Maestri: «Sui formaggi pericolosi politica trentina assente»
Durissime accuse rinnovate in conferenza stampa dal papà di Mattia, il bambino che da sette anni è in stato vegetativo per colpa di un formaggio prodotto con il latte crudo contaminato da escherichia coli
IL CASO Bimba bellunese ricoverata, ritirato formaggio a latte crudo trentino
RISCHIO Richiamati anche molti lotti di puzzone di Moena
TRENTINO Bimbo in coma da anni per il formaggio contaminato
SENTENZA Condannati l'ex presidente e il casaro di Coredo
SIMONI «Caseifici trentini, chi ha sbagliato dovrà renderne conto»
TRENTO - Non ha alcuna intenzione di mollare o di allentare la presa. «Lo devo al mio bambino», spiega. Giovanni Battista Maestri, il papà di Mattia, il bambino che da sette anni è in stato vegetativo per colpa di un formaggio del Caseificio sociale di Coredo prodotto con il latte crudo contaminato da escherichia coli. Il papà prosegue, raccontando di «non aver nulla da perdere: vado avanti a combattere. Non posso salvare il mio Mattia, ma lui ed io possiamo salvare altri bambini». L'altroieri Maestri ha annunciato la presentazione una denuncia-esposto per frode in commercio. Nel mirino ci sono Concast, Fondazione Mach, Caseificio di Coredo, Apt della val di Non, assessorati provinciali e Servizio veterinario dell'Apss: «Hanno giocato con la vita dei bambini. Ora basta. E la prossima settimana sarò a Roma alla camera dei deputati: verrà illustrato un disegno di legge che prevede l'obbligo di etichettatura dei formaggi a latte crudo a media e bassa stagionatura, con una scritta che sconsiglierà il consumo ai bambini sotto ai dieci anni. Con me ci saranno anche i genitori di un bimbo morto a maggio 2024 dopo aver contratto la Seu per aver mangiato formaggio contaminato da Escherichia coli». I primi firmatari del provvedimento sono due parlamentari liguri, Lorenzo Basso del Pd e Matteo Rosso di Fratelli d'Italia. «Che sia chiaro: se il Ddl andrà in porto non sarà per merito della politica trentina. Qui nessuno ha fatto nulla, sia chiaro». Gli unici politici ad essersi mossi, supportando la battaglia di Maestri, sono stati i consiglieri provinciali Lucia Coppola e Filippo Degasperi, «che hanno presentato alcune interrogazioni per far emergere la verità», e un sindaco trentino, che Maestri non cita esplicitamente «perché non gli ho chiesto il permesso, ma che mi ha portato la sua solidarietà umana, che è comunque un gesto di vicinanza importante». Quel sindaco è Franco Ianeselli. Per gli altri politici, oltre che per i responsabili di Concast e degli altri enti, Maestri non usa mezzi termini e le accuse sono durissime. E la richiesta a Giulia Zanotelli, Mario Tonina, ancora prima l'ex Michele Dallapiccola, senza dimenticare i vertici del Concast (Stefano Albasini e Marco Ramelli) e quelli dell'Apt della val di Non (che ha conferito il marchio a un formaggio del Caseificio di Coredo), è quella di prendersi le proprie responsabilità per ciò che è accaduto e continua ad accadere. D'altra parte che in questi anni non sia stato fatto molto lo dimostrano i recenti casi di Seu che hanno riguardato il Trentino. L'ultimo è quello che coinvolge il caseificio di Predazzo, con decine e decine di forme sequestrate dal ministero del salute. «I casi continuano. Ma ci sono i comunicati ufficiali nei quali viene detto che in Trentino vengono svolte le analisi sul 100% delle cagliate di formaggi a latte crudo. Ho chiesto i dati e ho chiesto incontri pubblici con la stampa per dimostrarlo, ma nulla. Poi, due settimane fa, il Concast, tramite la Cooperazione, ha scritto un comunicato nel quale si legge che "protocolli rigorosi sui prodotti commercializzati attraverso il Gruppo Formaggi del Trentino". Quindi non sul 100% delle cagliate, ma solo su una parte. Roberto Tezzele, direttore dell'Unità operativa di Igiene e sanità pubblica veterinaria, ha dichiarato che circa un 5% delle analisi effettuate dà esito positivo all'escherichia coli. E ha aggiunto che non è sorpreso da questo». Di tutto questo, e molto altro, Maestri ha parlato sabato in un incontro con la stampa. Lui, solo al banco, ha mostrato decine e decine di documenti, atti, comunicati. Ha riportato le leggi. Non ha usato mezzi termini, ma lo ha fatto con lucidità e - almeno apparentemente - tranquillità. Solo al tavolo, con un paio di cartelloni autoprodotti alle spalle e con il pc a proiettare testi, articoli di giornale e dichiarazioni. «Io da ormai 7 anni, da quando è successo quello che è successo al mio Mattia, non trovo la felicità. Ma vado avanti: le prime vittorie sono arrivate e sono convinto ne arriveranno altre. Perché quello che è stato fatto e che si continua a fare è una follia. Il mio bambino è stato ucciso, da 7 anni questa non è vita. Devo a lui questa mia battaglia. E ringrazio gli avvocati Chiariello, Cappello, Dalba e De Biasi».