Grosselli e la Cgil divisa dagli altri sul contratto: «Cisl e Uil sbagliano, non ci si può fidare di Fugatti»
«Il presidente della Provincia continua a mentire e rimangiarsi la parola data, non basta dare contributi a pioggia per risanare l’economia trentina, che sta affondando»
REPLICA Cisl e Uil: "Avevamo ragione noi"
ROTTURA La Cgil non firma, Grosselli minaccia di andarsene
IL NODO Intesa in Provincia sul rinnovo dei contratti ma la Cgil non ci sta
TRENTO. Segretario Grosselli, come va il giorno dopo la sua lettera agli iscritti Cgil con cui rimette a disposizione il mandato? «Sono ancora più convinto di aver fatto bene».
Perché? «Perché credo che quello che è successo lunedì sia percepito come un piccolo incidente, con la firma di alcuni sindacati dell'intesa sul contratto dei dipendenti pubblici, ma non della Cgil. Mi pare che sia percepita come una cosa normale. Non è così, si è rotta l'unità sindacale».
Andrea Grosselli tira il fiato e spiega la sua convinzione: il patto sindacale si è rotto e ieri, all'incontro tra giunta provinciale e parti sociali, ne ha avuto la conferma: «Il presidente Fugatti, Cisl e Uil non hanno consapevolezza».
Perché? «Primo fatto, abbiamo un presidente della Provincia che continua a mentire e a rimangiarsi la parola data ed è una cosa grave, perché gli impegni si rispettano. Era già successo il 16 dicembre 2021 quando avevamo dovuto convocare uno sciopero, e solo di fronte a quello sciopero è tornato sui suoi passi. La cabina di regia per l'attuazione degli Stati generali del lavoro è stata convocata solo due volte. Una intesa che la Cgil aveva sottoscritto anche con una lacerazione interna. E il 27 luglio del 2023 in campagna elettorale, tutti i 35 consiglieri in aula hanno capito come me che si era impegnato a integrare quelle risorse per i salari e tutto avremmo pensato, ma non che il primo atto fosse quello di tagliare il potere d'acquisto del 6-7 per cento. Questa è una contraddizione enorme. Se dici che c'è una emergenza salariale devi fartene carico fino in fondo.
Per noi la credibilità di Fugatti presidente è a zero, per questo ho condiviso fino in fondo le mie categorie della Cgil perché è palese questa contraddizione. Bisogna investire sulla qualità, chiedere alle imprese di investire, il presidente sta mettendo in atto azioni che sono il contrario di questo, anche all'incontro con le parti sociali ha annunciato che ci saranno nuovi risorse per i bandi qualità, ma qui vengono finanziate la qualunque, con contributi a pioggia. Non condividiamo questa narrazione per cui in Trentino va tutto bene, basta fare un'opera pubblica e il pil cresce».
Invece? «Stiamo arretrando sui fondamentali economici, si prendono in giro i lavoratori. Fare crescere l'economia è l'unico fattore che dà sostanza».
Il suo appello ha funzionato? Che dicono Cisl e Uil? «Non ho ricevuto commenti, quello che conta adesso è che la Cgil affronti la nuova fase e trovi una nuova strategia sia nei confronti della Provincia, sia con Cisl e Uil, per mettere in chiaro che dopo lunedì la situazione non è più la stessa. Si dovrà sapere che questi punti potranno essere messi in atto da un altro segretario. Per fortuna la Cgil ha un numero di dirigenti preparati e competenti, che possono rilanciare la nostra organizzazione».
Scusi la provocazione, ma Cisl, Uil e Fugatti potrebbero dire "chissenefrega del cambio del segretario"…
«La nostra credibilità potrebbe essere diversa dopo questo passaggio. Voglio che sia chiaro che questa discussione è libera, dobbiamo avere la forza di dimostrare nei fatti che c'è da cambiare registro».
È un messaggio interno? «No, non c'è questo problema. Anzi, si è ricucito con la Funzione pubblica. È un segnale verso Cisl e Uil, la nostra è una organizzazione seria, siamo tutti importanti, ma nessuno è indispensabile».
Insomma, c'è fermezza? «Mai avuto dubbi. In assenza di una presa di posizione forte si correva il rischio che si potesse avallare quello che fa la giunta, ossia tagliare i salari. E non si capisce che questo non ha mai portato a nulla, non fa crescere la produttività, l'ipotesi che la moderazione salariale possa aiutare l'economia è smentita dai fatti».
All'incontro con le parti sociali avete ribadito queste cose?
