Abbattimento di Kj1: associazione animalista chiede alla Provincia 500mila euro di danni
La Lega nazionale per la difesa del cane fa sapere di aver quantificato i danni subiti dalle decisioni di Fugatti
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TRENTO. La Lndc (Lega nazionale per la difesa del cane) fa sapere di aver quantificato i danni subiti dalle decisioni di Fugatti contro l’orsa KJ1, "a partire dal fatto - si legge in una nota stampa - che l’associazione è stata privata del diritto costituzionale di ricorrere contro il decreto per l’uccisione dell’orsa emettendolo nel cuore della notte e facendolo eseguire nelle prime ore della mattina successiva".
La Lndc Animal Protection sottolinea di essere "in prima linea per proteggere gli orsi del Trentino dalle intenzioni tutt’altro che pacifiche dell’amministrazione locale".
Nel corso di questi anni, si legge ancora, "l’associazione è ricorsa al Tar e anche al Consiglio di Stato per contestare le ordinanze killer emesse dal presidente Fugatti, ottenendo spesso dei pareri favorevoli e riuscendo così quanto meno a bloccare in molti casi i suoi provvedimenti".
La nota stampa si occupa quindi dell’ultimo caso, che ha scatenato molte proteste, quello dell’abbattimento dell'orsa Kj1, nella zona di Arco.
"La Provincia autonoma di Trento, come già accaduto nel caso dell’orso M90, è riuscita ad eludere il giudizio del Tar.
Dopo aver emesso due ordinanze per uccidere Kj1, entrambe sospese dal Tar a seguito dei ricorsi di Lndc Animal Protection, il presidente Fugatti ha emesso un decreto nel cuore della notte e nelle prime ore della mattina successiva ha proceduto con l’uccisione dell’orsa, prima che il tribunale potesse prendere in considerazione il ricorso presentato dall’associazione a tempo di record durante la notte".
Entrano quindi nello specifico della vicenda Michele Pezone e Paolo Letrari, avvocati di Lndc Animal Protection: “Dopo averci costretto a impugnare per ben tre volte sostanzialmente lo stesso provvedimento, con le spese che questo comporta, il presidente Fugatti ci ha privato di un nostro diritto costituzionale previsto dall’art. 113 della Costituzione, ossia la tutela giurisdizionale contro atti della pubblica amministrazione.
È ora di dire basta a questo modus operandi della Pat, che emette in continuazione ordinanze urgenti senza i dovuti presupposti. È ora che la Pat si assuma la responsabilità delle sue azioni, nella speranza che inizi ad avere più rispetto non solo per l’ambiente e gli animali, ma anche per il nostro lavoro e quello della magistratura.
Per questo abbiamo presentato una richiesta di risarcimento per i danni patrimoniali, di immagine, da perdita di chance e per i danni non patrimoniali derivanti dall’afflizione morale e psicologica dei nostri associati. L’ammontare da noi richiesto è pari a 500mila euro”.
A spiegare il contesto che ha spinto l'associazione a questo passo è Piera Rosati, presidente Lndc Animal Protection: “In tutti questi anni abbiamo sostenuto delle spese elevatissime per i ricorsi al Tare al Consiglio di Stato contro la Pat e lo abbiamo fatto volentieri, anche perché in moltissimi casi abbiamo avuto ragione.
Ma non è possibile continuare così, con ordinanze continue a cui far fronte. Soprattutto non è possibile accettare che una pubblica amministrazione emetta un ordine di uccisione di notte e lo esegua all’alba, prima che sia possibile fare qualsiasi cosa. Questo è un comportamento vessatorio che vanifica tutti i nostri sforzi, instillando un senso di sfiducia nei nostri sostenitori e quindi causandoci un grave danno. Adesso basta. Non siamo riusciti a salvare Kj1, ma Fugatti e la Pat devono pagare per quello che hanno fatto in tutti questi anni”.