Trento / Il caso

Il tentato omicidio in via Marighetto: la 32enne ha problemi psichici e potrebbe finire in cura

Per ora la donna rimane in carcere a Spini di Gardolo, dopo l'episodio di giovedì mattina quando aveva aggredito la madre sessantacinquenne, nell'abitazione nella zona sud della città

IL FATTO «La madre se non fosse uscita non si sarebbe salvata»

TRENTO - Resta in carcere la trentaduenne che giovedì mattina in via Marighetto ha tentato di uccidere la madre sessantacinquenne: la giovane, viste le sue condizioni psichiche, potrebbe tuttavia essere trasferita presto in una struttura di cura.

Ieri mattina a Spini di Gardolo si è svolto l'interrogatorio di garanzia della donna, alla presenza del giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua e dell'avvocato Giuliano Valer, che ha assunto l'incarico di legale della trentaduenne come difensore di fiducia.

Il giudice si è riservato di decidere in merito alla custodia cautelare a carico della giovane nelle prossime ore dunque per il momento quest'ultima resta in carcere, ma all'atto della convalida potrebbe seguire a stretto giro di posta quello del trasferimento in un centro di cura adeguato allo stato della ragazza.

Già nell'immediatezza del grave fatto di sangue, giovedì mattina, quando era stata raggiunta e fermata dagli agenti delle volanti della questura una volta allontanatasi dalla casa della madre, la trentaduenne era apparsa confusa tanto da confidare alle agenti la volontà - dopo essere stata trasferita negli uffici di viale Verona - di tornarsene a trovare la madre, come se non ricordasse che cosa aveva fatto poche ore prima.

Anche ieri in carcere, come ha spiegato l'avvocato Valer, la giovane «ha manifestato obiettivamente chiari segni di disagio esistenziale e psicologico. Per questo ho avanzato al giudice la richiesta di un suo immediato ricovero in una casa di cura. La mia assistita è parsa chiaramente incapace di ricostruire i fatti, mostrando evidenti difficoltà di orientarsi nel tempo e nello spazio».

Un quadro che confermerebbe come la violenta aggressione posta in essere ai danni della madre da parte della trentaduenne potrebbe essere figlia di elementi - di natura patologica o legata a fattori esterni, questo dovrà essere chiarito dalle indagini - che avrebbero portato improvvisamente la giovane ad assumere atteggiamenti che mai in precedenza l'avevano contraddistinta, tanto che tutti i familiari, a partire proprio dalla madre, vittima dell'accoltellamento e dal successivo tentativo di avvelenamento con la candeggina, non avevano potuto fornire agli inquirenti spiegazioni plausibili riguardo al comportamento della trentaduenne, che li aveva sconvolti non solo per la gravità dell'accaduto ma anche per l'incapacità di trovare motivazioni o elementi che avrebbero potuto far presagire un episodio di tale portata.

Ieri nel corso dell'interrogatorio, pur in un contesto come detto difficile da decifrare, la giovane avrebbe fornito elementi che potranno sicuramente essere oggetto di approfondimento da parte degli inquirenti, soprattutto per quel che riguarda l'eventuale ruolo di terzi nel contribuire alla situazione debitoria che avrebbe spinto la giovane a fare alla madre la richiesta dell'ingente somma di denaro dalla quale era partito il litigio poi sfociato nel tentato omicidio. Le. Po.

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