Ambiente / L’intervista

In tre anni persi cinquemila pescatori, il presidente Arnoldi ottimista: “Ora ripartiamo”

Il futuro spaventa meno dopo che il Consiglio provinciale ha approvato all'emendamento che consente alle associazioni di tornare ad immettere nelle acque la trota fario. Un pesce che, nonostante sia presente da secoli in Trentino, è stato considerato alloctono

TRENTO. Per i pescatori trentini è un dolce ritorno al passato: nei giorni scorsi, nell'ambito della trattazione del bilancio di previsione della Provincia autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2025-2027, il Consiglio provinciale ha approvato all'unanimità l'emendamento che consente alle associazioni di tornare ad immettere nelle acque la trota fario.

Un pesce che, nonostante sia presente da secoli in Trentino, è stato considerato alloctono, che cioè si troverebbe a popolare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico. Ora, salvo impugnazioni da Roma, la pesca trentina può tornare a respirare.

Quanto deciso da Piazza Dante consente di ritornare ad una gestione delle acque e della pesca precedente al decreto direttoriale del 2020 che, recependo la Direttiva Habitat, bloccava l'immissione delle specie alloctone. Uniformandosi così a Veneto e Lombardia, che avevano scelto di andare avanti per la loro strada e quindi applicare i loro piani di gestione.

Il Trentino ha preso una via prudenziale, decidendo di fare lo studio del rischio (cioè capire l'impatto delle specie alloctone sulle autoctone): il tavolo tecnico doveva terminare lavori in tempi brevi, cosa poi non successa.

«Noi avevamo richiesto alla giunta provinciale di abbandonare l'analisi del rischio e scegliere la deroga, ci saremmo assunti noi le responsabilità, però ha fatto una scelta diversa» dice Fabio Arnoldi, solandro di Commezzadura, presidente della Federazione dei Pescatori Trentini.

Presidente Arnoldi, dopo tre anni dallo stop alle semine, qual è lo stato di salute della pesca trentina?

«Abbiamo perso metà dei soci delle associazioni: ne avevamo 10mila nel 2021, siamo scesi a 5.380 nel 2023 (ultimo dato disponibile, ndr). Abbiamo avuto una contrazione importante dei permessi temporanei di pesca, che vanno da 1 a 7 giorni: per il 90% sono ospiti che vengono da fuori regione, da noi trovano acque veramente belle, ma molti non sono più venuti, con danni a tutto il turismo locale. Mentre almeno per le competizioni provinciali, nazionali e internazionali abbiamo potuto godere di una deroga».

Cosa avete potuto fare, in questi tre anni?

«L'analisi del rischio ci ha permesso di seminare solo materiale sterile adulto, in numero comunque inferiore al passato. Il problema è che noi con le trote fario coltiviamo le acque, mettiamo a dimora uova e avannotti dei ceppi locali, che sono performanti. Nei corsi d'acqua si è verificato un impoverimento della fauna ittica, mitigato solamente dalla dolorosa perdita dei soci, che ha finito per calmierare il problema. Le associazioni, per preservare quello che è rimasto, hanno dovuto ridurre il numero di catture giornaliere».

Quali sono le premesse per la stagione 2025 che sta per cominciare?

«Alle associazioni più che la pratica sportiva in sé interessa soprattutto la coltivazione delle acque, con trote del ceppo rustico locale che variano da zona a zona. Daremo una bella spinta nelle zone a vocazione trota fario, immettendo uova, avannotti da 3 centimetri e trotelle dai 6 ai 9 centimetri. Dimensioni diverse che ci tutelano da alluvioni o da altri eventuali imprevisti».

Resta il problema degli uccelli ittiofagi: aironi e cormorani mangiano pesce a volontà.

«Non vediamo l'uscita da questo tunnel. Abbiamo la possibilità di abbattere 120 esemplari di cormorano in tutto il Trentino, e solo nelle zone dove c'è la trota marmorata, specie a rischio: troppo pochi. Invece l'airone è intoccabile. Ho recentemente ribadito la nostra richiesta al Comitato pesca: serve copiare il sistema altoatesino, che sulla base dello studio dell'impatto che gli uccelli hanno sui pesci temolo indica il numero massimo di cormorani che il territorio può sopportare. Tutto quello che va oltre, viene abbattuto. Ispra aveva dato parere negativo a Bolzano, loro sono andati avanti comunque, hanno dimostrato il vantaggio di quella strategia e poi hanno ottenuto il parere positivo. Questa, secondo noi, è la soluzione migliore».

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