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Depositate quasi seimila firme contro le scuole d’infanzia aperte a luglio, per il disegno di legge popolare

Non solo insegnanti, hanno aderito anche molti genitori ed esperti di pedagogia, da ogni parte del Trentino. Ma l’assessora Gerosa, da tre mesi, è «scomparsa»

GEROSA “Confronto aperto, ma non toglieremo servizi alle famiglie”

TRENTO. Le insegnanti delle scuole dell'infanzia del Trentino non mollano. Il braccio di ferro va avanti ormai da anni e, nonostante la loro opinione e le decisioni politiche continuino ad andare su binari paralleli che non si incrociano mai, loro continuano a spingere sull'acceleratore. E l'obiettivo è chiaro: difendere la scuola dell'infanzia.

Ieri il nuovo, annunciato, passo in avanti, con la consegna alla presidenza del consiglio provinciale di 5.865 firme autenticate (più del doppio rispetto alle 2.500 necessarie) per il loro disegno di legge di iniziativa popolare.

E la questione non è solamente l'ormai famoso caso dell'apertura nel mese di luglio - anche se naturalmente nel Ddl si chiede anche la cancellazione della norma provinciale -, ma l'obiettivo è decisamente più ampio: «Vogliamo restituire identità e dignità alla scuola dell'infanzia in Trentino. Siamo l'unica realtà in tutta Italia con regole diverse», spiegano le insegnanti, con in testa Michela Lupi, Giorgia Sannicolò e Raffaella Fiorio, che ieri a palazzo Trentini hanno consegnato il "malloppo" di documenti alla vice presidente del Consiglio provinciale Mariachiara Franzoia.

Raccogliere migliaia di firme in pochi mesi non è stato certo un lavoro facile. A fare la differenza è stata la forte rete che si è creata negli anni tra le varie scuole e le varie insegnanti, che si sono trovate quanto mai unite nella difesa delle loro ragioni. «Sono state una trentina le insegnanti autenticatrici, senza dimenticare le colleghe che le hanno affiancate e altre ancora che hanno organizzato sul territorio la raccolta. E tutta la provincia è stata coinvolta, con chilometri e chilometri percorsi, spesso sacrificando giorni di ferie o di riposo», spiegano.

«Siamo andate avanti senza mai demordere, con fisso in testa l'obiettivo che ci eravamo prefissate. E spesso siamo andate avanti da sole, senza il sostegno politico, nemmeno da parte di alcuni partiti della minoranza che, invece, ci avevano sostenute un anno fa, prima delle elezioni, quando avevamo presentato una petizione firmata da 8.236 cittadini. Legislatura dopo legislatura abbiamo assistito a un progressivo smantellamento di quel fiore all'occhiello del Trentino che era la scuola dell'infanzia.

I problemi sono tanti. Quando l'apertura a luglio è stata introdotta c'era il Covid, ci si appellava all'emergenza e noi abbiamo corrisposto con responsabilità. Poi si è insistito su questa strada e noi ci siamo sentite umiliate e offese. Alle famiglie è stato lanciato un messaggio sbagliatissimo: in estate dateci i vostri bambini, ci pensiamo noi. Invece la famiglia non deve delegare».

Ora la palla passerà alla politica: la proposta legislativa andrà in V Commissione, come già accaduto per altri 5 disegni di legge di iniziativa consiliare (1 ddl Degasperi, 2 ddl Parolari, 2 ddl Masè), tutti inerenti la disciplina delle scuole dell'infanzia. «Noi ci batteremo fino in fondo, senza interessi personali», concludono le tre insegnanti.Intanto, restando nel tema, la Uil scuola ha scritto all'assessora Francesca Gerosa chiedendo un incontro immediato sulla questione dell'apertura a luglio: «Il confronto si è interrotto: da tre mesi più nulla, nessun nuovo appuntamento e nessuna novità ci è stata comunicata. E nel contempo cominciano ad essere noti i dati sulla effettiva frequenza dei bambini al "servizio estivo", indebitamente accollato alla nostra scuola. Dati che confermano la scarsa partecipazione, a fronte di un impiego importante di risorse pubbliche. Ribadiamo la netta contrarietà alla commistione tra ciò che è scuola e ciò che è mero servizio conciliativo».

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