Accoglienza / Allarme

Richiedenti asilo a rischio casa in Trentino: «La Provincia deve rispettare i trattati»

Almeno dieci nuclei familiari rischiano di rimanere senza alloggio dal 31 ottobre. Ieri in piazza Dante mamme e papà insieme ai loro figli, la maggior parte inseriti in strutture a bassa soglia, accompagnati da Sportello casa e Assemblea Antirazzista. Gli attivisti: «Chiediamo che i genitori non vengano separati dai loro bimbi: le donne con minori hanno un posto, ma gli uomini finiscono per dormire in strada»

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di Francesca Cristoforetti

TRENTO. Più di 10 famiglie di richiedenti asilo (e una ventina di bambini) rischiano di rimanere senza un tetto sopra la testa. E se a madri e figli viene garantito un posto letto d'emergenza, spesso i padri si trovano all'addiaccio, divisi dal nucleo famigliare.

La situazione questa volta non viene denunciata soltanto da Sportello casa per tutti e dall'Assemblea Antirazzista, ma anche da mamme e papà, che ieri mattina, sabato 19 ottobre, insieme ai loro bambini si sono ritrovati con gli attivisti sotto Palazzo della Regione in piazza Dante.

«Di recente è arrivata notizia a queste famiglie che a partire dal primo novembre, le strutture in cui si trovano ora verranno adibite a dormitorio per senza fissa dimora per fare fronte all' "emergenza freddo". Dopo essere state abbandonate dalle istituzioni, degradate e separate, si trovano nuovamente nell'incertezza», viene dichiarato dalle due realtà sociali.

«Prima - spiega Chiara Aliberti di Sportello casa - sono stati accolti dalle strutture messe a disposizione dal Comune di Trento attraverso il Fondo solidarietà, scaduto però a maggio scorso. Dopo sono stati inseriti in strutture a bassa soglia per senza fissa dimora, ma che chiaramente non sono adatte a loro e soprattutto ai più piccoli. Sono lasciati a loro stessi e abbandonati dalle istituzioni: stiamo cercando di intervenire noi per aiutarli nella burocrazia, nell'iscrizione a scuola o per i trasporti».

Intanto alcuni bambini hanno rischiato di non potersi sedere sui banchi di scuola a settembre. «Solo grazie all'intervento del volontariato e dell'attivismo è stato possibile iscrivere i bambini alla scuola dell'obbligo e intraprendere il percorso vaccinale - dichiarano gli attivisti - Ancora una volta, istituzioni non pervenute».

E arriva l'affondo: «La Provincia aveva indetto un bando per enti del terzo settore, ponendo come condizione per soli nuclei monogenitoriali. Condanniamo con fermezza la decisione della Provincia di minare l'unità familiare dei nuclei in cui entrambi i genitori sono presenti: infatti, solo le madri con minori sono state collocate, mentre padri e figli maggiorenni sono finiti in strada. Chiediamo un'accoglienza che rispetti i trattati internazionali di cui l'Italia è firmataria».

Proprio in piazza, in una grigia giornata, al megafono vengono fatti parlare i numeri: «Il sistema dell'accoglienza in Trentino è ormai al collasso. Nel 2023, 1805 persone hanno manifestato la volontà di presentare domanda di protezione internazionale e solo 319 sono entrati in accoglienza, un trend confermatosi -se non esacerbatosi- nel corso del 2024. Le politiche escludenti e securitarie della Provincia hanno avuto effetti deleteri anche su richiedenti asilo donna (alcune in gravidanza), costrette a dormire all'addiaccio, e su famiglie di richiedenti asilo con minori».

Messa da parte la politica, davanti a tutto ci sono loro, le persone, le cui storie per quanto uniche e diverse, mostrano dei punti in comune. «Da 4 mesi mio marito dorme in strada, nel parco - sostiene Lia, originaria della Georgia presente ieri - Sono ospitata a Casa Paola con i miei due bambini piccoli».

Di poche parole, vicino alla sua compagna e ai due figli, c'è anche Simon dalla Nigeria. «Prima lavoravo in un ristorante in Germania, ora sono qui per ottenere i documenti per poter prendermi cura di loro. Mi andrebbe bene qualsiasi occupazione pur di lavorare. Ho paura perché dove stiamo ci hanno detto che non sanno se hanno alloggi per noi. Sono spaventato, non voglio tornare in Germania, non fa per noi».

Nel frattempo la questione è arrivata ai piani alti, ben oltre confine. «Stiamo conducendo un'interlocuzione con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che, non al corrente di una situazione tanto degradante, ha garantito che si adopererà affinché venga risolta - concludono gli attivisti - Chiediamo non solo sia garantito loro un alloggio dignitoso, ma anche la stabilità didattica per i bambini».

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