Lavoro / Il caso

Alta tensione nella Cgil, Grosselli dopo la rottura sul pubblico impiego: «Posso farmi da parte»

Il segretario del sindacato trentino, da sempre sostenitore dell'unità con Cisl e Uil, non nasconde la contrarietà alla scelta fatta dalla categoria nel confronto a piazza Dante: gli altri due sindacati hanno firmato l'intesa con la Provincia, la Funzione pubblica della Cgil ha abbandonato il tavolo. Ora l'appello a un confronto in assemblea

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di Chiara Zomer

TRENTO. «Sono pronto a rimettere il mio mandato nelle mani dell'assemblea generale». La lettera del segretario di Cgil del Trentino Andrea Grosselli è arrivata alle mail dei delegati ieri pomeriggio ed ha provocato un certo sconcerto.

La rottura dell'unità sindacale sul tavolo della trattativa del contratto del pubblico impiego non potrà essere archiviata né in modo indolore né velocemente. Perché per lo meno a casa Cgil ha lasciato strascichi, a partire dal segretario, che molto si era speso per l'unità sindacale e che ora ha annunciato di essere pronto a fare un passo indietro, per lasciare libera l'assemblea di fare una discussione senza rete, senza paletti.

Già a luglio scorso c'era stata tensione: con Cisl e Uil che avevano firmato l'ormai famigerato protocollo che anticipava il rinnovo contrattuale 2025 - 27 e Cgil no perché voleva veder riconosciuto un aumento strutturale per coprire parte l'inflazione per gli anni 2022 - 2024.

Ma dopo la frattura, Grosselli stesso si era speso per riaprire quel tavolo: a costo di possibili frizioni con i suoi - la Fp Cgil non lo aveva seguito - aveva firmato il protocollo, dopo un impegno del presidente Maurizio Fugatti ribadito in consiglio provinciale di ulteriori risorse per recuperare il potere d'acquisto. Non erano stati momenti semplici, in Cgil, con il segretario pronto a dare credito al protocollo e la categoria di riferimento convinta che non ci fossero le condizioni per un rinnovo decoroso.

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