Aggressioni al personale sanitario, l'assessore Tonina: «Ci confrontiamo con i primari»
Anche alla luce dei dati ufficiali sui casi di violenze (226 l'anno scorso), dalla Provincia arriva un'iniziativa per «per capire dai diretti interessati quello che sta accadendo, le loro preoccupazioni ed eventualmente le loro proposte». La giunta fa anche sapere si avere a sua volta possibili soluzioni da valutare
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TRENTO. Un incontro con i primari e i direttori degli ospedali per fare il punto sul problema della sicurezza degli operatori sanitari. L'assessore Mario Tonina ha affrontato questo tema che riguarda anche il Trentino. I numeri del Monitoraggio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie diffusi dalla Consulta della Salute parlano chiaro: 226 aggressioni segnalate.
Fatti che hanno colpito per lo più donne (199), di giovane età fino a 29 anni (70), dai 30 ai 39 anni (47), dai 40 ai 49 anni (37), dai 50 ai 59 anni (53) dai 60 anni in su (13), con profilo professionale di infermiere e di operatrici sociosanitarie, in RSA/residenze protette, Pronto Soccorso e servizio di emergenza/urgenza territoriale, attraverso aggressioni sia verbali che fisiche, per lo più da parte di pazienti/utenti.
«L'incontro - ha spiegato l'assessore Tonina - è un occasione per capire dai diretti interessati quello che sta accadendo, le loro preoccupazioni ed eventualmente le loro proposte. Anche noi abbiamo delle possibili soluzioni perché se certi episodi accadono è spesso perché alcune persone dovrebbero trovare risposte altrove, non nei Pronto soccorso. L'obiettivo è mettere il personale nelle condizioni di svolgere il lavoro in sicurezza. Non c'è tempo da perdere».
L'assessore ammette che i problemi ci sono anche sul nostro territorio: «In particolare a Trento, e su questo è necessario vigilare e soprattutto tutelare le persone che in quelle strutture lavorano. Oggi è quello che chiedono. Alcune azioni sono già in corso e questo dimostra che una certa attenzione già c'è. Va detto che sicuramente ciò che accade è dovuto all'esasperazione delle persone, alle lunghe file al pronto soccorso. Il tema mi sta a cuore».
Anche il direttore Antonio Ferro è intervenuto sul problema.
«Devo dire che abbiamo un grande accordo di collaborazione con le Forze di polizia e devo ringraziare il Questore che ha messo una presenza fissa a Trento e Rovereto e abbiamo anche un numero telefonico dedicato dove possiamo chiamare in caso di emergenza. Chiaro che c'è il problema dei tempi di reazione, ma non possiamo pensare di mettere in ogni reparto una guardia.
Lo abbiamo fatto nei posti che riteniamo più a rischio, ma la situazione è comunque estremamente monitorata. Il lavoro che va fatto anche con il nostro personale è fornirgli gli strumenti comportamentali per avere la possibilità di dare una corretta risposta a questi episodi che sono fortunatamente ben lontani da quelli che accadono nel Sud. Lì abbiamo visto 56 episodi di violenza presso un ospedale campano con persone a loro volta ricoverate, ma devo dire che c'è forte pressione anche qui e dobbiamo lavorare anche sull'opinione pubblica perché ci sia quell'apprezzamento che era enorme nel post Covid».
Ferro si riferisce al periodo in cui infermieri e medici erano considerati dei veri e propri eroi e che nessuno si sarebbe sognato di attaccare o criticare. «Questo atteggiamento deve essere ripreso perché il lavoro che fanno i nostri sanitari è enorme sia sul territorio che sulla specialistica».