Famiglie Cooperative: chi va benissimo, chi meno, «tirano» solo le zone turistiche
Convegno delle 66 realtà trentine: con lo spinoso nodo del contratto integrativo dei dipendenti, una prospettiva di difficoltà per i costi
TRENTO. I rappresentanti delle 66 Famiglie Cooperative trentine si sono incontrati oggi nella sala inCooperazione per il tradizionale convegno annuale che prevede l’analisi dei dati economici aggregati e dei risultati socio occupazionali.
«Nel 2023 l’andamento delle Famiglie Cooperative è stato a macchia di leopardo – ha sintetizzato Paola Dal Sasso, vicepresidente della Federazione per il settore consumo –. I buoni risultati complessivi in termini di vendite e reddittività sono stati trainati dalle realtà attive nelle zone turistiche e da quelle più dimensionate.
Un terzo delle cooperative faticano a trovare una sostenibilità economica adeguata: 15 su 60 sono in perdita ed altre 10 producono una redditività inferiore allo 0,5%. Sono quelle meno dimensionate e che si trovano lungo l’asta dell’Adige o zone non turistiche e con forte concorrenza».
Contratto integrativo: sistema compatto
Punto d’attenzione del convegno anche il rinnovo del contratto integrativo provinciale, in corso di trattativa con le parti sindacali, dopo che la Cooperazione ha disdetto l’integrativo in modo unilaterale.
Sul tema – spiega un comunicato della Cooperazione – «è emersa la compattezza del sistema della cooperazione di consumo, disponibile a trattare sulle modalità idonee a collegare la parte variabile del salario non più alla presenza fisica dei dipendenti ma alla loro produttività, ma non sulla necessità di procedere in questa direzione».
«Il lavoro della delegazione federale al tavolo della trattativa – ha spiegato la vicepresidente – mira a creare una piattaforma contrattuale integrativa che tutte le Famiglie Cooperative siano in grado di sostenere nel tempo, senza intaccare il patrimonio e quindi il futuro delle imprese».
Una rete capillare
Le Famiglie Cooperative gestiscono 364 punti vendita di cui 229 sono l’unico esercizio commerciale del paese. Di queste 168 sono multiservizi (+7) e 109 Sieg (+24, e saranno circa 120 nel 2024).
La superficie di vendita totale supera i 97 mila metri quadrati, pari a circa 14 campi da calcio, ma nella realtà è molto diversificata: la metà dei negozi ha una superficie inferiore ai 150 metri quadrati, e solo il 18% supera i 400. Mantenere aperti i presidi di minori dimensioni, in piccole e piccolissime località, si conferma un sacrificio dal punto di vista del bilancio, ma resta un impegno che la Cooperazione Trentina di consumo sta portando avanti con convinzione insieme alla Provincia autonoma di Trento per garantire una presenza nelle periferie e contrastare lo spopolamento.
Una rete che continua ad essere rinnovata e riammodernata, grazie ad investimenti che nel 2023 hanno superato i 17 milioni di euro (+ 5 milioni rispetto al 2022).
Vendite e patrimonio
Il fatturato complessivo di queste imprese di proprietà di 125 mila soci e socie (+846) ammonta a 380 milioni (+8%), dato in parte influenzato dall’inflazione.
Nel 2023 si sono registrati maggiori costi per 5 milioni, di cui 2,1 di personale, 1,5 per accantonamenti e 1,4 per interessi passivi e affitti, compensati solo in parte (4 milioni) dalla riduzione dei costi per servizi e da maggiori proventi straordinari.
Costi che sono destinati a crescere ancora, per effetto del nuovo contratto nazionale (a regime costerà 7 milioni in più all’anno) e dei tassi di interesse ancora elevati, in uno scenario complessivo di difficoltà delle famiglie con conseguente impatto sul potere di acquisto e sulle scelte di acquisto.
L’utile netto ammonta a 5,7 milioni, in crescita rispetto al 2022 anche per effetto di alcune partite straordinarie. Bene la patrimonializzazione, con un patrimonio netto di 135 milioni, in aumento del 5,2%. Stabile l’occupazione, fornita a 1890 persone.
La protesta dei sindacati
"Ritirate la disdetta del contratto integrativo". È la richiesta dei sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs, che questa mattina, mentre era in corso l'incontro tra i presidenti delle Famiglie cooperative e i vertici di via Segantini, hanno organizzato un'azione di volantinaggio sotto la sede della Cooperazione. Dal 2011 - ricorda una nota dei sindacati - i 1.900 dipendenti delle cooperative hanno accettato un aumento delle ore di lavoro settimanali (da 38 a 40 ore) e una minore maturazione dei permessi retribuiti (da 88 a 60 ore) rispetto ai colleghi che lavorano in strutture nazionali. Dal 2014 al 2017 il contratto provinciale ha previsto il blocco dello scatto di anzianità e un'ulteriore riduzione dei permessi retribuiti (32 ore annue). I sindacati ribadiscono "la disponibilità a sospendere le azioni di mobilitazione e tornare al confronto se verrà tolta dal tavolo la disdetta contrattuale".