di avergli sparato, affermando di averlo lasciato in un ristorante.
Una prova chiave utilizzata per collegare Forti all'omicidio, è la sabbia trovata nella sua macchina, una sabbia tipica della spiaggia di Miami dove è stato trovato il corpo di Dale Pike.
Forti viene accusato di 'felony murder', un omicidio commesso durante l'esecuzione di altro crimine: il movente secondo l'accusa, sarebbe da ricondursi a una truffa di Forti ai danni di Anthony Pike per l'acquisto del resort di Ibiza.
Alla fine del 2020, l'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio annuncia che il governatore della Florida Ron De Santis ha accolto con riserva l'istanza di Forti ma poi il governatore repubblicano interrompe la procedura per il trasferimento.
Lo scorso primo marzo, la premier Giorgia Meloni annuncia che l'autorizzazione al trasferimento è arrivata, in seguito a un confronto a Washington con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
La procedura si è conclusa in tempi record mercoledì 15 maggio quando si è svolta l'udienza nella quale Forti ha firmato l'accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia sulla base del diritto italiano.