Esplode la polemica sul no trentino al giro di vite voluto da Roma sul voto in condotta
Lo scontro sulla riforma "punitiva" è forte interno di Fratelli d'Italia, con l'assessora provinciale Francesca Gerosa che difende un approccio "educativo e non sanzionatorio", irritando la collega di partito e deputata Alessia Ambrosi. Si moltiplicano le voci contrarie, Uds: "La riforma rafforza la cultura autoritaria, limitando la possibilità degli studenti di manifestare dissenso"
PROVINCIA Gerosa dice no al disegno di legge del ministro Valditara
DEPUTATA Ambrosi contro la Provincia: “No a una eccezione trentina”
TRENTO. Polemiche dopo l'annuncio della Provincia sulla non adozione della riforma del voto in condotta voluta dal ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara. Una riforma che introduce anche nuove misure punitive per gli studenti, fino alla possibilità di bocciare o rimandare anche per violazioni del regolamento.
Lo scontro politico è anche interno a partiti di governo, nel caso di Fratelli d'Italia, con l'assessora provinciale all'istruzione Francesca Gerosa che spiega perché non si ritiene di allinearsi alle nuove norme, mentre la deputata Alessia Ambrosi va all'attacco: "Non posso tacere di fronte a scelte locali che contraddicono la linea nazionale in virtù di una eccezione trentina che in questo ambito non trova a mio avviso assolutamente giustificazioni. In aula ho votato convintamente e lealmente il provvedimento”.
Ma perché Trento rigetta il giro di vite nazionale? "La nostra è una scuola educativa, non sanzionatoria", scandisce Gerosa, che come detto non appartiene a una forza d'opposizione ma a Fratelli d'Italia, alleato della Lega nel governo.
"Il sistema nazionale parla di bocciatura per un 5 in condotta, ma la vera questione è recuperare i ragazzi, anche perché la bocciatura non risolve magicamente il problema", puntualizza l'assessora, che aggiunge: "da noi si valuta la capacità di relazione, che è una sintesi di più elementi molto più ampia della semplice condotta scolastica".
Gerosa spiega anche che la sua posizione non ha una connotazione politica di contrasto con il ministro Valditara, con il quale "c'è sempre stata un'ottima sintonia e ne condivido gli obiettivi volti a crescere una generazione nel rispetto delle regole e delle persone, e ribadisco da parte mia tolleranza zero nei confronti di chi non rispetta i compagni e il personale scolastico. Quindi anche se le declinazioni sono diverse, le finalità sono le stesse".
Annuncia poi anche una rivoluzione rispetto al sistema delle carenze formative, spiegando che sul tema è al lavoro per una "terza via" trentina.
Ovviamente la 'bocciatura' arrivata da una esponente di Fratelli d'Italia vede il plauso di chi non ha mai condiviso la riforma del voto in condotta. A partire dalla Flc Cgil con la segretaria Gianna Fracassi. "Una misura inefficace - la definisce - che svuota e irrigidisce il rapporto tra scuola e studenti e che propone un'idea di scuola autoritaria".
Anche la federazione delle associazioni giovanili in Alto Adige Südtiroler Jugendring critica il giro di vite sul voto di condotta. "Siamo sulla strada sbagliata", afferma Tanja Rainer, presidentessa del Sjr. "Quando i giovani hanno un comportamento disadattato, siamo difronte a un problema della società nel suo complesso. Per questo motivo, dobbiamo analizzare, capire e affrontare le cause di un comportamento disadattato che a nostro avviso è sintomatico. Affidarsi solo alle punizioni non porterà ad alcun miglioramento".
Sulla stessa linea, gli studenti dell'Uds: "Bisogna piuttosto immaginare nuovi strumenti didattici e valutativi che scardinino la gerarchia tra insegnante e studente per creare un clima di maggiore serenità e confronto e per renderci partecipi del processo valutativo, restituendoci un reale feedback.
"La legge andrà a cambiare i criteri per il voto in condotta ed andrà ad introdurre la possibilità di multe e punizioni più aggressive nelle scuole.
Come denunciamo da mesi, questa riforma mira a rafforzare una cultura autoritaria e punitiva. La possibilità di bocciare o rimandare anche per violazioni del regolamento rende ora il voto in condotta qualcosa che può essere usato come ulteriore strumento repressivo nelle nostre scuole, soprattutto considerando l'ampia discrezionalità di questa valutazione".
Una delle criticità, per l'Uds, "è nella volontà, affermata dallo stesso ministro, di imprimere una svolta autoritaria nel sistema d'istruzione, e questo verrà fatto nel concreto limitando la possibilità degli studenti di manifestare dissenso in quanto ciò potrebbe incidere sulla loro valutazione finale.
Pensiamo che ogni forma di punizione, soprattutto quelle che implicano un allontanamento dalla comunità scolastica, non rappresentino una misura formativa, ma anzi che vadano a creare l'effetto opposto, discriminando sempre chi evidentemente vive già una condizione di malessere e che quindi necessiterebbe di un percorso che passi attraverso la collettività, non l'esclusione" conclude Uds.