Secondo sciopero degli operai agricoli, raccolta della frutta a rischio, annunciato un terzo giorno di astensione
I sindacati chiedono il rinnovo del contratto di lavoro provinciale, ma i contadini offrono un aumento che è meno dell’inflazione: «non possiamo accettare»
TRENTO. Si sta svolgendo in queste ore la seconda giornata di sciopero degli operai agricoli e florovivaisti del Trentino, a cui ne seguirà una terza: già indetta per il 21 agosto e che prevede anche un presidio sotto la sede di Confagricoltura.
A spiegare il motivo della mobilitazione sono le segretarie generali di Flai Cgil Elisa Cattani, di Fai Cisl Katia Negri e il funzionario di Uila Uil Fulvio Giaimo. "La giornata di sciopero provinciale riguarda tutto il territorio e tutto il comparto. È causata dallo stallo nelle trattative per il rinnovo del contratto collettivo provinciale, in particolare per quanto riguarda i salari. Le informazioni che ci arrivano da delegate e delegati del comparto, ci confermano una massiccia adesione nelle loro realtà lavorative. Questo in un momento che per l'agricoltura è di grande rilievo, visto che nei giorni scorsi sono iniziate le raccolte di alcune varietà precoci come le mele Gala e che, a breve, si partirà con la vendemmia degli Chardonnay. La richiesta di lavoratrici e lavoratori è un aumento del 5% sui minimi tabellari, oltre a una quantificazione della produttività che, ad oggi, nel contratto provinciale non esiste. Dalla parte datoriale l'offerta è rimasta quella iniziale, ovvero un aumento del 3% ma sappiamo che l'Ipca, ovvero l'Indice dei prezzi al consumo armonizzato è pari al 3,9%. Questo dato lo fornisce Istat, dunque non possono essere accettate proposte che non recuperano nemmeno l'aumento del costo della vita".
Il comparto - precisa una nota - occupa un numero di lavoratori che oscilla tra i 21 e i 25 mila a seconda degli anni, essendo caratterizzato da forte stagionalità. Tra questi, infatti, la maggior parte riguarda lavoratori che arrivano per la raccolta delle mele e per le vendemmie, ma ci sono anche alcune migliaia di "fissi" oltre a tutti quei lavoratori che, pur stagionali, vivono e lavorano stabilmente sul territorio.
«Chiediamo un dignitoso recupero del potere d'acquisto, a maggior ragione in una provincia come la nostra, dove il costo della vita è quasi il 20% più alto che nella gran parte del resto del Paese. Parliamo di redditi mensili che sono al di sotto dei 1.500 euro lordi e che, nel caso dei raccoglitori stagionali, pesano anche meno». I sindacati non scordano di parlare anche a più ampio raggio del comparto agricolo. «Uno dei temi importanti è la qualità del lavoro, alla quale è strettamente connessa la qualità dei prodotti trentini, sia per il comparto frutticolo che vitivinicolo. Un territorio piccolo e montano come il Trentino può conquistare fette di mercato solo se punta con decisione alla qualità a 360 gradi. Inoltre lavoro di qualità significa salari dignitosi, recupero del potere d'acquisto e quindi, ovviamente, anche indotto per il territorio».