Contratti, la Fenalt rompe con l'Apran e diserta il tavolo: «Dopo tante promesse, una proposta offensiva»
Il segretario del sindacato, Maurizio Valentinotti, attacca l'agenzia di piazza Dante: «Pensano alle pagelline dei lavoratori, non al costo della vita»
TRENTO. Tante promesse, tante parole roboanti per arrivare alla fine a una proposta giudicata «offensiva», una presa in giro che induce a dubitare del ruolo stesso di chi l’ha avanzata.
Sono parole durissime quelle espresse dal sindacato Fenalt in merito alle trattative sul rinnovo dell’ordinamento del personale del contratto Autonomie locali. Nel mirino della Fenalt c’è l’Apran, l’agenzia provinciale che si occupa delle questioni contrattuali della pubblica amministrazione.
Il sindacato guidato da Maurizio Valentinotti ha deciso di dare un segnale forte alla controparte disertando l'ultima riunione sull'ordinamento professionale.
«La povertà di questa proposta che non guarda al futuro della PA si inserisce in un momento di forte degrado delle trattative in Apran per l’incapacità di dare un apporto costruttivo alle problematiche quotidianamente vissute da lavoratori», tuona il segretario Valentinotti.
Ma quali sono le critiche mosse all’impostazione contrattuale promossa da Apran?
Con l’eccezione del re-inquadramento degli Infermieri nel livello D – spiega la Fenalt - e dell'istituzione della sesta fascia che però sarà molto difficile da raggiungere, tutto il resto è da bocciare: «Nessuna attenzione ai livelli più bassi per i quali l'aumento del costo della vita è sicuramente stato più pesante rispetto ai colleghi – afferma il segretario Valentinotti - Nessuna garanzia di fondi strutturali per rendere i meccanismi di progressione meno ingessati e più certi. Nessuna attenzione ai profili operai che continueranno a svolgere le stesse mansioni a prescindere dal livello B base o evoluto con evidente ingiusta differenza di retribuzione. Nessuna risposta a tutti quei profili che non hanno lo sviluppo su due livelli, primo fra tutti gli amministrativi del B evoluto, per i quali non si prevedono sbocchi realistici, ma un premio per pochi e chissà come scelti. Nessuna semplificazione nell'evoluzione delle carriere giuridiche ed economiche, per le quali un solo giorno di assenza non retribuita comporta la perdita di requisiti per un valore di migliaia di euro. Nessun riconoscimento, come richiesto da norme europee, del lavoro svolto a tempo determinato dai precari». Spicca poi, continua la Fenalt, la reintroduzione, avallata dai contenuti dell'accordo politico sottoscritto da Cisl, Uil e Cgil (non da CGIL FP e Fenalt), dei meccanismi incentivanti legati alla reintroduzione della valutazione individuale con punteggi, che peserà anche sulle progressioni: “Un fallimento del passato - commenta il segretario - che si ripresenta a far nuovi danni».
Ma non è finita qui. C’è anche un’accusa più grave, che investe il ruolo stesso, come detto, dell’Apran.
Secondo Fenalt la fragilità della proposta, che non guarda al futuro, si inserisce in un momento di forte degrado delle trattative a livello di Apran: “Come impostata dalla controparte – lamenta Valentinotti - la discussione non dà alcun apporto costruttivo alle problematiche che quotidianamente vengono vissute da lavoratori. Si pensi che non si riesce ad avere direttive o almeno pareri volti ad omogeneizzare i comportamenti degli enti su banali questioni, come il pagamento dei buoni pasto in determinati contesti, o il rimborso delle spese di trasferta al personale in reperibilità, o le modalità di utilizzo dei permessi 104. Insomma una latitanza che sta diventando cronica. Per questo Fenalt chiede di fissare un incontro politico urgente con la Giunta provinciale per stabilire obiettivi e paletti dei tavoli negoziali che consentano di dare risposte ai lavoratori».