Commercio / Il caso

Panifici Sosi, si lavora per ripartire: procede l'integrale sanificazione del laboratorio

La storica azienda di Trento spiega: il livello di umidità della mollica dei pani di grande formato appariva oltre i nostri standard, abbiamo da subito interrotto la produzione e allertato l'Apss e i nostri consulenti. Confidiamo di riprendere all'inizio della prossima settimana». Negozi aperti per informare la clientela e vendere prodotti non legati alla panificazione

IL FATTO Stop temporaneo alla produzione dello storico panificio Sosi
STORIA Pane fatto col siero di capra: l'idea da Oscar dalla valle dei Laghi
APPELLO I panificatori: «il pane trentino sia tutto trentino»

di Leonardo Pontalti

TRENTO. Vedere gli scaffali e gli espositori del pane vuoti, alle spalle dei banconi dei quattordici punti vendita, ieri ha spiazzato e incuriosito la clientela, ma era ciò che l'azienda, il panificio Sosi, voleva: non abbassare le serrande affidandosi ad avvisi stringati, ma raccontare con la viva voce di dipendenti e collaboratori e collaboratrici quello che sta accadendo a chi ogni giorno dà fiducia al panificio.

Sosi, infatti, almeno fino a domenica non produrrà pane fresco: come preannunciato dall'Adige di ieri, il panificio del capoluogo che lo scorso anno ha tagliato il traguardo dei cent'anni di attività ha deciso di fermare il laboratorio di via del Commercio per risolvere alla radice un problema che era emerso da lunedì: alcuni pani di grande formato avevano iniziato a mostrare alcune anomalie una volta usciti dai forni.

«Il livello di umidità della mollica dei pani di grande formato appariva oltre i nostri standard - ha spiegato Stefano Sosi - e abbiamo da subito interrotto la produzione di quei formati e ritirato i prodotti già venduti, invitando i clienti a tornare in negozio per il rimborso».

Fin da subito i sospetti si erano concentrati sulla possibilità che il laboratorio potesse essere stato contaminato dalla presenza di un particolare batterio, il Bacillus Mesenthericus o subtilis, che è quasi sempre il principale responsabile del fenomeno del cosiddetto "pane filante": all'interno, le pagnotte restano apparentemente come semicrude o comunque molto umide, con la mollica che si scompone in filamenti.

«Ci eravamo subito mossi, come detto ritirando i pani prodotti quel giorno e poi allertando subito l'Azienda sanitaria e consulenti ed esperti del settore. Avremmo potuto continuare a produrre gli altri formati di pane che non avevano mai mostrato anomalie, ma per poter garantire alla nostra clientela la salubrità e la qualità che vogliamo sempre assicurare abbiamo deciso di fermare l'intera produzione e procedere a risolvere radicalmente il problema», ha spiegato ancora Sosi.

In questi giorni sta dunque proseguendo l'opera, già partita, di integrale sanificazione del laboratorio, ma i negozi sono rimasti e rimarranno aperti, offrendo non solo tutti i prodotti non legati alla panificazione che i punti vendita offrono ma soprattutto informazioni e trasparenza.

«Devo dire che la nostra idea è stata capita e sposata in pieno e questo non può che farci piacere», ha spiegato ieri Sosi: «Non era scontato, eppure abbiamo ricevuto soltanto attestati di stima per la serietà e la trasparenza con cui abbiamo deciso di gestire questo momento infelice».

Lo stop alla produzione è stato deciso infatti a malincuore «perché eravamo riusciti a non chiudere neppure un giorno nemmeno durante la pandemia quattro anni fa, e doverci fermare è stato difficile. Ma è una decisione che abbiamo preso convintamente, proprio per poter tornare a garantire quei prodotti sicuri e buoni che da sempre ci contraddistinguono».

Stefano Sosi ieri ha preferito non sbilanciarsi sulle tempistiche attese per il ripristino della produzione: «Per ora posso solo confermare lo stop fino a domenica, oggi (ieri, ndr) non sono emerse novità che ci permettano di anticipare i tempi rispetto a quelli previsti, ma confidiamo di poter ripartire con l'inizio della prossima settimana».

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