Imprese femminili stabili, restano il 18,6% del totale: molte in agricoltura
Chi cresce a doppia cifra è il settore dei servizi alle imprese (in 10 anni sono 138 aziende in più, +14,3%), e in particolare è in espansione il settore delle "attività professionali, scientifiche e tecniche, in cui la presenza femminile è in crescita importante
TRENTO. Donne imprenditrici è sinonimo di parrucchiere ed estetiste? Ma nemmeno per sogno. O meglio, ci sono le parrucchiere, è ovvio, e sono anche parecchie. Ma non è certo nei confini della cura alla persona che si limita l'imprenditoria femminile. Che non cresce - questa la brutta notizia - ma nemmeno cala, tutto sommato, se non di pochissime unità. Certo, restano minoritarie le donne che scelgono di mettere in piedi la propria impresa o che scelgono di prendersi la responsabilità di portare avanti l'azienda di famiglia. Ma rimangono un quinto scarso del totale: il 18,6%.
A dare i dati dal registro delle imprese è la Camera di Commercio, che evidenzia come siano 8.679 le imprese femminile (appunto il 18,6% sul totale): in termini assoluti in un anno se ne sono perse per strada 14, ma l'anno è stato difficile in generale per le imprese trentine, che fossero rette da donne o da uomini poco cambia. E infatti in termini percentuali erano il 18,5% nel 2023, sono il 18,6% quest'anno.
Quel che appare evidente è il trend in crescita (in termini percentuali sul totale delle imprese) nel corso degli anni. Una crescita, tuttavia, decisamente al rallentatore: nel 2020 le imprese femminili erano il 18,4%.
Ma di cosa si occupano le donne, quando scelgono di essere imprenditrici? Un po' a sorpresa, il settore che più vede la presenza di imprenditoria femminile è l'agricoltura, con 1.929 posizioni attive (che rappresentano il 22,2% delle imprese femminili).
A seguire il commercio (1.627 aziende, il 18,7%) e il grande calderone che va sotto il nome di "altri settori", che conta 1.445 imprese (il 16,6%), tra cui 1.168 attività di servizi alla persona (qui si la parte del leone la fanno parrucchieri e centri d'estetica).
Resta minoritaria la presenza femminile in settori tradizionalmente maschili anche nella presenza degli operatori dipendenti: l'edilizia (223 imprese, 2,5%), e il manifatturiero, con 429 imprese, che corrispondono al 4,9%, la maggior parte delle quali attive nel settore tessile e nell'alimentare.
Non tutti i settori stanno vivendo questi mesi con la medesima capacità di far fronte alle difficoltà: soffre particolarmente il commercio (51 imprese in meno tra quelle femminili, e 1185 in meno tra quelle guidate da un uomo).
Un trend ancora più pesante se si guarda al dato storico: in 10 anni si sono perse per strada 283 imprese femminili, il 14,8%, e nella maggior parte dei casi si tratta di punti vendita al dettagli di abbigliamento, calzature e alimentari, alcuni dei settori messi più in tensione dai grandi punti vendita (per l'alimentare) e dall'e commerce su abbigliamento e calzature.
Chi cresce a doppia cifra, nell'imprenditoria femminile è il settore dei servizi alle imprese (in 10 anni sono 138 aziende in più, +14,3%), e in particolare è in espansione il settore delle "attività professionali, scientifiche e tecniche, in cui la presenza femminile è in crescita importante. Costante la presenza femminile sul fronte cura alla persona (il 50,5% delle imprese in generale), sanità (35,4%) e turismo e ristorazione (30,2%). Quanto agli addetti, infine, sono 25.645 i lavoratori nelle imprese femminili.
I dati elaborati dall'Ufficio studi e ricerche confermano che le imprese femminili rappresentano una realtà importante e consolidata del nostro sistema imprenditoriale e produttivo - commenta Andrea De Zordo, presidente della Camera di Commercio - In quest'ultima rilevazione, poi, è interessante notare che sempre più donne scelgono di mettere a frutto le proprie competenze e il proprio talento in settori in cui tradizionalmente erano poco presenti, come quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche, solitamente appannaggio dell'imprenditoria maschile. In generale, quindi, i dati sono positivi, anche se dobbiamo considerare che, anche per questa porzione di imprenditoria, l'andamento del comparto commerciale sta attraversando un periodo di difficoltà e trasformazione, che merita di essere monitorato con costanza».