Alpinismo / La tragedia

Tomas Franchini, immenso dolore per l'addio a un'icona dell'alpinismo: "Le montagne il tuo tempio"

Profondo cordoglio e incredulità dopo il drammatico incidente su una vetta peruviana in cui è morto il forte scalatore 35enne di Madonna di Campiglio. Era sul monte Cashan con l'alpinista cileno Cristobal Senoret, che oggi ha scritto un ricordo dell'amico: "Hai percorso la cresta in modo incomparabile, nel luogo in cui eri più felice e appagato"

FRATELLO “Farò tesoro di ogni secondo in cui sono stato al tuo fianco”
L'INCIDENTE
Trovato senza vita il corpo di Tomas Franchini
LE GUIDE «Uomo mite e gentile, brava guida e fortissimo alpinista»

TRENTO. Profondo cordoglio e incredulità nel mondo alpinistico trentino, alla notizia della tragica scomparsa del forte scalatore Tomas Franchini, che è stato ritrovato senza vita dopo essere precipitato durante un'ascesa in Perù.

Di Franchini, guida alpina 35enne di Madonna di Campiglio, non si avevano notizie da domenica 2 giugno, quando era stato visto precipitare dalla parete nord est del monte Cashan, cima sulla cordigliera andina del Perù del nord che stava scalando insieme a un altro alpinista, il cileno Cristobal Senoret.

Secondo le prime ricostruzioni, a causare la tragedia sarebbe stato il cedimento di un cornicione di neve.

A dare la tragica notizia è stato il fratello Silvestro Franchini, guida alpina e maestro di sci, che ha affidato ai social un messaggio: "I soccorritori - ha scritto - han fatto fatica a trovarti perché guardavano per terra, dovete guardare in cielo (...)". E ancora: "Dovete guardare lì, non dovete guardare giù. Hai vissuto poco ma hai lasciato il segno. In montagna eri il migliore di tutti, con margine".

Che le montagne fossero l'habitat naturale di Tomas Franchini lo conferma anche Senoret, che scalava con lui il Cashan: "Hai percorso la cresta in modo incomparabile - ha scritto su Instagram -, muovendoti con molta calma e godendoti le tue montagne, nel luogo in cui eri più felice e appagato, non ho mai pensato che con un alpinista come te ci potesse essere un viaggio di non ritorno, mi hai sempre trasmesso quella sicurezza che avevi nel muoverti nel tuo cosiddetto tempio, le montagne, con un'etica e dei valori ammirevoli, rispettando, imparando, godendo di ogni passo e di ogni respiro con esse".

Fra gli innumerevoli attestati di dolore, nel ricordo di una figura preminente nel panorama alpinistico, c'è anche quello della Sat, che scrive: "Avremmo voluto sentire che stavi bene. Apprendiamo invece della tua scomparsa.
Anche la Sat si stringe al dolore dei familiari e alla tristezza della gente di montagna per la scomparsa del giovane alpinista Tomas Franchini".
 
Un uomo e uno sportivo immerso nella dimensione montagna anche come richiamo all'essenza della vita, come lui stesso raccontava: "Sono stato nell'estremo est dell'Himalaya, in una valle inesplorata ai piedi di questa parete vergine che non era mai stata scalata prima e l'ho scalata da solo. Scalare questa parete in così poco tempo mi ha insegnato a cogliere l'attimo. Vivere da solo in questa natura inesplorata mi ha insegnato a vivere come in origine, con l'essenziale".

Nel dicembre 2020 Tomas Franchini aveva dato alle stampe il libro "Linee vergini, tra le montagne del mondo", edito da Idea Montagna di Padova.

Nella prefazione di questo apprezzato volume, Lucia Venturelli traccia un ritratto del forte alpinista di Madonna di Campiglio: "Occhi azzurri come l’aria rarefatta delle montagne che hanno osservato. Occhi vitrei che a volte sembrano di ghiaccio ma che in realtà cedono una bontà d’animo che in pochi eletti privilegiati colgono.

Sguardo intenso, assorto in qualche strano pensiero, il suo corpo è qui davanti a te ma la mente sta vagando lassù per qualche vetta.

Mani grandi, ruvide e callose, segnate dal vento, dal freddo, e dalla fatica; indurite dalla roccia che hanno accarezzato.

Mani che non hanno paura di lavorare la terra ma al contrario trovano piacere nello sporcarsi di essa.

Gambe esili, agli occhi di molti troppo esili, i nervi in rilievo; gambe che nonostante tutto continuano a scalpitare, due motori che non riescono a stare fermi.

Un cuore che a detta dei dottori batte piano, troppo piano; sarà forse perché in questi anni ha vissuto emozioni troppo intense? Eppure, nella lentezza dei suoi battiti ha trovato un suo equilibrio. Una stabilità che in tanti cercano e in pochi trovano…

La solitudine è da molti temuta ed evitata, mentre da Tommy è ricercata e venerata; è la più fedele compagna di viaggio che abbia incontrato in questo suo peregrinare tra i monti di tutto il mondo.

La montagna è la donna della sua vita. Nessuna donna al mondo potrebbe sedurlo e conquistarla come lei. In sua presenza Tommy è felice, di una felicità contagiosa, un sole che irradia ed emana calore.

Delineare il ritratto di quest’uomo è un’impresa assai ardua, è un puzzle complesso, a volte impenetrabile.

La speranza è che dopo la lettura di questi racconti, possiate viaggiare un po’ con lui e scoprire solo un poco la figura di quest’uomo straordinario.

Uomo e poi alpinista".

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