I dirigenti medici bocciano Ferro: il dg Apss accusato di non fare filtro verso la politica
L'insistenza sui punti nascita periferici, fra gettonisti e spinte al pendolarismo del personale da Trento, sono il centro delle critiche avanzate dai rappresentanti dell'intersindacale
FERRO «Punti nascita: sono in arrivo nuovi medici gettonisti»
APSS Pozzo di soldi per mantenere i punti di Cavalese e Cles
CGIL “Garantire sicurezza e qualità sul tutto il territorio”
COSTI I punti nascita di valle dove i parti sono troppo pochi
UIL “Aumenta la spesa e diminuiscono i servizi”
TRENTO. Una bocciatura completa. I dirigenti medici, per voce dei propri rappresentanti dell'intersindacale, replicano alle dichiarazioni del direttore generale dell'Apss Antonio Ferro, che sul tema dei punti nascita periferici, dopo la "bacchettata" della Corte dei conti, aveva detto - riassumiamo - che i reparti di Cles e Cavalese sono ancora aperti per decisione politica, che la sua priorità è la sicurezza, che sono pronti 9 nuovi gettonisti per tenere in piedi le due strutture e che porterà avanti la sua battaglia per eliminare la rigidità del posto fisso e introdurre la mobilità dei medici verso gli ospedali periferici.
Parole che, appunto, non sono piaciute per nulla ai medici. I dottori Luca Filetici (Aaroi Emac), Marco Scilieri (Anaao Assomed), Fulvio Campolongo (Anpo Ascoti Fials Medici), Sonia Brugnara L?insisten(Cimo Fesmed) e Giorgio Temporin (Fassid Fvm) spiegano: «Noi professionisti sanitari sottolineiamo, ancora un volta, che la questione dei punti nascita è prioritariamente correlata alla necessità di garantire qualità e sicurezza delle cure al nascituro e alla madre, aspetto critico in un punto nascita periferico dove vengono effettuati un numero di parti nettamentsui punti nascita deve esserr un filtroe inferiore a quello minimo fissato in 500 all'anno.
Mantenere attivi i punti nascita periferici è un rischio sia per la popolazione - un parto naturale può trasformarsi, in pochi secondi, da evento gioioso in tragedia - sia per i professionisti che lavorano in mancanza dei requisiti di qualità e sicurezza delle cure che solo un certo numero di prestazioni può garantire».
Poi l'affondo: «La volontà di mantenere aperti i punti nascita degli ospedali di valle sembra risultare utile, politicamente, per mascherare la carenza di quei servizi che sono di maggiore utilità alla popolazione, soprattutto anziana. È fondamentale riportare il tema di cosa è necessario e utile mantenere e implementare nelle periferie, proponendo una riflessione più ampia e articolata del semplice dibattito sui punti nascita.
Ma questa riflessione sembra essere di minore interesse per i decisori politici e per i loro tecnici. Ferro parla di difficoltà nel reclutare medici per mantenere il servizio, ma dice che si attraggono gettonisti perché pagati meglio - 1.200 euro a turno - rispetto ad altre regioni. Accanto a questa consolazione il dg si rammarica della battaglia, avendo come "nemici" i sindacati, per prevedere la mobilità dei medici.
Per fare chiarezza sottolineiamo che non abbiamo mai condotto battaglie sindacali con Ferro ma, eventualmente, abbiamo condotto battaglie per garantire sicurezza delle cure per i cittadini. Ritenere controproducente l'avvicendamento dei professionisti per garantire ad ogni costo la copertura degli organici nelle periferie è una riflessione che dovrebbe essere naturale.
Stressare ulteriormente i medici degli ospedali di riferimento (hub), già in sofferenza per la carenza degli organici, rischia di compromettere irreversibilmente la qualità delle prestazioni anche a danno delle periferie.
Associare il caso punti nascita con la supposta contrarietà dei sindacati ai "medici con la valigia" è riduttivo e manifesta un comportamento che determina condizioni di scarsa sicurezza e professionalità, ulteriore motivo per cui i colleghi non partecipano ai concorsi.
Più utile da parte del dg, in relazione al proprio ruolo e per il fatto di essere medico, svolgere il compito di filtro delle necessità politiche ponendo la massima attenzione alle necessità cliniche senza abdicare al ruolo di mero esecutore amministrativo.
Se il Trentino non è attrattivo e i concorsi per medici vanno deserti l'Apss deve proporre soluzioni innovative che trovino l'accordo con i sindacati».
Ma non solo al personale sanitario le dichiarazioni di Ferro sono piaciute poco.
Anche i consiglieri provinciali del Pd Paolo Zanella e Francesca Parolari attaccano: «Le parole di Ferro ci confermano, se c'è ne fosse bisogno, che se oggi la sanità trentina non gode di buona salute lo dobbiamo, oltre che alla parte politica, anche a chi ha la responsabilità del governo tecnico dell'Azienda. L'apertura dei punti nascite periferici si regge sui gettonisti, che da noi ci sono perché li paghiamo di più del Veneto, dice Ferro. Quindi paghiamo di più i gettonisti (inseguire il migliore offerente non li rende mercenari della sanità?), ma siamo indietro sul contratto dei dipendenti. Che razza di attrattività si pensa di offrire così?
Ormai abbiamo gettonisti in diversi settori, sperperando milioni di euro per ottenere un peggioramento del clima lavorativo e la conseguente fuga di personale verso il privato o - peggio ancora - per farli rientrare come gettonisti. Un cortocircuito che mina la qualità delle cure.
Ma soprattutto Ferro dice che il suo compito è garantire la sicurezza: ma la definizione di sicurezza che fornisce lui è ben lontana da quella fatta propria dalla comunità scientifica.
E infatti che sicurezza si può garantire con ginecologi a gettone non inseriti nell'equipe e con personale che perde progressivamente esperienza e competenza visto che, con la turnistica, può capitare di non assistere un parto per mesi? Rilevare questa condizione e riportarla all'assessore sarebbe il suo compito, non dire sempre di sì a tutto. Ma in Apss la commistione tra il piano tecnico e quello politico inaugurata la scorsa legislatura per ora sembra irreversibile».