Politica / Lo scontro

L’ira della Cgil: “Pensioni ai consiglieri regionali, vogliono tornare ai vitalizi”

Il sindacato di via dei Muredei promette battaglia: “Si perpetua un ingiustificato privilegio che permetterà ai consiglieri regionali di riscattare laute posizioni previdenziali già sessant'anni. Se una riforma deve essere fatta è solo quella di agganciare la previdenza dei consiglieri all'età pensionabile media dei lavoratori”

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TRENTO. “Sulle pensioni dei consiglieri regionali sarà “un liberi tutti”. E’ questo in buona sostanza il patto che hanno siglato maggioranza e minoranze per riformare il sistema previdenziale dei consiglieri regionali, oggi obbligati a versare ai fondi integrativi”. Una scelta che la Cgil del Trentino giudica inaccettabile “perché sancisce, ancora una volta, una divaricazione tra i comuni cittadini e chi pro tempore siede in Consiglio regionale”.

Il commento del sindacato di via Muredei è durissimo: “Con la decisione assunta in Commissione, con il voto favorevole della maggioranza e l’astensione delle minoranze, si è deciso in modo pilatesco di non decidere lasciando ad ogni singolo consigliere la facoltà di scegliere se tenere l’attuale sistema o versare al nuovo fondo gestito dal Consiglio provinciale”.

”In questo modo, facendo finta di mutuare la duplice gestione del tfr previste per i lavoratori dipendenti, si si creano i presupposti per un ritorno ai vitalizi e si sconfessa agli occhi delle lavoratrici e dei lavoratori il sistema della previdenza complementare regionale. Ma soprattutto si perpetua un ingiustificato privilegio che permetterà ai consiglieri regionali di riscattare laute posizioni previdenziali già sessant'anni. Se una riforma deve essere fatta è solo quella di agganciare la previdenza dei consiglieri all'età pensionabile media dei lavoratori”.

E prosegue: “Per il resto sarebbe stato più coerente, nel rispetto dei cittadini e delle istituzioni, ammettere di non essere interessati alla previdenza integrativa e dunque rinunciare ai versamenti. Più semplice, invece, trovare una soluzione che rafforza una condizione di privilegio. Si tratta di una scelta grave e per noi inaccettabile a cui continueremo ad opporci”.

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