«Sì. C'è ora il problema delle risorse per i lavoratori delle cooperative. Ho fatto una battuta: mi sono già scottato, dimostrate con i fatti che almeno per gli ottomila lavoratori ci saranno le risorse e non fate trucchetti».
Pensa che si voglia isolare la Cgil? «Non credo perché nessuno ne avrebbe vantaggi, perché è la organizzazione maggiormente radicata. Lo stesso Fugatti ha dichiarato che lui vuole la pace sindacale e allora io dico: lo dimostri con i fatti».
Ma come andare avanti? «Adesso contesteremo l'assestamento di bilancio e poi metteremo in atto una serie di azioni per fare arrivare la voce più forte dei lavoratori e delle lavoratrici, perché c'è in generale una sottovalutazione del quadro economico che il Trentino sta vivendo».
Bisogna fare di più?
«Bisogna pensare a una politica di crescita e non "a naso" come sembra fare Fugatti. Abbiamo una industria che si sta contraendo, non c'è crescita, chiediamo grande selettività, il cambiamento climatico lo sconfiggeremo con nuove tecnologie con una manifattura innovativa e all'avanguardia. Basta dare soldi a pioggia alle piccole imprese».
LA SCHEDA: ASSEMBLEE CONTRAPPOSTE
Assemblee praticamente contrapposte ieri tra i sindacati di settore della Funzione pubblica della Cgil da una parte e di Cisl e Uil. Entrambe molto partecipate con centinaia di lavoratori e entrambe le assemblee hanno trovato conferma nel voto sulle linee - opposte sul contratto - con la Cgil che non ha firmato l'intesa con la Provincia sugli stipendi e invece Cisl e Uil sì. «Ci siamo confrontati - dice Luigi Diaspro, segretario della Cgil Fp - c'è stata una perdita del potere d'acquisto, quelle risorse non saranno più recuperate. Tra l'1 per cento che hanno concesso e l'8 per cento che perderemo c'è una via mediana. Le risorse sono poche». Ma Diaspro chiarisce anche che «non è che la Cgil è fuori dai tavoli», perché nei prossimi mesi ci saranno i tavoli con l'Apran per definire l'applicazione dell'intesa.Invece con i giornalisti Diaspro non vuole commentare la lettera di Grosselli che metteva a disposizione il suo mandato. «Gli esiti che il segretario riporta sulla frattura sono sotto gli occhi di tutti. Grosselli pone un problema sui salari, è fuori di discussione riuscire a porre la questione. Sull'unitarietà, ci sono difficoltà maggiori rispetto ad ieri. Non ci sono le condizioni. L'unità va perseguita nel merito, qui si è verificata una diversità evidente». Diaspro dice che voleva capire se i lavoratori avevano capito la posizione della Cgil e condivisa. «E siamo stati confortati». Spiega ancora che «c'è bisogno di una voce come la Cgil, noi abbiamo condiviso inizialmente quel protocollo. Ora verificheremo con altre mobilitazioni. Ma aggiunge: «Le posizioni degli altri sono legittime, non le discutiamo, ma vorrei che si capisse che anche la nostra posizione è assolutamente legittima».Soddisfazione sull'altro versante, in Cisl e Uil: «C'è grande soddisfazione e il pieno mandato all'unanimità di proseguire il percorso», dicono Giuseppe Pallanch (Cisl Fp) e Andrea Bassetti (Uil Fpl) a margine delle video assemblee di ieri, per spiegare i dettagli tecnici del protocollo firmato con la Provincia, votato da oltre 300 lavoratori. «I sindacati confederali e unitari hanno intrapreso la strada della coerenza e della responsabilità. Le lavoratrici e i lavoratori meritano risposte e non una politica inconcludente, strumentale ed ideologica», dicono attaccando indirettamente la Cgil. Le Funzioni pubbliche di Cisl e Uil hanno sempre sostenuto «la continuità di un percorso iniziato, con il Protocollo del 18 luglio 2023 per puntare sul rispetto degli impegni presi per dare risposte. L'unico obiettivo di queste trattative, senza preconcetti, è trovare il miglior accordo possibile tra certezze economiche e l'opportunità di aprire una nuova stagione nei rapporti con l'ente pubblico». Pallanch e Bassetti rivendicano il risultato: «C'è un aumento del 10,2 %, il doppio rispetto alle dinamiche nazionali: soldi che finiscono nelle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori. Un punto di partenza significativo per migliorare. La polemica politica non può essere fine a se stessa, abbiamo operato per il bene delle lavoratrici e lavoratori» evidenziano Pallanch e Bassetti.