Guerra di etichette: sul nome del vino la cantina Villa Corniole batte i Rotschild francesi in tribunale
Il vino cembrano si chiama Sagum, antico nome di Giovo. Ma per il colosso d’Oltralpe «imita» il loro Saga R. Alla fine il Tribunale dà ragione all’azienda trentina
CEMBRA. La val di Cembra che "sconfigge" il Pauillac, nel cuore del Mèdoc, a ovest di Bordeaux. Il Trentino che batte la Francia. La società agricola Villa Corniole che vince contro Les Domaines Barons de Rothschild. E la famiglia Pellegrini che può esultare al cospetto dei Baroni de Rothschild. Insomma, nel più classico dei Davide contro Golia, questa volta a vincere è il "piccolo".
Non stiamo parlando di sport, ma di vini. E di una piccola, ma curiosa, vicenda giudiziaria. Procediamo con ordine. In Trentino, in val di Cembra, da poco più di vent'anni la famiglia Pellegrini, con Onorio e Maddalena, in seguito accompagnati nell'avventura anche dalle figlie, produce dei vini estremi. Una piccola cantina, ma all'insegna della qualità.
Nel 2020 nasce un nuovo prodotto di nicchia (circa duemila bottiglie all'anno): si tratta di un pinot nero che viene denominato Sagum, in un omaggio alla propria terra e al proprio territorio. Sagum, infatti, non è altro che l'antico nome latino del paese di Giovo.
L'azienda cembrana, come prassi, fa domanda per registrare il marchio e questa viene accolta e pubblicata sul Bollettino ufficiale dei marchi d'impresa a metà aprile 2020, tra l'altro in pieno lockdown. Pochi mesi dopo, a luglio, la "sorpresa": la società francese Les Domaines Barons de Rothschild - un colosso dell'enologia, produttrice di vini straordinari, dallo champagne al celebre Château Lafite: come si legge in alcuni siti specializzati «Les Domaines Barons de Rothschild non è storia, è leggenda» - deposita, attraverso un importante studio di consulenza di Milano, un atto di opposizione per la richiesta del marchio "Sagum".
Si parla di un rischio di confusione per i consumatori, dato che la grande e internazionale cantina francese produce da tempo (1999) due linee che si chiamano Saga R e Saga de R, che comprendono diverse tipologie di vino tutte francesi, in particolare Cabernet Sauvignon, Merlot, Sauvignon Blanc, Sémillon e Sauvignon Gris, con una produzione di oltre 100 mila unità annue.
Insomma, il Sagum cembrano e il Saga R francese potrebbero essere - a dire dei francesi - confusi dagli amanti del vino. Dalle cantine, quindi, si passa a uffici e aule di Giustizia.
A settembre 2022 l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, senza considerare le deduzioni di Villa Corniole, accoglie l'opposizione e rifiuta la registrazione del marchio "trentino". Viene detto che c'è «un grado medio elevato di somiglianza fra i segni dal punto di vista visivo e un grado di somiglianza medio sotto il profilo fonetico».
Villa Corniole, però, non ci sta e vuole spiegare le proprie ragioni e soprattutto la volontà di registrare un nome storico, omaggiando la propria terra, e non di trarre in inganno i consumatori. L'avvocato Mattia Botteon, dello studio Legale Botteon di Lavis, si oppone: il tipo di prodotto è diverso, la provenienza geografia anche, il bacino di clientela pure, così come i rispettivi aspetti grafici e fonetici. E poi c'è, soprattutto, una storia antica che spiega e giustifica la scelta del nome Sagum.
L'avvocato illustra ai giudici della Commissione dei Ricorsi che la prima menzione del termine in questione risale, addirittura, agli Annali della Fulda dell'888 d.C. (Annales Fuldenses Freheri), cronache medievali provenienti da un'abbazia benedettina germanica, nei quali si legge che "excipiuntur Curtes Navìum et Sagum", ossia "fatta eccezione per le Corti di Nave e di Giovo".
Ma i cenni storici, da allora ai giorni nostri, sono innumerevoli. E tutti riportano che l'attuale comune di Giovo, nell'antichità, si chiamava Sagum. E siccome i vigneti di pinot nero dell'azienda agricola si trovano proprio in quel territorio, ecco spiegata la scelta del nome.
Qualche settimana fa la sentenza: «Il rischio di confusione è insussistente». Ancora: «La valutazione dell'Ufficio è basata esclusivamente sulla identità delle prime tre lettere dei segni, senza considerare che, mentre quello di Villa Corniole è chiaramente un termine proprio del latino antico, non altrettanto può dirsi del lemma "Saga" . E assai verosimilmente solo un gruppo estremamente ristretto di utenti identificherà come il plurale del sostantivo neutro Sagum».
Infine: «Sulla base della documentazione non c'è motivo per non dare credito all'affermazione di Villa Corniole di averlo adottato come marchio al solo fine di rimarcare, con un lemma suggestivo, la provenienza geografica del prodotto».
Il Sagum, quindi, potrà legittimamente continuare a chiamarsi così. Villa Corniole ha vinto e la società francese è stata condannata a pagare 3.500 euro di spese di giudizio. In val di Cembra, quindi, si può brindare. Se non con l'ottimo e rinomatissimo champagne dei baroni francesi, almeno con un bel calice di Trentodoc.