La presidente uscente dell’Opera universitaria: «Alloggi, serve fare squadra col privato»
Avendo già trascorso infatti altri cinque anni da consigliera prima del 2019, anno dell'elezione, la docente del Dipartimento di Economia e Management dovrà passare il testimone tra il 17 ed il 18 settembre prossimi: “Borse di studio passate da 6 a 13 milioni di euro”
IL PIANO 1,2 miliardi per nuovi alloggi universitari
TRENTO. La pandemia, l'emergenza alloggi, la necessità di un nuovo approccio. E dall'altra, i nuovi studentati in arrivo, gli importi delle borse di studio raddoppiati in cinque anni, un'attenzione diversa a studentesse e studenti per dare loro un'esperienza universitaria a trecentosessanta gradi. Questi e tanti altri sono stati i temi che la presidente di Opera, Maria Laura Frigotto, ha affrontato nel suo primo ed ultimo mandato al vertice dell'ente: avendo già trascorso infatti altri cinque anni da consigliera prima del 2019, anno dell'elezione, la docente del Dipartimento di Economia e Management dovrà necessariamente passare il testimone tra il 17 ed il 18 settembre prossimi.
Presidente, partiamo da una questione di assoluta urgenza nel mondo universitario: l'emergenza alloggi. A che punto sono i nuovi studentati e quali saranno i prossimi passi?
Diciamo innanzitutto che in Trentino ci sono 16 mila studenti ed il 65% di loro proviene da fuori provincia. Questo rende chiara la centralità del tema ed ecco perché abbiamo lavorato molto sugli investimenti, oltre al "fare squadra" con i privati. Nel 2022 abbiamo presentato due progetti, uno per il blocco G nello studentato di San Bartolomeo e l'altro per Rovereto, rispettivamente da 105 e 210 posti. In un primo momento sembravano rientrare entrambi nel Pnrr, poi sono passati al finanziamento nazionale e in quel momento abbiamo temuto uno stop. Tuttavia, la Provincia ha finanziato il blocco G per 15 milioni di euro, progetto che andrà in gara d'appalto entro la fine dell'anno, mentre per quello roveretano, da 30 milioni, bisognerà attendere il prossimo anno.
Sullo sfondo resta poi il progetto della costruzione dello studentato a Piedicastello.
Certamente, anche se noi subentreremo dopo, prendendolo in gestione. Ma abbiamo anche 55 posti in via Santa Margherita e, alla fine di luglio, abbiamo approfondito la possibilità di ricevere ulteriori finanziamenti per un progetto nazionale: l'intenzione è creare 40 mila posti, su Trento sarebbero 850 entro il 2026. Abbiamo già ricevuto 90 manifestazioni di interesse da parte di privati e altre realtà desiderose di mettersi in gioco.
Un altro dato importante riguarda le borse di studio che, negli ultimi cinque anni, sono aumentate in termini di quantità e importi: può darci qualche dettaglio?
Nel 2019 l'importo medio annuale per studente era di 2.345 euro. Al 2023/2024 abbiamo toccato i 5.210 euro e fino a 7.200 euro per ragazze impegnate nei percorsi Stem, al fine di incentivare percorsi di studio in ambiti particolarmente importanti. Se consideriamo circa 2.500 borse erogate all'anno, significa che siamo passati da poco meno di sei milioni di euro ad oltre tredici, coperti soprattutto dalla Provincia ma anche dal Pnrr che, ancora per un anno, contribuirà con due milioni di euro. E ci tengo a precisare che, a differenza di altre zone d'Italia dove si parla di "borse di servizi", nel nostro caso vengono erogati agli studenti direttamente i soldi.
È diventata presidente e subito si è trovata ad affrontare la pandemia: che esperienza è stata?
Molto difficile. Siamo stati tra i primi a capire che il problema era serio. Abbiamo avuto 400 ragazzi in quarantena per oltre dieci giorni, un focolaio e diversi studenti spostati all'ex hotel Panorama per l'isolamento. In quel momento però abbiamo stretto forti legami con altre realtà, dalla croce rossa alle associazioni e questo è stato molto positivo. Di contro, far comprendere anche a studenti stranieri ciò che stava succedendo è stato parecchio complesso. Ma credo che la pandemia ci abbia lasciato anche cose positive.
Per esempio?
Due su tutte. Per prima, l'attenzione alla socialità: siamo usciti dalla concezione classica di Opera come ente che eroga "solo" alloggi, borse di studio e ristorazione. Abbiamo capito che è importante dare agli studenti un'esperienza a tutto tondo, che li stimoli a tornare e restare in Trentino, anche per far fronte al calo demografico, questione con cui dovremo misurarci in futuro. Così sono stati pensati momenti di incontro, feste ed eventi per tutti, occasioni per ritrovarsi ed andare oltre ciò che si è sempre fatto. In secondo luogo, la digitalizzazione: in un mese, per esempio, abbiamo creato una app per prenotare i servizi.
Tre parole per descrivere la sua esperienza da presidente?
Direi "visione", perché abbiamo cercato di non fermarci ai nostri compiti classici. Poi "socialità", importante per un'esperienza universitaria completa. Infine direi "data-driven", cioè aver preso decisioni sulla base di dati, ricerche e monitoraggi che abbiamo fatto costantemente. Lascio un ente avviato verso un futuro in cui potrà crescere e migliorarsi ancora, con una direzione tracciata capace di andare oltre il "si è sempre fatto così" e con la speranza che si possa mettere in campo un diritto allo studio sempre più ampio.