In Trentino vivere costa: 3.200 euro a famiglia, quasi primato nazionale
I dati Istat 2023 sulla spesa mensile per i consumi: in provincia spese più alte del bilancio familiare, dopo il solo Alto Adige e poco davanti alla Lombardia. Cresce, poco, la povertà. In dieci anni la spesa è diminuita del 10 per cento: da interviste compiute un terzo degli italiani dichiara di aver contratto i consumi alimentari
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TRENTO. La crisi strisciante, unitamente all'inflazione, sta mordendo il portafoglio delle famiglie e ne risentono i consumi. La spesa delle famiglie è aumentata in termini assoluti, ma in realtà è inferiore rispetto al 2022 a causa dall'inflazione. Siamo saliti, guardando alla media italiana, da 2.519 a 2.728 euro mensili, ma al netto dell'inflazione, nel 2023, la spesa delle famiglie diminuisce in termini reali del 10,5% rispetto al 2014. E comunque su un calcolo totale considerata i colpi di maglio dell'inflazione i consumi si sono ridotti dell'1,5%.
In Trentino la contrazione è anche in termini assoluti, scendendo da 3466 a 3299 euro mensili. Il Trentino, insieme all'Alto Adige, che spende per nucleo famigliare 3737 euro mensili, resta insieme alla Lombardia che spende 3189 euro, uno dei territori che spende di più per la vita quotidiana considerando ogni singolo aspetto: dalle spese per la casa, all'alimentazione, dall'abbigliamento alla salute, dall'istruzione ai trasporti.
In generale, in Italia, aumenta il numero delle famiglie che risparmiano sulla spesa alimentare. Dall'analisi dell'Istat sull'andamento della spesa per i consumi nel 2023 emerge - sostiene l'istituto nazionale di statistica - che «il forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2023, seppure in maniera più contenuta rispetto al 2022, è stato fronteggiato dalle famiglie risparmiando meno o attingendo ai risparmi, ma anche modificando le proprie abitudini di consumo.
La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata, infatti, del 6,3%, in calo rispetto al 2022 (7,8%) e molto al di sotto del livello pre-Covid (8,0% nel 2019).
Inoltre, analogamente a quanto già osservato nell'anno precedente, anche nel 2023 le famiglie hanno modificato le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare: il 31,5% delle famiglie intervistate nel 2023 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e/o la qualità del cibo acquistato (erano il 29,5% nel 2022)».
Più in dettaglio, nel 2023, a fronte di un forte incremento dei prezzi di alimentari e bevande analcoliche (+10,2% la variazione su base annua dell'Ipca), le spese delle famiglie per l'acquisto di questi prodotti sono cresciute del 9,2% rispetto all'anno precedente (526 euro mensili, pari al 19,2% della spesa totale), con punte dell'11,2% nel Nord-est e del 10,7% nel Centro.Dai dati emerge la conferma della differenza tra Nord e Sud.
Se Lombardia e Trentino Alto Adige hanno una spesa "forte", Calabria e Puglia spendono un terzo in meno, superando di pochissimo i duemila euro mensili. Certo, ci sono le minori spese per il riscaldamento, ma ad esempio al Sud si spende di più per gli alimentari.
Quello che colpisce comunque è l'incidenza della povertà, che è in aumento. Le famiglie in povertà assoluta in Italia si attestano all'8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l'8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (il 9,8% segno che si tratta di famiglie numerose. La quota è però pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022).
Invariata anche l'intensità della povertà assoluta a livello nazionale (18,2%), che significa, al di là dell'aridità dei numeri, quasi un italiano su cinque in difficoltà, costretto a fare i conti con grande attenzione, a mettere da parte i soldi per le bollette di luce e gas o addirittura a tenere i termostati casalinghi a temperature le più basse possibili a non permettersi la pizza con gli amici o il cinema durante la settimana.
Nel dettaglio mediamente i trentini spendono mensilmente quasi 500 euro per i prodotti alimentari, 138 euro per abbigliamento e calzature e ben 1204 euro per la casa, comprensiva di acqua, elettricità, gas, a cui bisogna aggiungere 120 euro per mobili o articoli per la casa.
Per la salute invece si spendono mediamente 136 euro mensili, ovvero ticket e medicine, mentre per i trasporti sono 415 gli euro che escono dalle nostre tasche, e quasi 80 quelli che spendiamo per informazione e comunicazione, mentre sono 154 gli euro mensili che investiamo in ricreazione e sport.
Siamo invece sopra la media nazionale per la spesa per alcolici e tabacchi, che curiosamente l'Istat calcola come un unico dato: 45,48 euro mensili. Ma in Lombardia bevono e fumano più di noi: quasi 54 euro. I più "virtuosi"? I sardi, con 27,32 euro mensili.
Intendiamoci, prima che parta il solito commento, stiamo parlando di medie famigliari. Quindi è probabile che ci saranno famiglie che spendono di più in acquisti di libri e altre invece che preferiscono spendere in mutande, ma quello che conta è che questi dati ci danno delle indicazioni sulle tendenze generali sui comportamenti quotidiani.
Fortunatamente l'inflazione si è raffreddata, per cui è probabile che avendo una ripercussione minore sui prezzi al dettaglio, le famiglie consumeranno qualcosa in più, facendo rialzare la spesa. Vedremo al prossimo report di ottobre dell'anno venturo. Certo è che le famiglie monoreddito di fronte a queste spese si trovano in grandi difficoltà.