Compiti, nessuno resta indietro: il bel progetto dei genitori dei bimbi che frequentano la scuola De Gaspari
L’iniziativa è subito stata un successo. Il possibile problema degli spazi è stato risolto subito grazie alla disponibilità del Circolo Anziani di San Giuseppe, con il presidente Valerio Celli che sposa l’iniziativa e apre le porte della spaziosa sala sociale che affaccia sul cortile interno dei “casoni” di via Veneto
TRENTO. Inclusione, accoglienza, solidarietà, amicizia, relazioni. Valori fondamentali, che tutti i bambini hanno, mentre spesso gli adulti, e più in generale la nostra società, dimenticano. E valori, insieme ad altri, che sono le fondamenta di uno splendido progetto, nato quasi per caso lo scorso marzo, grazie all’iniziativa di un gruppo di adulti, in particolare mamme e papà di bambini che frequentano le classi prime della scuola primaria De Gaspari in San Pio X.
Il nome dell’idea - “Facciamo i compiti insieme” - fa capire di cosa si tratta ma, in realtà, non spiega fino in fondo la bellezza del’'iniziativa. «Nei primi mesi dell’anno - racconta Valeria Grasso, una mamma tra le ideatrici del progetto e anche rappresentante della 1C, classe per la quale è partito in origine il progetto che si è poi esteso alla 1A e 1B - ci siamo resi conto che i compiti a casa assegnati nel fine settimana creavano qualche difficoltà, con il risultato che spesso alcuni bambini arrivavano a scuola il lunedì senza aver svolto tutti i compiti e si trovavano in una condizione di diversità e svantaggio rispetto ai compagni. Abbiamo immaginato come tale situazione potesse provocare in questi alunni un senso di inadeguatezza e di esclusione».
I genitori allora iniziano a ragionare insieme sulle finalità dei compiti a casa e sul fatto che un bambino di prima ha necessariamente bisogno di essere accompagnato e assistito da un adulto nel farli. «Ma non tutti gli adulti, non tutte le famiglie, possono prestare ai propri figli lo stesso aiuto, per ragioni di contesto sociale e culturale, per motivi di lavoro e orari o anche, banalmente, a causa di differenze linguistiche, una condizione comune e sempre più frequente nelle nostre scuole. Ed ecco il punto: quando si parla di compiti a casa, un differente ambiente domestico va a incidere sul rendimento dei bambini, sia in termini scolastici sia sul piano emotivo e relazionale, senza che gli stessi bimbi ne abbiano alcuna responsabilità».
A quel punto le riflessioni e le parole diventano un’idea e, poi, un’azione concreta. D’altra parte, visto che comunque un genitore deve perdere, o meglio investire del tempo per “stare dietro” al figlio durante i compiti il sabato o la domenica, perché non farlo anche per altri bambini?
Il possibile problema degli spazi viene risolto subito grazie alla disponibilità del Circolo Anziani di San Giuseppe, con il presidente Valerio Celli che sposa l’iniziativa e apre le porte della spaziosa sala sociale che affaccia sul cortile interno dei “casoni” di via Veneto. E i soci anziani, naturalmente, possono illuminarsi nel vedere i bambini e, nelle pause dai compiti, si coccolano i piccoli studenti. Con, ovviamente, qualche caramella che non manca mai, così come la lettura o il racconto di una storia. Trovato il luogo viene fissata la data: ogni sabato pomeriggio.
«Non si tratta di un laboratorio per bambini di origine straniera, o per i bambini che per qualsiasi motivo non godono a casa di un aiuto per i compiti. È invece un vero e proprio spazio per la classe, che coinvolge tutti coloro che vi vogliano partecipare, nel quale i bambini si ritrovano insieme per fare i compiti assistiti dai propri genitori, italiani o stranieri, che con loro si fermano, ciascuno apportando un proprio contributo, ciascuno secondo le proprie competenze. Siamo partiti a fine marzo e fino ad ora abbiamo avuto tra i 5 e i 13 bambini delle tre prime, oltre ai genitori. E in questi pochi mesi è già stato possibile assistere a un cambiamento positivo: il lunedì, non solo tutti i bambini della classe portano in classe i loro compiti, ma quei bambini che prima non li facevano partecipano diversamente al gruppo classe e alle lezioni, sentendosi più sicuri e attivi, inclusi e “uguali agli altri”. E questo è davvero bellissimo. Poi si è creata una vera rete sociale, con i bambini che socializzano, potendo frequentarsi in un luogo diverso dalla classe, e creando tra loro legami più forti e non condizionati dalla differenza linguistica. E lo stesso vale per gli adulti».
Il laboratorio non richiede spese, ma solamente il mettere a disposizione un po’ di tempo per gli altri. E i risultati, come accennato, sono straordinari.
«L’esigenza che stiamo colmando non è solo quella di alcuni bambini o di alcuni genitori, ma è un’esigenza di tutti, piccoli o adulti. Grazie al laboratorio le condizioni di partenza diventano uguali per tutti. Non è un gioco da anime belle, ma è la consapevolezza che le ricadute positive di un progetto di questo tipo vanno a vantaggio di tutti. È la volontà di assolvere, ciascuno secondo le proprie possibilità, ai doveri di solidarietà sociale e a una fattiva attuazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione. Il progetto può essere replicato su base volontaria in tutto il territorio e proseguirà nel prossimo anno scolastico con un preciso auspicio: che le istituzioni e le prossime riforme scolastiche tengano conto di questa esigenza e si impegnino ad affrontarla, per rendere più vera quell’equità sociale che sta alla base di un mondo più giusto. Perché ancora oggi vale forte quanto diceva Don Milani: non c’è nulla che sia ingiusto quanto far le parti uguali tra diseguali».