Arcigay del Trentino compie trent'anni, ma la lotta per i diritti resta attuale: parla il presidente Droghetti
«La rimozione dei percorsi di educazione su genere e sessualità e l'ostruzionismo sulla legge contro l'omotransfobia sono stati momenti di grande sconforto»
FESTA Trent'anni di Arcigay, sit-in contro la risoluzione anti-gender
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TRENTO. Nel suo statuto Arcigay è destinata a sciogliersi. Avverrà quando non ci sarà più bisogno di difendere le differenze e saranno rispettate e valorizzate in tutta la loro ricchezza. Allora non sarà più necessario organizzare «gay pride» e manifestazioni contro l'omotransfobia.
Sono passati trent'anni da quando Arcigay è nata a Trento e l'anniversario si è celebrato in questi giorni. Anni di impegno per i diritti LGBTQIA+ e di conquiste: ma la strada, perché le differenze siano garantite, è ancora molto lunga, secondo Shamar Droghetti, presidente di Arcigay del Trentino.
Quali sono state le conquiste più significative raggiunte dalla comunità LGBTQIA+ in questi primi trent'anni?
Senza dubbio, la legge sull'unione civile del 2016 ha segnato uno spartiacque fondamentale. Sebbene non sia perfetta, ha rappresentato un primo riconoscimento ufficiale delle nostre relazioni da parte dello Stato.
Un altro successo è stato portare i nostri temi nel dibattito pubblico. Trent'anni fa, parlare di coppie gay o lesbiche era quasi impensabile. Oggi, anche se con difficoltà, possiamo immaginare un futuro di piena accettazione.
Possiamo ricordare qualcosa nella fondazione di Arcigay del Trentino che rifletta il clima culturale nel 1994?
Le prime attività sul territorio sono state portate avanti da un gruppo informale chiamato "Le lucciole" , e da figure come Andrea Limonta, artista e pioniere del movimento drag in Trentino. Arcigay del Trentino è nata successivamente, in sinergia con queste esperienze, in un contesto dove non esisteva nulla di simile.
Arcigay è sempre stata vista come un'associazione di sinistra. Questa distinzione politica ha ancora senso oggi?
Siamo un'associazione apartitica. È vero che in Italia troviamo maggiore dialogo con le forze politiche progressiste, ma non è sempre stato così. Anche all'interno della sinistra abbiamo dovuto lottare per far sentire la nostra voce. Guardiamo anche alle destre liberali: dove la destra è aperta al dialogo, si possono trovare punti d'incontro.
Purtroppo, l'attuale situazione politica italiana rende questo dialogo difficile: quella attuale al governo è estrema destra. In Inghilterra il matrimonio egualitario fu voluto da un governo di destra liberale.
La recente risoluzione "anti-gender" approvata dalla Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera è stata per Arcigay motivo di mobilitazione e sit-in. Cosa significa per voi opporsi a questa risoluzione?
Significa difendere la libertà di educazione all'interno delle scuole. Temi come l'educazione sessuale e affettiva, e l'educazione al consenso, sono fondamentali. Non si può piangere le vittime di femminicidio e poi ignorare le radici di questi problemi. La scuola deve essere un luogo dove si creano cittadini consapevoli e rispettosi delle differenze.
La risoluzione invece continua a nominare una ideologia gender che non esiste: quel che esiste è invece la nostra preoccupazione di far crescere la popolazione futura con criteri di rispetto, consapevolezza della propria sessualità e rispetto per le differenze. Non si possono piangere i femminicidi e poi continuare a negare l'educazione sessuale, anche in Trentino.
C'è stato un momento in questi trent'anni in cui avete sentito di tornare indietro?
Sì, ci sono stati momenti difficili. Il dibattito inquinato sulla legge Zan, che mirava a contrastare l'omotransfobia, e la sua mancata approvazione sono stati un duro colpo. Anche in Trentino, la rimozione dei percorsi di educazione su genere e sessualità e l'ostruzionismo sulla legge contro l'omotransfobia sono stati momenti di grande sconforto.
Su quali temi bisogna lavorare con maggiore insistenza in futuro?
È difficile stabilire delle priorità, perché tutte le istanze sono importanti. Tuttavia, la tutela delle persone transgender e non binarie, a partire dagli adolescenti, è cruciale. Anche il tema delle adozioni e della responsabilità genitoriale per le famiglie arcobaleno rimane una battaglia fondamentale.
Trent'anni di Arcigay significano che ce ne saranno altri trenta, o sperate che un giorno non ci sia più bisogno di questa associazione?
Siamo una delle poche associazioni che nel proprio statuto ha già previsto lo scioglimento nel momento in cui gli obiettivi saranno raggiunti. La nostra speranza è che Arcigay possa sciogliersi presto. Purtroppo, la storia ci insegna che anche dove i diritti sembrano consolidati, possono esserci passi indietro. L'attenzione deve rimanere alta.