Migranti / Il nodo

Coppola a Fugatti: «Avete smantellato il sistema di accoglienza per richiedenti asilo»

La consigliera di Avs: «Dal 2018 un progressivo declino, con il tramonto dell’accoglienza diffusa, molti migranti finiti per strada. La Provincia deve spiegare molte cose, anche perché ha rinunciato a un milione di euro della Ue per politiche di integrazione»

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TRENTO. La consigliera Lucia Coppola di Alleanza Verdi e Sinistra chiede alla Giunta provinciale di specificare: «In quali Comuni trentini si sono verificati dei problemi coi richiedenti protezione internazionale ed eventualmente specificarne la tipologia; da chi sono stati segnalati questi problemi (sindaco, assessori, parroci, cittadini, associazioni, enti); in che modo sono stati segnalati, mediante lettera, denuncia, segnalazione, petizione o altro; quante segnalazioni ha ricevuto la Provincia; quante denunce sono state sporte nei “piccoli centri” nei confronti dei richiedenti protezione internazionale e dove si trova eventualmente la documentazione».

«Dal 2018 - scrive Coppola - il sistema di accoglienza provinciale in Trentino si è avviato inesorabilmente verso il tramonto» scrive la consigliera in una nota. All’origine del declino la promulgazione a livello nazionale del “decreto sicurezza” che «ha è di fatto depotenziato tutto il sistema che fino ad allora aveva permesso in diverse regioni di poter gestire congiuntamente l’accoglienza assieme agli enti locali».

A Trento, dove il decreto è stato applicato alla lettera, non è infatti più stato consentito di accogliere in aree periferiche, per cui tutti i nuovi arrivi all’epoca erano stati concentrati a Trento e Rovereto.

Così è stato smantellato un sistema funzionale, spiega Coppola: «Sono state drasticamente tagliate le risorse economiche e quindi non è stato più possibile implementare i corsi di italiano, gli stage lavorativi, il sostegno sociale, quello psicologico, la formazione professionale, i tirocini lavorativi e tanto altro». Anche il numero di operatori trentini impiegati sul fronte accoglienza  è stato significativamente ridotto, sprecando così importanti competenze e posti di lavoro.

Sul piano economico la consigliera ha molto da rimproverare: «Si è rinunciato incredibilmente a un milione di euro, stanziato dalla Ue sul capitolo integrazione, che non si riferiva solo ai rifugiati ma anche a studenti e lavoratori stranieri, alla formazione della Pubblica Amministrazione e delle Forze dell’Ordine in tema di migrazioni, nonché a fondi stanziati per i rimpatri forzati e non». Del Bilancio provinciale solo 0,25% è stato destinato alla Cooperazione Internazionale – sottolinea la nota – senza che avvenisse alcuna verifica preventiva della ricaduta sui progetti già avviati che non hanno potuto essere portati a termine. 

«I Comuni che fino al 15/1/2019 ospitavano l’accoglienza diffusa, unico e fondamentale strumento di inclusione, erano 65. Nel giugno 2020 erano già ridotti a 24».

«Oggi, – continua Coppola –  per avallare l’impossibilità di riaprire l’accoglienza diffusa, si sostiene che nei piccoli comuni ci siano stati dei problemi e che i sindaci non sono più disponibili.

In realtà la fine dell’accoglienza diffusa ha determinato per molti migranti, uomini e donne (alcune erano protette in quanto vittime di tratta), la fine di un progetto di vita e lavorativo, la perdita della casa e a causa di ciò molti sono finiti in strada, sotto i ponti (situazione precedentemente poco frequente per i rifugiati) e vittime in molti casi della malavita organizzata, in particolare nel capoluogo. Sono queste le risposte che un governo provinciale dà alla coesione sociale e alla sicurezza dei propri cittadini?»

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