Trento, il servizio ascolto per ragazzi è senza volontari e rischia lo stop
Il progetto Box populi risponde ai dubbi dei giovani grazie all’aiuto di esperti, è attivo da ormai tre anni. La coordinatrice Antonella Fittipaldi dell'associazione Artenart: «È un grande impegno ma all’annuncio per aiutarci non ha risposto nessuno»
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TRENTO. Dopo oltre tre anni, il lavoro di "ascolto" di Box populi per ragazzi e ragazze rischia di morire per la mancanza di volontari. «Trento è capitale europea del volontariato, ma non per noi», dichiara l'ideatrice del progetto, Antonella Fittipaldi dell'associazione Artenart che insieme al suo team composto da sei professionisti di psicologi e psicoterapeuti propone dal 2021 un servizio gratuito per rispondere ai quesiti più pruriginosi e a quelli tipici dell'età che possono creare imbarazzo o vergogna se rivolte al mondo adulto.
Interrogativi scritti a mano e lasciati in anonimo in apposite cassette (messe a disposizione dall'associazione) collocate lungo i corridoi e nei bagni delle scuole che hanno deciso di aderire all'iniziativa.
Sedici soltanto quelle al liceo Da Vinci, 9 al Galilei, mentre in totale tra le scuole Sophie Scholl, Prati, il Centro Moda Canossa, Centro teatro - Ctolmi24 e nella Facoltà di Rovereto circa 25.
Non è un caso quindi che il profilo Instagram targato Box populi sia fermo da giugno scorso. Questo perché il «carico di lavoro è enorme».
L'attività infatti si divide in più fasi. «Innanzitutto la raccolta delle cassette contenenti i messaggi, passando in tutte le scuole - spiega la presidente - La scrematura dei bigliettini: tanti non sono pertinenti, mentre per altri uniamo le domande in un unico quesito, quando sono simili. La trascrittura su un file da inviare ai professionisti che poi dovranno rispondere. In base all'ambito trattato ricorriamo ad esperti esterni».
L'ultimo passaggio infine è quello della pubblicazione dei contenuti sui social «perché gli studenti possano avere un riscontro». Chiaramente sommando il tutto l'impegno impiegato non è poco. E, va detto, per quanto l'iniziativa sia lodevole è naturale che non tutti abbiano tempo e risorse economiche adeguate per permettersi di "donare" ore nel volontariato.
«Al momento siamo rimaste in due accanto ai professionisti, se non troviamo nessuno non ce la facciamo. E dividerci tutto il lavoro richiede tanto sforzo ed è sempre più faticoso. Abbiamo chiesto aiuto al Centro Servizi Volontariato che ha pubblicato un annuncio online: nessuno ha risposto. Così si va a perdere un servizio importante che ricordiamo non si sostituisce assolutamente alla figura dello psicologo. Eppure abbiamo visto una grande adesione in questi anni».
Tante le problematiche esposte: «Nel post pandemia si parlava di ansia e disagio, soprattutto paura ad uscire. Ora le domande sono tornate ad essere quelle tipiche dell'adolescenza, sulla sfera affettiva e sessuale, ma anche sui disturbi alimentari sempre più frequenti». Inaspettatamente il progetto è stato sostenuto con un incentivo economico da parte di A22 Autostrada del Brennero: «Ci ha permesso di respirare lo scorso anno». Chi fosse interessato, può scrivere a info@alternart.it.