Bravi i trentini, che usano molto i farmaci equivalenti: al secondo posto in Italia, dietro Bolzano
Nel 2023 abbiamo speso solo 12,4 euro a testa per acquistare il prodotto di marca. Quello gratuito è quasi sempre uguale e con lo stesso effetto
TRENTO. I trentini puntano sui farmaci equivalenti. Praticamente uno su due, infatti, sceglie i cosiddetti "generici", preferendoli a quelli di marca. D'altra parte principio attivo ed efficacia sono identici, come sottolineano da anni medici e farmacisti. E così la spesa a carico del cittadino cala.
Secondo una elaborazione del Centro studi Egualia su dati Iqvia, infatti, i trentini nel 2023 hanno speso 6,7 milioni di euro in più (costo pro capite di 12,4 euro) per acquistare farmaci di marca rispetto agli equivalenti. E si tratta della seconda cifra, proporzionata naturalmente al numero di abitanti, più bassa a livello nazionale dopo l'Alto Adige, che si ferma a 5,8 milioni (costo pro capite di 10,9 euro).
A livello nazionale la differenza di spesa media a persona è di 17,5 euro. In Italia, infatti, si "spreca" oltre 1 miliardo di euro per comprare medicine di marca. «Più che di spreco parlerei di risparmio - commenta la presidente dell'Ordine dei farmacisti Tiziana Dal Lago -. Si tratta alla fine di un minor appesantimento della spesa a carico dell'utente».
I "meriti" per questo minor spreco o maggior risparmio sono sia dei farmacisti, che in Trentino più di altre regioni d'Italia propongono agli utenti i "generici", ma anche dei cittadini, che hanno compiuto nel tempo una sorta di svolta culturale e chiedono o accettano di comprare gli equivalenti.
«Principio attivo, forma farmaceutica, dosaggi e indicazioni sono le stesse, quello che cambia sono il nome, la confezione e il prezzo. Se in passato c'erano dei dubbi su questo, ormai non ci sono più. Va anche detto che in qualche rarissimo caso, per farmaci molto specifici, il medico stesso consiglia la versione di marca perché il generico non sostituisce in tutto e per tutto il prodotto. Poi, a volte, c'è una questione legata alla somministrazione, perché alcune persone preferiscono la compressa alla capsula o viceversa, e allora scelgono sulla base di questo. Infine, ed è naturalmente legittimo, ci sono utenti che sono affezionati a un prodotto rispetto a un altro e allora comprano sempre quello».
Nell'analisi pubblicata dal Sole 24 Ore emerge quindi che, a livello nazionale, un solo farmaco su tre rimborsato dal sistema sanitario nazionale è un equivalente gratuito. Da un'indagine realizzata da SWG emerge inoltre che 1 cittadino su 5 dichiara che il medico indica sul ricettario solo i farmaci brand, ma al contempo il 47% degli italiani sarebbe predisposto ad acquistare l'equivalente, mentre resiste un 19% che prediligerebbe comunque quello di marca. La conseguenza, come detto, è la crescita della spesa privata, ovvero "out of pocket", dei cittadini: nel 2023 gli italiani hanno versato di tasca propria 1.029 milioni di euro di differenziale.
Il ricorso alle cure equivalenti continua però ad essere privilegiato al Nord (rappresenta il 39,8% delle confezioni vendute) rispetto al Centro (29%) e al Sud (23,7%), a fronte di una media Italia del 32%. Il Trentino, con l'Alto Adige, è appunto la provincia migliore (44,7%), seguita da Friuli Venezia Giulia (41,9%) e Piemonte (40%). In coda per consumi di equivalenti sono Sicilia (22,7%), Campania (21,9%) e Calabria (21,7%).