Rete 4 dipinge Trento come un inferno: il servizio tv diventa un caso
I toni apocalittici della trasmissione tv “Fuori dal coro” spingono il Patt a lanciare siluri al sindaco. Che però replica con i numeri
TRENTO. A vederla raccontata come nel reportage dell'altro ieri di "Fuori dal Coro" su Rete 4, Trento sembra una Gotham City orfana di un Batman a cui appellarsi: persa irrimediabilmente. Un inferno invivibile. In effetti, vedere concentrati in cinque minuti i video e i racconti di mesi di gravi episodi - raccontati come se riguardassero fatti che avvengono ogni sera in contemporanea - farebbe accapponare la pelle a chiunque: intemperanze da parte di pazienti psichiatrici, scontri tra spacciatori, resoconti delle malefatte del ladro seriale dei locali, violenze, rapine, aggressioni, il tutto condito dalle reazioni poco cortesi di clochard visibilmente ubriachi a cui viene messa una telecamera sotto il naso.
Per fortuna Trento non è quella dipinta da Rete 4, ma questo non vuol dire che i problemi non ci siano, anzi. Ma il servizio ha prestato il fianco alle opposizioni in Consiglio comunale per addebitarle totalmente al sindaco.
«Ecco il servizio integrale di Fuori dal coro sul disastro nella nostra città! La sinistra cittadina dovrebbe solo vergognarsi dell'abisso nel quale siamo sprofondati! Continuare a parlare di accoglienza diffusa in questa situazione è solo da vigliacchi!», ha attaccato Daniele Dematté (Fdi). Durissimo anche il Patt che, con la segretaria cittadina Giordana Detassis, ha affossato le (già minime) possibilità di un nuovo appoggio a Ianeselli: «Sulla sicurezza il Comune di Trento non è più giustificabile: avevamo posto il tema come priorità nel 2020, ma la situazione è peggiorata sensibilmente. Avevamo chiesto una delega specifica per la quale ci eravamo anche proposti, ma si è preferito continuare con una visione buonista. L'aggressione alla troupe di Rete4, la costruzione del "muro" in Bolghera, le polemiche di una parte della maggioranza comunale sul Cpr, le continue aggressioni e risse in varie parti della città, sono sintomo di una classe di amministratori che non vuole rendersi conto della situazione».
E il sindaco Franco Ianeselli? Ha voluto innanzitutto replicare al Patt con i numeri («Dal 2019 al 2023 le ore di servizio del Nucleo sicurezza urbana sono passate da 8.045 a 13.070, sono arrivate le unità cinofile e le ore di servizi coordinati tra piazza Dante e la Portela sono passate da 2.016 a 2.866») per poi entrare nel merito senza certo nascondere le criticità ma chiamando ciascuno a fare la propria parte: «C'è chi dopo il servizio in tv sembra quasi gongolare, confidando che ne derivi un qualche vantaggio politico. Ma non si rende conto che sta gongolando su fenomeni che con il Comune hanno ben poco a che fare, visto che la responsabilità sulla sicurezza pubblica è dello Stato e del Governo. Come amministrazione facciamo tutto ciò che possiamo: potenziamo i servizi della polizia locale, dialoghiamo senza tirarci indietro con i cittadini che ci chiedono confronti di fronte a situazioni di disagio come accaduto nei giorni scorsi in via Torre Verde, sedendoci a un tavolo e cercando soluzioni senza dipingere realtà catastrofiche. mobilitiamo le unità di strada, La verità è che da due anni abbiamo un governo che in campagna elettorale aveva promesso di bloccare l'immigrazione, con gli scarsi risultati che tutti conosciamo. La Provincia invece ha smantellato i servizi che favoriscono l'integrazione pensando che così gli immigrati si sarebbero tenuti alla larga da Trento. Il risultato, qui come altrove, è l'aumento del disagio sociale: dico qui come altrove perché è di questi giorni la notizia di un giovane ammazzato a Mestre in seguito a una rapina finita male o dell'escalation della microcriminalità a Genova, città che secondo le statistiche sono tra le più insicure d'Italia e sono peraltro sono governate dal centrodestra. Però il colore politico dei Comuni conta poco. Conta il fatto è che, da nord a sud, i cittadini sono arrabbiati quando il disagio diventa degrado e, naturalmente, se la prendono con i sindaci, spesso lasciati soli di fronte a fenomeni su cui hanno scarsa possibilità di incidere davvero».
Contro gli attacchi del Patt si sono scagliati anche Lucia Maestri (Pd) e Alberto Pattini (che parla di «zuffa elettorale creata ad arte») che hanno invitato le Stelle Alpine a prendere coscienza delle responsabilità dell'esecutivo provinciale che sostengono nell'aver smantellato un modello di accoglienza che comunque sgravava il capoluogo dal parte del peso sociale che è chiamato a sopportare negli ultimi anni.