«Le persone Lgbt sono sottoposte a un forte stress»
L'allarme della psicologa trentina Laura Mincone, che parla di stigma e aggressioni. La sessuologa clinica interviene sulla problematica delle violenze e del mancato riconoscimento sia a livello giuridico che sociale. Risale a pochi giorni fa un episodio di omofobia in val di Non. «Stigmatizzare un gruppo di persone significa dividerlo da quella che viene ritenuta la normalità e attribuirgli in modo arbitrario caratteristiche negative, stereotipi e pregiudizi»
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TRENTO - «Stigmatizzare un gruppo di persone significa dividerlo da quella che viene ritenuta la normalità e attribuirgli in modo arbitrario caratteristiche negative, stereotipi e pregiudizi».
Parla così la psicologa, psicoterapeuta e sessuologa clinica Laura Mincone sulla comunità Lgbtqia+. Persone che, ancora oggi, come purtroppo dimostrato anche dall'ultima aggressione omofoba ai danni di due giovani in val di Non, faticano a trovare un riconoscimento sia a livello sociale che legislativo. La legge stessa non sembra dalla loro parte nel riconoscimento né dei loro diritti né dei loro figli.
Dottoressa, questo tipo di situazioni, non vissute in ugual modo chiaramente da tutti e tutte, che impatto possono avere su una persona?
Per rispondere dobbiamo partire dallo stigma e dal minority stress (stress delle minoranze) che subisce chi appartiene a un gruppo considerato di minoranza come chi ha un orientamento sessuale non eterosessuale. Stigmatizzare un gruppo di persone significa dividerlo da quella che viene ritenuta la norma, la normalità e attribuirgli in modo arbitrario caratteristiche negative, stereotipi e pregiudizi. Per esempio per molto tempo delle persone omosessuali si è detto che erano "malate", che erano persone "promiscue", eccetera. Chi è sottoposto a stigma, stereotipi e pregiudizi subisce quello che viene chiamato minority stress che è un modello studiato nel 2003 da Meyer, applicabile a minoranze per orientamento sessuale e identità di genere.
Quali sono le conseguenze per chi vive questo tipo di stress?
Chi vive quotidianamente questo tipo di stress può avere delle ripercussioni sulla salute, a livello mentale, relazionale e addirittura fisico.
Per quanto riguarda le aggressioni invece, queste possono sottintendere anche delle azioni non fisiche..
Le aggressioni che le persone Lgbtqia+ subiscono possono essere macro, per esempio la mancanza di leggi, di tutele, non riconoscimento dei diritti, e micro. Micro perché "in prossimità della persona", non perché meno impattanti. Come una goccia continua: i non riconoscimenti, la non accettazione, il bullismo da parte di chi sta intorno alla persona portano a vissuti traumatici. Quello che gli studi ci dicono è che chi subisce non è inerme davanti a questi stress e traumi cumulativi, ma può sviluppare anche delle risorse che possono essere macro (leggi a tutela), relazionali (accettazione da parte dei famigliari e dei genitori, gruppo di riferimento) ma anche personali (abilità di coping individuali).
Questa può essere una premessa per capire il contesto anche in cui ci muoviamo quando parliamo di genitorialità.
La domanda che ci si pone è come stanno psicologicamente i figli e le figlie delle famiglie non previste per legge. Parlando di ricerche ci affidiamo a quelle sia italiane che americane, dove la gpa (gestazione per altri, ndr) è utilizzata da molto tempo sia da coppie omosessuali che eterosessuali. Gli studi ci dicono da svariati decenni che non esistono rischi per i figli di coppie omosessuali né per la salute mentale, che è pari a quella degli altri, né per l'identità sessuale. Quindi in sostanza i figli di coppie arcobaleno stanno bene.
Del resto le capacità genitoriali riguardano la capacita di dare cura, di soddisfare i bisogni affettivi, di contenimento, di regolazione emotiva e di dare limiti e regole. Non dipendono dall'orientamento sessuale. Inoltre troviamo che nell'aspetto relazionale, i bambini hanno dei percorsi tipici di sviluppo di rapporto con i pari. Quello che accade quando una coppia omosessuale entra in una comunità come quella della scuola o della parrocchia è che dopo una iniziale diffidenza le differenze spariscono e le relazioni proseguono normali.
Un po' come dire che è molto diverso sentire parlare di genitorialità gay o gpa sui giornali oppure incontrare Marco, Luca e la figlia Sofia (ovviamente nomi di fantasia) al parco, dove si intessono relazioni reali con le persone reali.
Eppure, purtroppo, ostacoli e pregiudizi esistono ancora oggi.
Questo non deve farci dimenticare infatti che comunque i figli di coppie arcobaleno sono soggetto di stigma e micro aggressioni. Sempre le ricerche ci dicono che affrontano maggiori difficoltà rispetto ai figli di coppie eterosessuali ma che hanno più capacità di fronteggiarle. Per spiegare questo ci aiuta uno studio longitudinale in atto dagli anni '80 che segue da allora i figli di coppie lesbiche (ormai diventati adulti).
Le madri si sono sempre dichiarate impegnate in modo paritario nel processo decisionale, hanno frequentato corsi, gruppi, hanno gruppi di supporto da prima di essere genitori. Questo ha probabilmente contribuito a crescere dei figli con maggiore capacita di coping (inteso come meccanismi utilizzati per affrontare e gestire le sfide e le difficoltà, ndr), più competenti per quanto riguarda i vissuti emotivi e con relazioni famigliari che li sostengono.