Stipendi trentini sempre più bassi, i sindacati bocciano la giunta Fugatti
Cgil, Cisl e Uil: ”Se la nostra provincia è 40esima per retribuzioni medie mensili dietro non solo alle aree metropolitane, da Milano a Roma, ma anche alla maggior parte delle province del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia e del Friuli il motivo è uno solo: la mancata espansione dei settori economici più dinamici e innovativi nei quali è più diffusa la contrattazione decentrata”
TRENTINO Retribuzione media mensile di 1.726 euro
TRENTO. “I dati Inps sulle retribuzioni nel 2023 elaborati dalla Cgia di Mestre confermano quello che andiamo dicendo ormai da anni: senza un maggiore investimento da parte delle aziende locali nell’innovazione tecnologica, senza un rafforzamento del settore industriale e dei servizi evoluti alle imprese e senza una scommessa forte sulla contrattazione territoriale e aziendale i differenziali retributivi tra il Trentino e le altre regioni del nord non si ridurranno facilmente”. Lo dicono le categorie sindacali trentine.
”Se la nostra provincia – proseguono - è addirittura 40esima per retribuzioni medie mensili dietro non solo alle aree metropolitane, da Milano a Roma, ma anche alla maggior parte delle province del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia e del Friuli il motivo è uno solo: la mancata espansione dei settori economici più dinamici e innovativi nei quali è più diffusa la contrattazione decentrata”.
E ancora: ”Ecco allora che la manovra finanziaria approvata venerdì dal Consiglio provinciale rappresenta un’occasione mancata per invertire questa pericolosa tendenza, sia perché non è stato adottato un piano per il rilancio dell’industria, sia perché non si è voluta usare in modo selettivo la leva fiscale degli sgravi Irap per rafforzare la contrattazione territoriale e aziendale. Su questa prospettiva il Governo trentino infatti non ha voluto seguire l’esempio della Giunta Kompatscher”.
”Resta – concludono – quindi ancora più decisivo che le imprese trentine di tutti i settori non si tirino indietro rispetto alle loro responsabilità. Crediamo che, come accade già da anni in Alto Adige, anche da noi si debba rafforzare la contrattazione territoriale per ridurre gli effetti di un carovita che, su beni primari come casa ed energia, penalizza sempre di più le lavoratrici ed i lavoratori trentini e rende meno attrattive le nostre aziende”.