Giustizia / Il caso

Pensionata morì dopo aver mangiato gli spaghetti: la nipote a processo

A far partire le indagini è stato l'esposto del cugino della vittima (che viveva ad Asiago), Mario Basso, architetto residente a Trento. Il procedimento si celebra davanti alla Corte d'assise di Catania, imputata per omicidio aggravato e circonvenzione di incapace è Paola Pepe, 58 anni, residente in Sicilia che è accusata di aver invitato a pranzo l'anziana, ordinando pietanze vietate per la sua salute, con l'obiettivo di entrare in possesso dell'eredità

di Marica Vigano'

TRENTO. Si celebra davanti alla Corte d'assise di Catania il processo per la scomparsa di Maria Basso (foto), la pensionata ottantenne di Asiago morta dopo aver mangiato un piatto di spaghetti e un dolce al ristorante. Imputata per omicidio aggravato e circonvenzione di incapace è la pronipote Paola Pepe, 58 anni, residente nel Catanese, che aveva invitato a pranzo l'anziana ordinando pietanze vietate: la signora Basso infatti aveva una malattia invalidante che la obbligava ad assumere solamente cibo omogeneizzato.

A far partire le indagini è stato l'esposto del cugino della vittima, Mario Basso, architetto residente a Trento: gli accertamenti hanno portato all'arresto di Paola Pepe con l'accusa di aver provocato la morte della prozia, con l'obiettivo di entrare in possesso della sua eredità. Maria Basso, che non era autosufficiente, è morta, il 16 dicembre 2022 in una casa di cura di Aci Castello, dove risiedeva da circa 15 giorni.

Lì nel Catanese l'aveva portata da Asiago proprio l'imputata con un "blitz", come è emerso dalle indagini: l'imputata Pepe, tornata improvvisamente nella vita della signora Maria dopo decenni di silenzio, aveva prelevato la pensionata dalla casa di riposo in cui viveva con la scusa di andare a prendere un gelato ad Asiago. Il viaggio era invece proseguito fino alla Sicilia.

Dopo la testimonianza del direttore della banca di Asiago, che ha raccontato nell'udienza scorsa l'insistenza dell'imputata per conoscere i movimenti bancari della prozia, ieri hanno parlato per tre ore il medico che ha seguito per oltre dieci anni la vittima e il notaio di Asiago che tolse la procura all'infermiera che assisteva la signora Basso.

«Parlava con voce flebile, ma era una persona lucida e capace di disporre dei propri beni e delle proprie volontà» ha detto davanti alla Corte d'appello il notaio Giuseppe Muraro di Asiago. È stato sentito come teste il dottor Maurizio Ferracin, che ha ricordato di aver visto Maria contenta per le attenzioni della pronipote Paola Pepe.

«Maria è sempre stata lucida ed orientata nello spazio e nel tempo», ha detto il medico, spiegando che poteva mangiare solo cibi semisolidi e cremosi, assolutamente non gli spaghetti, e di aver anche dovuto litigare con lei. «Quando le sottolineavo l'importanza di mangiare così, lei mi diceva: "Se mangio e ci lascio la vita, bene così, almeno me la sono goduta"».

La prossima udienza sarà ad inizio novembre, con le testimonianze dell'infermiera Clelia Vescovi, che per anni si è presa cura dell'anziana, e del cugino Mario Basso, che si è costituito parte civile assieme ad altri tre cugini della vittima.

«Il notaio di Asiago tolse la procura all'infermiera Clelia, ma si rifiutò di darla alla Pepe. La procura è stata fatta da un notaio a Catania - spiega a margine dell'udienza l'architetto Mario Basso - Ma se Maria era lucida, come è stato detto in aula, e orientata nello spazio e nel tempo, mi spieghino come mai nel giro di pochi giorni Paola Pepe riuscì a manipolare la sua volontà ed a farle cambiare idea sull'erede universale.

Quando Maria arrivò in Sicilia, accompagnata dalla Pepe depositò presso un notaio del posto un primo testamento in cui nominava erede universale la madre di Paola Pepe, mentre tre giorni dopo depositò un secondo testamento in cui scrisse che l'erede universale era proprio la Pepe».

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