Sanità privata, contratto fermo: in settembre scatterà lo sciopero
La Cgil annuncia la protesta per sbloccare le trattative e “chiama” la Provincia. Ad oggi in sanità pubblica c’è stato un rinnovo del contratto (2019-2021) e ci sono risorse - anche se insufficienti - per quello successivo (2022-2024); in sanità privata, invece, è tutto fermo, sia a livello nazionale che a livello delle integrazioni provinciali
TRENTO. Le trattative per il rinnovo del contratto nazionale della sanità privata si sono bloccate e si va allo sciopero del settore il 23 settembre prossimo. «Mentre per i contratti provinciali si stanziano risorse per tamponare, anche se solo parzialmente, l’inflazione, il contratto della sanità privata Aris Aiop, rinnovato nel 2020 dopo ben 14 anni, rimane bloccato», sottolineano Marco Cont e Luigi Diaspro, rispettivamente funzionario e segretario della Fp Cgil.
«Le strutture sanitarie private accreditate in Trentino coinvolte, gli ospedali San Pancrazio e San Camillo, le case di cura Eremo, Villa Regina, Villa Bianca, Solatrix, la Cooperativa Villa Maria e il Centro Franca Martini, contano oltre un migliaio di dipendenti, che devono far fronte ai picchi inflattivi più duri della storia recente. Si tratta di strutture convenzionate che contribuiscono a sostenere il servizio sanitario provinciale e a ridurre i tempi delle liste di attesa nel garantire l’accesso alle cure attraverso visite ambulatoriali, esami specialistici, interventi di chirurgia, riabilitazione motoria, cardiologica, socio-educativa, neurologica, prolungamento del regime ospedaliero per le lungodegenze, oltre ad un forte contributo nella diagnostica, evitando ai trentini di spostarsi fuori provincia. Per questo personale, oltre a non prospettarsi alcun rinnovo contrattuale a livello nazionale, non si prevede alcun riconoscimento neppure da parte della PAT, ad esempio per la terza fase dell’emergenza Covid, come avvenuto invece per il personale della sanità pubblica e per le Apsp: Si tratta di una grave discriminazione, e per questo ci aspettiamo che Presidente e Assessore alla Sanità provvedano con tempestività».
Per Cont e Diaspro «è inoltre necessario, in considerazione del mutamento e dell’incremento dei bisogni di cura e di assistenza a seguito dell’invecchiamento e dell’aumento delle cronicità, prevedere una revisione dei parametri di presenza (rapporto tra numero di pazienti da assistere e professionisti presenti) e procedere a nuove assunzioni, così come prevedere un sistema indennitario per carichi di lavoro e disagi lavorativi per una vera parità giuridica e professionale col comparto pubblico. Il processo di privatizzazione in atto, anche a seguito del recente decreto liste d’attesa, non può comportare l’ulteriore beffa del fare cassa sulla pelle dei lavoratori delle strutture convenzionate. Per questo riteniamo giunto il momento di rivedere l’indennità sanitaria provinciale ferma da anni ed aggiornare le tariffe delle convenzioni».
Ad oggi in sanità pubblica c’è stato un rinnovo del contratto (2019-2021) e ci sono risorse - anche se insufficienti - per quello successivo (2022-2024); in sanità privata, invece, è tutto fermo, sia a livello nazionale che a livello delle integrazioni provinciali.